Abbagnano Michele è un 45enne disoccupato napoletano che vive vendendo abusivamente il caffe sui treni regionali della Campania.
Michele ha un braccio di legno, o almeno è così che dice lui; ad ogni cliente, lui raccontata una storia diversa: braccio congelato durante la campagna di Russia, tendini tranciati da una lastra di marmo alle cave, braccio stritolato tra due treni e così via.
Ad ogni persona, una storia diversa, una storia tagliata su misura, come da tradizione della commedia dell’arte.
Michele però è braccato sia dalla polizia ferroviaria che lo vuole arrestare per via della sua attività di venditore di caffè abusivo che da una banda di mariuoli intenzionati ad usarlo come spia per identificare i viaggiatori con i portafogli più gonfi.
Tra una fuga e l’altra, tra un ostacolo e l’altro, Abbagnano Michele cerca solo di vivere una vita dignitosa e guadagnare qualche soldo per lui e per il figlio a cui vuole risparmiare un’esistenza di stenti come la sua.
Ispirato ad un episodio della serie televisiva Viaggio in seconda classe dello stesso Nanni Loy, questo film è la classica carrellata di caratteri italici (quasi) senza soluzione di continuità.
Café express sta in bilico tra due mondi, sia come tecnica che come tematica, e non è un caso che sia uscito nel 1980, proprio all’inizio di quel decennio dominato da un capitalismo ed un consumismo sfrenato che hanno portato l’Italia alla rovina che vive oggi.
Dice Michele:
“Voi vi fissate sulla commedia del braccio perché non volete vedere la tragedia che ci sta dietro”.
E questo è anche un monito politico a tutti quelli che, invece di guardare le ragioni e le cause delle tante tragedie, preferiscono chiudere un occhio e puntare l’altro su un capro espiatorio.
VOTO:
5 capri espiatori
Titolo originale: Café express
Regia: Nanni Loy
Anno: 1980
Durata: 100 minuti
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