La storia infinita (1984)

Bastian Balthazar Bux, con un nome così, poteva solo che diventare lo zimbello della scuola.

Se a questo aggiungiamo un padre assente per lavoro e una madre assente per decesso, ecco che il giovine Bastiano tenta il tutto per tutto rifugiandosi fisicamente nella soffitta della scuola e mentalmente in Fantasia, un mondo aldilà dell’immaginazione dove succedono cose assurde, tipo che uno non devo lavorare 40 anni per mangiare e avere un tetto sopra la testa.

Siccome però il nulla di Giorgia Meloni sta invadendo Fantasia portandosi via i diritti acquisiti con un bel colpo di spugna, ecco che Bastian dovrà farsi carico del grande fardello della nostra contemporaneità, mettere finalmente un punto a quella cazzata economica chiamata Liberismo.

La storia infinita (1984)

Famosissimo film fantasioso e brioso che dalla sua ha indubbiamente una grande produzione, con effetti speciali strambi ma certamente memorabili, ma che purtroppo è scritto con i piedi devastati dall’artrite reumatoide.

Senza capo né coda, zeppo di scenette che si susseguono l’una all’altra con soluzione di continuità ruvida come la carta vetrata sulla cappella fresca di tuo padre ed un cane volante che vorrebbero farci credere essere un drago.

Lo scrittore della storia originale non fu molto contento dei numerosi rimaneggiamenti apportati e si espresse con parole molto dure:

Auguro la peste ai produttori.
Mi hanno ignorato.
Quello che mi hanno fatto è una sozzura a livello umano, un tradimento a quello artistico.

La peste non arrivò, però Wolfgang Petersen è morto di cancro al pancreas nell’agosto del 2022 nella sua bella casetta Brentwood, Los Angeles.

VOTO:
3 cani volanti

La storia infinita (1984) voto

Titolo originale: Die unendliche Geschichte
Regia: Wolfgang Petersen
Durata: 1 ora e 42 minuti
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Weird: The Al Yankovic Story (2022)

Biopic parodia sul famoso musicista parodico chiamato Alfred Matthew Yankovic, o più romanticamente “Weird Al”.

Tra rocambolesche ed effervescenti situazioni al limite dell’assurdo ed una carrellata di comparsate più o meno famose senza un vero capo né coda, il film si presenta per la verità come una fasulla reinvenzione a fini comici della prima parte di carriera di Weird Al.

Non è un capolavoro e non fa morire dal ridere, ma la simpatia del protagonista, interpretato da quel tappo di Harry Potter in forma fisica smagliante e con una piccola fica di peli sul petto che levati di torno, e il gioco a tirarla sempre fuori dal campo ne fanno un qualcosa di buono.

VOTO:
3 piccole fiche

Weird: The Al Yankovic Story (2022) voto

Titolo originale: Weird: The Al Yankovic Story (2022)
Regia: Eric Appel
Durata
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The Menu (2022)

Hawthorn è un ristorante di altissimo pregio situato su un’isoletta privata e gestito in maniera più che maniacale da una di queste star della cucina che insozzano il discorso contemporaneo, chef Julian Slowik.

11 ricchi commensali, disposti a sborsare 1250 dollaroni a capoccia per un’esperienza culinaria della madonna, si ritrovano a vivere sulla propria pelle il menu più unico che raro mai concepito da testa pensante, mentre tu che guardi il film passerai il tempo a toccarti le gonadi con maniacale sconsideratezza.

The Menu (2022)

Un bel film, finalmente un bel film.

Dopo aver passato a bestemmiare appresso a filmerda o giustificarmi di fronte a buoni film con trame a cui però mi aggrappavo con tutti i coglioni per il discostamento dai mei gusti archetipici, ecco finalmente una pellicola che per me funziona senza sforzo e che, dal basso della solita critica alla classe dominante un po’ edulcorata e quasi auto-assolutoria nella sua impraticabilità, rimane comunque meglio di qualsiasi liberale del cazzo che vuole spiegarci come il mondo capitalista sia il migliore dei mondi possibili.

