Una donna ancora piacente tristemente sposata con un ex riccastro malato immaginario le cui proprietà sono state bombardate dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale e che quindi si sente meno uomo (perché, come tutti sanno, la virilità di misura con il righello, il cazzo e il conto in banca) viene improvvisamente risvegliata nelle sue fregole vaginali dall’inaspettata visita di un ex fiamma di gioventù: un dottore cinese che si veste come Clark Kent e che perciò è un simbolo del nuovo che avanza (?) in giustapposizione con il fermo e frigido tradizionalismo (¿) rappresentato dal marito-poco-uomo di cui sopra.
Riuscirà la donna a farsi il bel dottore?
Riuscirà il dottore a farsi la bella donna??
Riuscirà il pubblico a rimanere sveglio?¿?
L’amore, i servi, lo stetoscopio, le tuniche, le tazzine col vino, i cappelli cinesi, i tacchi, i muri abbattuti…
…questo film mostra molte cose, ma riesce a dire poco o nulla.
Banale intreccio amoroso su sfondo storico molto ma molto sbiadito, Primavera in una cittadina era e resta, nonostante i recenti plausi della critica occidentale frocia, un melodrammetto molto semplice i cui unici pregi sono una buona tecnica e la giusta scelta di non dipingere nessun personaggio come totalmente negativo, come poi è normale che sia.
Per il resto c’è poco da elogiare: sai che cazzo me ne frega di un ex ricco che siede in atteggiamento tardo romantico tra le rovine del suo palazzo mentre il servo di casa gli lecca il culo a più non posso.
Ma vaffanculo a lui, al servo e ai critici che li mortacci loro sono solo buoni a bersi lo champagnino con annessa fetta di prosciutto arrotolata sul grissino alle anteprime dei film di merda di Medusa Distribuzioni.
Ficcatevelo in culo il grissino.
VOTO:
2 grissini
Titolo originale: Xiao cheng zhi chun
Regia: Mu Fei
Anno: 1948
Durata: 98 minuti
Se ti senti offeso, clicca qui