Nella ridente cittadina di Buffalora i morti stanno tornando in vita ed è compito di Francesco Dellamorte, svogliato guardiano del cimitero locale, assieme al suo fidato e ritardato compare Gnaghi, sparare loro in testa e porre così fine all’invasione.
Purtroppo Francesco stesso non se la passa tanto bene visto che sta attraversando una piccola quanto importante fase della sua vita, ovvero il passaggio all’età adulta (leggermente in ritardo sulla tabella di marcia biologica) e ad una maggiore consapevolezza del proprio io che, tra prorompenti ossessioni femminee, figure materne che muoiono, impotenze vere o presunte e solitudini più vere che presunte, lo stanno facendo uscire di capoccia mentre lui vorrebbe solo uscire dalla piccola realtà artefatta della piccola cittadina nella quale la sua esistenza sta svanendo in concomitanza con la triste realizzazione che tutti dobbiamo morire.
Bellissima e molto sottovalutata commedia dell’orrore all’italiana che da un lato intrattiene i fan del genere con una splendida veste scenografica, una buona dose di macabro veicolata con dei graziosi effetti speciali artigianali e una scandalosa sfacciataggine poco politically correct (tipo quando Francesco impallina in piena testa piccoli boy scouts e fracagna la faccia ad una suora occhialuta… roba che ce la sogniamo in questi tempi di perbenismo fasullo) e dall’altro riesce a porre più di un interrogativo alla soluzione della narrazione.
Qual è la realtà?
Perché esistiamo?
Chi è veramente Francesco?
Sono domande che un pubblico più avveduto dovrebbe porsi, ma capisco che la maggior parte sarà troppo impegnata con le pere di Anna Falchi.
VOTO:
4 pere
Titolo inglese: Cemetery Man
Regia: Michele Soavi
Anno: 1994
Durata: 105 minuti
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