Verremo a prenderti.
E piangerai.

VOTO:
4 liberali in lacrime

The Menu (2022) voto

Titolo uzbeco: Menyu
Regia: Mark Mylod
Durata: 1 ora e 47 minuti
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Chiara (2022)

Chiara d’Assisi fu una religiosa, e per molti versi rivoluzionaria, donna vissuta in pieno medioevo; famosa per essere stata collaboratrice e consorella di Francesco d’Assisi e per aver dato origine, senza volerlo, all’ordine delle Clarisse.

Entrambi provenienti da famiglie borghesi, Francesco da mercanti e Chiara addirittura dal conte Favarone di Offreduccio degli Scifi che, giudicando dalla lunghezza del cognome, doveva avere talmente tanti agganci da permetterle una vita lunga e d’agio, prospettiva totalmente svanita quando lei, appena diciottenne, fuggi di casa per votarsi al francescanesimo, alla povertà e al servizio di Cristo per i bisognosi.

Ovvi contrasti con le strutture ecclesiastiche, maschiliste, conservatrici e capitaliste, e persino con i francescani omini, portarono Chiara e le sue sorelle prima all’emarginazione e poi alla sottomissione al volere papale, senza mai ottenere pieno riconoscimento dei loro principi di uguaglianza e modestia di costumi.

Chiara (2022)

Vita, senza morte e miracoli, di Chiara, qui volutamente NON santa, e della sua ribellione, indubbiamente borghese, ma non per questo futile, contro la piramide sociale dell’epoca.

Questo film, dalla stessa regista di Cosmonauta, delizioso film che vidi tantissimi anni fa e poi nulla più, affascina sia per il rispetto linguistico (tutti recitano in volgare umbro medievale) che quello storiografico, nonostante i comprensibili scivoloni nel miracolistico volti probabilmente a giustificare la produzione Rai e la maggioranza silenziosa di teste a cucuzza che andrebbero preso e sbattute contro i muri come non ci fosse un domani.

Sì perché, come dimostra la parabola incendiaria dei pompieri Francesco e Chiara, non è mai possibile cambiare le cose dall’interno e si finisce per fare da “greenwashing” alle stesse gerarchie che si voleva smontare.

Come dice il vecchio adagio, non esistono poteri buoni.

VOTO:
4 vecchi

Chiara (2022) voto

Titolo russo: Кьяра
Regia: Susanna Nicchiarelli
Durata: 106 minuti

Zombie contro zombie – One Cut of the Dead (2017)

Una piccola troupe televisiva sta girando un filmetto di serie b sugli zombie quando improvvisamente i nostri prodi si ritrovano attaccati da zombie veri.

Spintoni, ramanzine e allegorie del Duce faranno da contorno ad un film che sembra una cazzata e che invece va visto, letteralmente, fino in fondo per comprenderlo appieno.

Zombie contro zombie - One Cut of the Dead (2017)

Commedia senza scuregge e siamo già un passo avanti; se poi ci si mette un simpatico piano sequenza da mezz’ora, un twist risolutivo di molti dubbi (e molte gag) e quello humour giapponese non eccessivo che trova un suo perché nello scovare il bambino che è in noi, ecco allora che il film risulta godibilissimo.

E’ un metacinema che riavvicina al cinema artigianale delle origini, tenendo però in considerazione i 100 anni e passa della celluloide.

VOTO:
3 celluliti e mezza

Zombie contro zombie - One Cut of the Dead (2017) voto

Titolo originale: カメラを止めるな! (non fermare la cinepresa)
Regia: Shin’ichirō Ueda
Durata: 1 ora e 36 minuti
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Caleidoscopio (2022)

Leo Pap è uno stronzo, non ci piove.

E siccome è nero tu ti devi sentire in colpa quando architetta il colpo del secolo con un gruppo di coglioni che se tagliassi loro di netto le corde vocale e ci costruissi un banjo infernale e ci suonassi la marcia funebre di Sergio Mattarella, ecco, forse, ma dico forse, la loro esistenza avrebbe avuto senso.

