Nel paesino meridionale di Accendura stanno avvenendo strani e raccapriccianti eventi: sembra ci sia in giro un pazzo omicida con una passione per i ragazzini.
Bruno, Tonino e Michele, tre ragazzini, tre vittime, tre cadaveri senza un colpevole, sono all’origine di una grande caccia all’uomo che coinvolge molti agenti della polizia, gli abitanti del luogo, un giornalista di cronaca nera e una donna del nord che fuma marijuana.
Andando a pizzicare uno ad uno i poveri, gli scemi e i diseredati del paesello, secondo la tipica logica ignorante dell’Italia più becera che vede nel diverso un pericolo da sopprimere, la storia giunge piano piano ad un sorprendente epilogo che sembra tirare un calcio in bocca ai tanti perbenisti che popolano lo stivale italico.
Straordinaria pellicola di Lucio Fulci, Non si sevizia un paperino si distingue per il coraggio (e il giusto fiuto per gli affari) nel mettere in scena nell’Italia del ’72 un film nel quale hanno spazio sessualità, perversione, omicidio, pedofilia e disturbi mistici.
Girato con una certa dose di mobilità e sperimentazione che non sempre dà i suoi frutti ma che lo posiziona comunque su un gradino superiore ai più classici gialli che in quegli anni fioccavano copiosi come cazzi la notte di san Silvestro, questo pugno in faccia cinematografico riesce nella difficile impresa di mettere insieme arte, incassi e politica come solo pochi registi sanno fare.
Ovviamente Fulci all’epoca si beccò non poche ramanzine dai benpensanti italioti (tipo il “critico” Morando Morandini) e pure una bella denuncia per una scena scabrosa nella quale Barbara Bouchet, tutta nuda e sorridente, si fa servire l’aranciata da uno dei minorenni. Fulci e compagnia bella dovettero infatti presentarsi in tribunale per rispondere all’accusa e spiegare che per quelle particolari inquadrature era stato impiegato un nano come controfigura.
La cosa interessante è che quel nano, Domenico Semeraro, fu trovato morto nel 1990 in una discarica romana dentro un sacco dell’immondizia. Si venne subito a sapere che l’omicidio era stato perpetrato da una coppia di giovani, Armando e Michela, con i quali Domenico si era molte volte intrattenuto in giochi erotici testimoniati da numerose fotografie pornografiche che il nano voleva usare per ricattarli e convincerli a venire a vivere a casa sua.
Questa stramba storia è servita poi di ispirazione per il film L’imbalsamatore di Matteo Garrone.
Il mondo mi sorprende sempre.
VOTO:
4 nani zozzoni
Titolo inglese: Don’t torture a duckling
Regia: Lucio Fulci
Anno: 1972
Durata: 102 minuti
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