Due bambine vengono rapite senza lasciare traccia e le rispettive famiglie entrano in un vortice depressivo dal quale solo il padre di una delle due se ne tira fuori riversando tutta la rabbia e la frustrazione, accumulate da anni di teste chinate ai rettiliani che governano il mondo e dai quali ci si può e deve difendere con una cantina piena di viveri in caso di guerra atomica, verso un povero ritardato originariamente sospettato ma poi rilasciato dalla polizia per mancanza di prove.
Ma al padre rabbioso anti-rettiliano frega cazzi e quindi lo rapisce e lo pista di botte e lo tortura attuando un perfetto ribaltamento di ruoli che alla fin fine sta poi alla base dell’intero film.
Nel frammentre s’intrecciano le vicende di talmente tanti personaggi che non vi sentirete soli per i prossimi 3 mesi.
Non male, non male affatto questa pellicola che, sfruttando la solita manfrina delle figliolette vergini rapite dall’uomo nero, se ne libera abbastanza agilmente con una regia contenuta (forse pure troppo) e delle ottime interpretazioni, da Hugh Jackman pronto per Guantanamo a Jake Gyllenhaal col tic oculare e il capello più impomatato degli ultimi decenni.
Peccato per i (più o meno) inconsapevoli soliti affondi misogini con le donne emotivamente fragili e rancorose perché si sentono tradite dai loro mariti i quali dovevano farle sentire al sicuro manco fosse un romanzo irlandese del 19° secolo.
D’altra parte la gramigna è tosta da estirpare, anche e soprattutto dai cuori di chi si crede un progressista.
VOTO:
4 “progressisti” con la gramigna nel cuore
Titolo originale: Prisoners
Regia: Dennis Villeneave
Anno: 2013
Durata: 153 minuti
Se ti senti offeso, clicca qui