Come se non bastasse devo puntualizzare che il colpo del secolo è una cacata pazzesca che pesca a piene mani dalle trame di dozzine di altri film che tu hai già visto e piangi, stronzo, devi piagere perché non c’è salvezza da questa merda di telefilm.

Mannaggia la madonna.

Kaleidoscope (2022)

A parte la curiosità che uno può vedersi gli episodi nell’ordine che più gli aggrada, questo è un pietoso sceneggiato televisivo che annoia, fa infuriare e provoca cancro ai testicoli dopo appena 2 episodi e uno si ritrova a tifare per il “cattivo” che in fin dei conti non ha fatto niente di male, mentre ogni singolo personaggio della banda dei poveracci stronzi non ha la minima caratteristica con cui empatizzare… a meno che tu non sia un figlio di troia brutalmente inculato con una pertica d’acciaio da me, da mia nonna, dal lattaio di mia nonna e da chi cazzo te pare.

Porca madonna la rabbia e porcaccio santantonio abbate dell’anima de li mortacci sua e di chi gli ha baciato i piedi luridi e pregni di lacrime.

VOTO:
2 lacrime

Kaleidoscope (2022)

Titolo: Kaleidoscope
Creatore: Eric Garcia
Durata: 9 episodi da 50 minuti

Glass Onion – Knives Out (2022)

Un ricchissimo miliardario scemo con le mani in pasta in parecchi settori, tra cui crypto ed aerospazio, invita i suoi vecchi amici succhia-mammelle per un weekend matto sulla sua isoletta privata con l’intento d’intrattenerli facendoli giocare al gioco dell’assassino misterioso, uno dei tanti dispendiosi modi che i ricchi hanno per non morire annoiati nei loro banali pensieri mediocri.

Lo scemo non ha però preventivato l’arrivo sul fittizio luogo del delitto della sua vecchia business-partner ed attuale rivale in tribunale Cassandra “Andy” Brand, nonché il più famoso detective al mondo, Benoit Blanc e le sue gote rosso ‘mbriacone.

Glass Onion - Knives Out (2022)

Simpaticissimo e riuscitissimo sequel di quella cacata liberal-prog dei miei contro stivali che ho avuto la sfortuna d’incontrare lungo il cammino di nostra vita, che uno si chiede ma come cazzo è possibile farsi venire i solchini al culo per la rabbia quando poi d’emblee quella merda dà vita a una bella creatura nera nera la mamma o chiamma Ciro sissignore o chiamma Ciro?

E invece eccomi qui ad elogiare questa presa per il culo, finalmente senza moralismi dozzinali, dei salotti liberal zeppi di ricchi idioti che leccano rovinosamente lo sfintere anale di personaggi quantomeno discutibili tipo il qui parodiato Elon “autismo” Musk.

Bene, anzi benissimo, tra piacevoli risate ed un rinfrancante sospiro di sollievo nel constatare che c’è ancora qualcuno che rispetta la sacrosanta porca madonna regola di non tenere totalmente all’oscuro lo spettatore con la convinzione di fare un buon lavoro, ma invece lo fornisce di quegli elementi investigativi che alla fine gli faranno sentire, seppure per un attimo, che ha potuto partecipare al gioco ad armi pari.

Insomma, l’opposto di quel vomito per cerebrolesi di 1899.

VOTO:
4 cerebrolese

Glass Onion - Knives Out (2022) voto

Titolo originale: Glass Onion: A Knives Out Mystery
Regia: Rian Johnson
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Mission: Impossible – Protocollo fantasma (2011)

La bomba atomica, unica vera salvezza purificatrice della razza umana.

Quante volte mi sono addormentato al dolce pensiero di un’esplosione atomica che parte dal buco del culo tuo e finisce nei cieli infiniti di nostro signore; tante, troppe volte che mi viene da piangere al nominare questa massa di ferro e uranio dalla risolutezza di un Sergio Mattarella la domenica pomeriggio sul lungomare di Riccione.

