L’avvocato Fletcher Reede aveva una bella moglie ed un figlio devoto.
Dico “aveva” perché, siccome è un’inguaribile testa di cazzo bugiarda che venderebbe l’anima della madre a satanasso non è pago io lo pungo con l’ago, la moglie l’ha divorziato portandogli via il figlio e ha intrecciato una nuova relazione con un uomo sì molto scemo ma anche molto sincero.
Come se non bastasse, suo figlio Max, stufo di subire passivamente le bugie a valanga del padre, decide di passare al contrattacco dopo l’ennesima buca ricevuta dal genitore alla sua festa di compleanno ed esprime il desiderio che Fletcher possa dire solo e soltanto la verità, per 24 ore.
Questo desiderio, avveratosi magicamente, porterà grande sventura al padre, abituato a mentire continuamente, sia a lavoro che nella vita privata.
Simpatica commediola familiare nella quale è calata, non senza un certo successo, la faccia gommosa di Jim Carrey che si distorce e contorce, come un cazzo ficcato dentro una bottiglia di Klein, per la gioia di grandi e piccini.
Il film gira bene, gli interpreti ci credono (per quel che serve) e sicuramente non fa del male al genere umano, ma la parte più bella della pellicola sono soprattutto alcune piccole cose come il cigno di carta che Jim Carrey produce in una gag sui titoli di coda oppure la battuta che Fletcher rivolge, sotto influsso benefico (?) del magico desiderio del figlio, ad un barbone fuori dal tribunale che chiede l’elemosina:
Non ti do gli spiccioli perché mentre vado a lavoro non voglio essere confrontato dalla decadenza del mondo occidentale.
Sublime.
VOTO:
3 cigni di carta
Titolo originale: Liar Liar
Regia: Tom Shadyac
Anno: 1996
Durata: 86 minuti
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