Grande festa alla corte di Hogwarts, c’è nella scuola della fregna in più, stereotipi novecenteschi ed emozioni adolescenziali, Harry ti chiamerai tu.
Ebbene sì, la pubertà comincia a bussare forte alle palle degli studenti mentre le fiche delle studentesse hanno cominciato a versare sangue l’estate scorsa; se a questo aggiungiamo l’innata perversione della Rowling nel ricreare su carta gli abusi da lei stessa subita, ecco che allora il livello di coinvolgimento delle mie gonadi si riduce al 2 per cento.
C’è un morto, anzi due.
Progressiva scarnificazione in favore di telecamera della gioiosa pubescenza di quattro scalmanati e prodotto che non è né carne e né pesce.
Se da un alto infatti possiamo apprezzare l’accompagnamento emotivo dello spettatore/lettore lungo la sua crescita, dall’altro qui c’è forse un passo indietro rispetto al capitolo precedente che faceva invece un passo avanti per fare da apripista allo sviluppo in fieri del ragazzo/a; Harry Potter e la tazza di fuoco invece si posiziona esattamente al fianco del suo pubblico di riferimento e non è così che si sprona alla crescita.
VOTO:
3 ragazzi che devono ancora crescere
Titolo originale: Harry Potter and the Goblet of Fire
Regia: Mike Newell
Durata: 2 ore e 37 minuti
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