Bello, bello.
Purtroppo Ethan Hunt non è dello stesso avviso e le tenta tutte pur di stoppare la detonazione di un tripudio di bombe capaci di fare quel gran Reset che il complotto pluto-giudaico ai vertici del Deep State non è riuscito a fare con il virus del Covid.

Bombe, Covid, Pluto.

Mission: Impossible - Protocollo fantasma (2011)

7 gradi di adrenalina in più per il quarto capitolo di una serie che sembra essere più longeva di Bruno Vespa dopo aver tirato su di coca nonché momenti d’intrattenimento grasso crasso gradasso che mostrano il pelo di quello che verrà coi capitoli successivi.

Simpatico, girato bene e senza smancerie Ghost Procol funziona bene; ma per quale cazzo di motivo si sia scelto il regista degli Incredibili, Ratatouille e The Iron Giant rimarrà per sempre un mistero.

VOTO:
3 Vespa

Mission: Impossible - Protocollo fantasma (2011) voto

Titolo originale: Mission: Impossible – Ghost protocol
Regia: Brad Bird
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Mission: Impossible III (2006)

Ethan Hunt adore vedere scoppiare le pupille delle donne e non perde occasione per mettere in pratica questa sua perversa passione.

Purtroppo la malvagia stampa giudia non vede di buon occhio questa sana eiaculazione emotiva e mette in mezzo il nostro protagonista per una falsa storia di partite di calcio truccate in cui sarebbero invischiati sia il papa emerito Nazinger Ratzinger che quella carogna di sua moglie, il cardinal Pedofiloni.

Philip Seymour Hoffman, nonostante il nome assurdo e una morte da cane rognoso zeppo di eroina, cocaina, benzodiazepine e amfetamine, riesce a fare da sacco da pugilato per un Tom Cruise sfiancato da anni di palle schiacciate dentro pantaloni troppo stretti.

Più o meno la trama è questa.

Mission: Impossible III (2006)

Rovinoso filmaccio di sburra e sborra che sfilaccia lo sfintere anale del povero spettatore capitato senza colpa e senza dignità a vedere un film con tanti nemici e pochissimo onore.

Tom Cruise parla e gesticola come un burattino italico nelle sequenze girate a Roma e spacca velocissimamente coi denti il legnetto del cremino all’amarena, ma ciò non basta a farti dimenticare che Philip Seymour Hoffman, morto bocconi con l’ago in vena e la schiuma alla bocca, ha sofferto meno di te che hai guardato questo film.

Punta di colore: pare che per distrarre i curiosi romani dall’ammassarsi nei pressi del set, la produzione abbia messo in scena da un’altra parte delle finte riprese con ragazze in bikini e vecchie suore.
Sburra e sborra, come volevasi dimostrare.

VOTO:
2 aghi

Mission: Impossible III (2006) voto

Titolo alternativo: M:i:III
Regia: J. J. Abrams
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Mission: Impossible 2 (2000)

Fottuti bastardi creano in laboratorio un vaccino per un virus letale che non esiste in natura per farci poi i denari una volta rilasciato il patogeno in città.

Questo perché i cittadini delle democrazie sono stati manipolati da un drappello di oligarchi che fanno credere loro l’assurdità di una “democrazia rappresentativa” AKA “oligarchia” come miglior metodo di governo perché non sia mai che il parere di un pescivendolo abbia lo stesso peso di quello di un rispettabile avvocato pedofilo che abita a Borgo Pio, altrimenti noto in Liberia come Borgoddio.

Ethan Hunt, dopo aver salvato nel precedente capitolo il commercio di schiave minorenni per i ricchi avvocati di Borgo Pio AKA Borgoddio, ora deve proteggere l’ex ministro della salute Roberto Speranza dall’accusa di aver intascato tangenti dall’industria farmaceutica per inoculare l’intera popolazione italica con un vaccino che ha un’efficacia al 60% per 3 mesi.

Un cafolavoro.

