Tratto dal libro omonimo di Nick Hornby, Alta fedeltà è la storia dell’amore difficile tra un nichilista egocentrico maniaco della musica sull’orlo degli ‘anta e la sua fidanzata apparentemente perfetta, il tutto scandito da una sequela incredibile di canzoni, dagli anni sessanta al 2000 (anno di produzione del film), con un mix di attori perfettamente inseriti in una trama semplice, collaudata, eppure fresca.
La cosa che salta subito all’occhio è la scorrevolezza della storia: qui non ci si annoia; sarà per via della simpatia da cazzotto in faccia di Jack Black, sarà per il sempre stupefacente Tim Robbins, sarà per la bella Iben Hjejle (qui è la ragazza di John Cusack; nel film di Lars Von Trier The boss of it all è quella che si fa scopare sulla scrivania a pompa idraulica), sarà quello che ti pare, ma una volta iniziato è difficile stoppare il film.
Rob (il nichilista egocentrico di cui sopra) è il padrone di un negozio di vinili, non ha particolari ambizioni nella vita e sembra non voler crescere e prendere una strada (sintomatico il suo rifiuto di sposare la sua perfetta ragazza); quest’ultima decide giustamente di mollarlo e Rob finalmente comincia a fare i conti col passato incontrando tutte le ex che l’hanno lasciato col cuore infranto.
Alla fine, come volevasi dimostrare, il nichilista protagonista scoprirà che la fonte dei suoi problemi è sempre stato lui e l’unico ostacolo alla sua felicità è la voglia di farcela.
Non aspettatevi un capolavoro, non aspettatevi un dramma della gelosia in quattro parti, non aspettatevi un’introspezione sul rapporto uomo-donna; Alta fedeltà è semplicemente un ottimo film se si vuole passare un due ore di sano intrattenimento mentre si ripensa a tutte le proprie storie d’amore passate e a come sono tragicamente finite.
Titolo originale: High Fidelity
Regia: Stephen Frears
Anno: 2000
Durata: 113 minuti
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