Si comincia dalla fine, e cioè dai minuti precedenti l’esecuzione del barone Victor Frankenstein per omicidio plurimo, per poi risalire il torrente narrativo attraverso la fantasiosa storia di una creatura creata con pezzi recuperati un po’ qua e un po’ là e ai quali è stata data vita unica mediante l’ausilio del jolly ottocentesco, l’elettricità.
Un po’ come negli anni ’80 si poteva fare qualsiasi cosa con un computer… o ai giorni nostri qualsiasi cosa si può fare coi social media… tipo far suicidare una ragazza che si fa un filmato mentre succhia il cazzo ad uno sconosciuto in discoteca e che poi viene messo online.
Insomma il caro vecchio luddismo malcelato dietro una pretestuosa quanto sterile (per non dire ridicola) critica alla scienza; vera ed unica ancora di salvezza in un mondo ancora troppo governato da istinti religiosi animaleschi quali baciare statue, pregare ciocchi di legno oppure attribuire volontà particolari ad oggetti inanimati come un computer o addirittura a concetti tipo “internet”.
Animisti del cazzo.
Tornate nelle caverne dalle quali siete usciti e smettetela di cercare d’impadronirvi della dialettica quando a malapena sapete cacare da seduti.

Primo film gotico per la Hammer Film che tra gli anni ’50 e ’60 andrà poi a rivitalizzare un genere, l’horror classico, un po’ dimenticato nel mezzo di quegli anni rivoluzionari, economicamente e socialmente.
Nuovi diritti si affacciavano infatti all’orizzonte per tante minoranze e questo grazie a migliori generali condizioni di vita e ad una più ampia democratizzazione del processo governativo, in parte ispirata da sinceri moti di fratellanza dopo gli orrori che l’Europa aveva visto.
Ma a noi che cazzo ce ne frega?
Noi siamo giovani: la guerra l’abbiamo vista in TV o l’abbiamo sentita raccontata dai matusa; noi vogliamo vedere gli occhi amputati e le teste sciolte nell’acido.
Dai Frankestein ! Fai un casino, siamo tutti con te !!
Esclusi quindi dall’audience tutti quelli che ci sono passati veramente sotto i ferri di scienziati autistici quale il nazista dottor Josef Mengele, rimaniamo noi menefreghisti senza cuore che possiamo farci quattro risate di fronte a queste storie nate già vecchie e ammuffite e per questo forse entrate subito nel reame del Classico con la C maiuscola e non con la k minuscola come in Danko.
VOTO:
3 Danko e mezzo
Titolo originale: The Curse of Frankenstein
Regia: Terence Fisher
Anno: 1957
Durata: 82 minuti
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