Mission: Impossible 2 (2000)

Brum brum.
Moto da cross, tu eri capace e io no.

Oramai si sono aperte le dighe e Tom Cruise è libero di mettere in scena le sue insicurezze personali mascherandole da budello di tua madre travestito da pirata in sella a fiammanti motociclette che scalano verticalmente montagne rocciose lasciando una scia bavosa di sangue e sperma che dagl’inferi satanassi smargiassi giunge fino in cielo da nostro signore Padre onnipotente barba folta e cazzo duro.

Consigliato?
Mannaggia la madonna, non scherziamo.

Posso al massimo dirvi che ci sono indubbiamente molte sequenze d’azione in stile Hong-Kong / Bollywood e che se siete grandi fan di questo genere di cinema, allora spero che moriate voi e i vostri figli e quelle puttane delle vostre pro-nipoti.

VOTO:
2 dio padre e mezzo

Mission: Impossible 2 (2000) voto

Titolo alternativo: M: I-2
Regia: John Woo
Durata: 2 ore e 3 minuti
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Mission: Impossible (1996)

L’ “Arma delle Missioni Impossibili” è un’agenzia segreta americana semi-governativa con il delicato compito di trovare le migliori pubescenti in giro per il mondo da rendere schiave sessuali del comandante in capo Joe Biden.
Punto.

Il team di agenti impossibili di cui fa parte il nostro protagonista Ethan Hunt si trova a Praga per tastare con mano alcune di queste tenere carni quando improvvisamente uno ad uno i membri della sua squadra vengono fatti crepare in maniere rocambolesche lasciando muti pubblico e critica e cieco Vincenzo Mollica.

Sarà compito di Ethan trovare il bandolo della matassa finito per errore nel culo di Biden, sporco e lurido come solo la merda di vecchio riesce ad essere, e portare a casa non dico 10, ma almeno un paio di troie da indottrinare come cagne a forza di bastonate e croccantini monoproteici al gusto di porco.

Mission: Impossible (1996)

Famigerato primo episodio della serie cinematografica che ha stravolto l’originale serie televisiva: mentre lì si lavorava di fino con un uso sporadico e mai cruento della violenza, qui si è preferito spingere l’acceleratore sulle sequenze d’azione, lasciando comunque ampio spazio alla parte investigativa e “spionaggesca”.

Il risultato è un cocktail micidiale che, lungi dall’essere divertente come l’omonimo programma televisivo di Richard Benson, dona le sue 3 o 4 belle risate pancionesche che piacciono così tanto ai bambini di cui Joe Biden va ghiotto come l’orso Yogi.

VOTO:
3 Yogi

Mission: Impossible (1996) voto

Titolo iraniano: Mamuriat-e gheyr-e momken
Regia: Brian DePalma
Durata: 1 ora e 50 minuti
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Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici (1975)

Nel 2024 gli Stati Uniti d’America sono una landa desolata sconvolta da una recente guerra nucleare e i sopravvissuti girollanz gironzano ginronzalon, vagano vagano vagano.

Roba già vista, stravecchia, che palle; tutto vero, anche se il film è abbastanza vecchio da precedere pure quel Mad Max che a molti sarà venuto in mente, e però una cosa diversa ci sta ed è quella che poi lo contraddistingue, tra le poche varie, per stranezza e cioè, il cane telepatico con cui il giovane protagonista conversa e trama crimini e sopravvivenza all’insegna del menefreghismo etico, tipico dei liberali.

Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici (1975)

Pasticciaccio che, nonostante gli spunti interessanti, tra cui una stramba e stralunante amoralità pervasiva in tutti i personaggi che animano la vicenda, non riesce a stupire e ad imprimersi come opera bella.

Simpatico forse, curiosamente grottesco, ma non certo un capolavoro.
Titolo italiano da manicomio.

VOTO:
3 curiosi grotteschi

Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici (1975) voto

Titolo originale: A Boy and His Dog
Regia: L. Q. Jones
Durata: 1 ora e 31 minuti
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