Lo sceriffo Will Kane della cittadina Hadleyville in New Mexico si è appena sposato con una giovane quacchera (un tipo di cristiano con una condotta di vita molto più vicina al cristianesimo originario rispetto ai cattolici o ai protestanti) e sta per partire per la sua meritata luna di miele lasciando dietro di sé una cittadina oramai sgombra dal crimine dopo anni di duro lavoro.
Sfortunatamente la stessa mattina viene a sapere che Frank Miller, un bandito messo da lui in galera cinque anni prima (e no, non c’entra nulla col famoso fumettista fascista americano) sta per arrivare con il treno delle 12 (da cui il titolo) e ha tutte le intenzioni di vendicarsi per gli anni spesi in gattabuia.
Kane quindi ha solo un’ora e mezza per radunare i rinforzi tra la popolazione locale e prepararsi all’inevitabile sparatoria… ma non ha fatto i conti con il radicato quieto vivere e la naturale ritrosia nel prendere parte ad un mortale conflitto a fuoco da parte degli esseri umani.
Lasciato quindi solo dalla moglie e dai concittadini a fronteggiare il temibile Miller, il vecchio sceriffo conta i minuti che lo separano dalla morte.
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Considerato da molti uno dei più bei film mai girati nella storia del cinema, High Noon ha l’indubbio pregio di dare una svolta inaspettata al genere Western: privo quasi totalmente di scene d’azione e con una forte concentrazione sui conflitti emozionali e morali tra gli abitanti di una cittadina di merda nel deserto nord americano, questa pellicola fa del dialogo e dell’introspezione i suo punti forte.
Sfortunatamente però High Noon non si distanzia poi molto dal pensiero intellettuale e politico americano e non si nota alcuna pretesa comunista o progressista nella trama, checché ne dica molta critica con i prosciutti sugli occhi.
Tutto il presunto sottotesto anti-maccartista è totalmente ridicolo e privo del benché minimo fondamento: il protagonista è un classico eroe americano che difende l’ordine costituito con una pistola, poco cervello e senza l’aiuto dei suoi pavidi concittadini, un eroe solitario che alla fine prova un certo disgusto per il governo e le istituzioni da lui tanto difese e che l’hanno lasciato solo nel mezzo del pericolo.
Questo è un pensiero molto vicino alle dottrine repubblicane originali (Bush e compagnia bella sono tutto meno che repubblicani) e quest’enfasi molto forte sull’individuo ha spinto la critica sovietica dell’epoca nel bollarlo (giustamente) come “un’esaltazione dell’Individualismo”.
Si ricorda che l’Individualismo è praticamente l’antitesi del Comunismo.
Dove sono le liste nere? Dove sono le cacce alle streghe? Dov’è il cittadino comune che viene ingiustamente accusato dal governo centrale per il suo libero pensiero?
Ovviamente la risposta è che tutto questo non c’è per il semplice motivo che High Noon c’entra poco o niente con il Maccartismo o il Comunismo; questo è altresì un altro dei classici film americani sull’eroe solitario che combatte il male mentre il governo si gratta la pancia.
Kane è giusto un pelo più progressista rispetto ai buzzurri stile John Wayne, ma rimane pur sempre uno sceriffo con la pistola facile.
Certo, all’appello mancano i proverbiali indiani nella parte dei cattivi, ma è ben magra consolazione se si pensa che questo film è stato uno dei preferiti da molto presidenti americani tra cui spiccano Eisenhower, Reagan e Clinton, quest’ultimo con il record mondiale di ben 17 proiezioni alla Casa Bianca…
Tristezza.
VOTO:
3 fan di High Noon
Titolo originale: High Noon
Regia: Fred Zinnemann
Anno: 1952
Durata: 85 minuti
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