Una bambina maltrattata dai suoi genitori naturali viene presa in casa (rubata) da una famiglia atipica composta da individui un po’ malandrini uniti non dal sangue, ma dal senso di solitudine che pervade i loro cuori.
Ovviamente questa vita ai margini fatta di sotterfugi e furtarelli per tirare a campare un altro giorno ed uno ancora non potrà durare a lungo, specialmente quando la polizia cercherà la bambina scomparsa.
E’ una Tokyo diversa dalla solita metropoli illuminata e futuristica quella che fa da sfondo a questa storia familiare di una famiglia che famiglia non è: 6 diverse persone condividono una casa con spazi angusti e sporchi perché quello è anche l’unico posto dove si sentono voluti bene e dove sanno che almeno non moriranno soli, come dice l’anziana padrona di casa osservando l’allegra combriccola bagnarsi i piedi al mare.
Sulla città di Kobe si abbatte la violenta furia dell’aviazione americana che, violando parecchie leggi sul diritto internazionale, lancia bombe incendiarie sulle case di inermi cittadini nipponici con l’unico intento di provocare morte e distruzione e costringere con la paura e la sofferenza la resa del Giappone.
In questo scenario apocalittico il giovane Seita e sua sorella minore Setsuko rimangono presto orfani (dopo che la madre muore bruciata viva e il padre affonda con la portaerei sulla quale prestava servizio) e si ritrovano quindi a dover fronteggiare fame e solitudine senza una figura genitoriale a fare loro da scudo.
Seita tenterà di provvedere alla piccola Setsuko spendendo gli ultimi soldi lasciati dalla madre e finendo per rubare la verdura nei campi circostanti, ma la durezza della guerra sarà ben più forte del rinomato spirito giapponese.
Molto toccante e molto duro racconto autobiografico di Akiyuki Nosaka che vide morire di fame sua sorella minore durante la guerra ed ennesimo monito pacifista prodotto nella nazione che ha subito lo scoppio di ben due bombe nucleari.
Bello, indubbiamente, anche per il modo mai banale con cui racconta le piccole quotidianità di due bambini che tentano di sopravvivere in una società che già stava cominciando a dimenticare in nome del nuovo capitolo storico che si apprestava a subire dopo la sconfitta nel secondo conflitto mondiale.
Ovviamente consigliatissimo.
VOTO: 4 bambini
Titolo originale: ほたるのはか Hotaru no haka Regia: Isao Takahata Durata: 1 ora e 29 minuti Compralo: https://amzn.to/45NFQPu
Mamma s’è sfondata il cranio con una pistolettata sulla tempia mentre andava in onda La ruota della fortuna e papà beve come un fijo de ‘na mignotta.
E io sai che faccio? Lo sai che faccio? Diocane vado nella realtà virtuale e mi ci perdo. E ad aiutarmi in questa difficile impresa avrò dei coetanei dal quoziente intellettivo pari ad una noce di cocco ed una spietata azienda videoludica che ha pensato bene di ficcare, non si sa come non si sa perché, delle cellule neuronali di bambino nel suo ultimo videogioco dando così vita ad un serial killer alla Freddy Krueger.
Solo che questo non ti ammazza nel sonno, ma ti ammazza nel gioco.
Dallo stesso regista del compianto Cyborg, il fantasmagorico Dollman e l’originale Captain America, ecco qui la merda signori.
Ma non la merda brutta che ti sporca le scarpe al prato. Noooo, questa è merda positiva, ben simpatica, quasi gaia, che te la darei sui denti forte forte e giù per Place de la Concorde con la band al seguito e uno stuolo di mignotte del Bagaglino che levati di torno.
Film mediocre, da cassetta lercia. E per questo te lo meriti. Sì, tu, sì sì porcamadonna proprio te.
Pape Satàn, pape Satàn aleppe!
VOTO: 2 Pippo Franco
Titolo originale: Arcade Regia: Albert Pyun Durata: 1 ora e 25 minuti Compralo: https://amzn.to/3CH9AjY
Prima di affrontare quest’impresa degna dei peggiori pappataci di Las Vegas, non avevo idea che questa serie di film non avesse assolutamente un filo logico, ma che in realtà fosse un modo per riciclare i soldi delle tasse evase degli imprenditori liberali straccioni che, usando il franchise “Amityville”, hanno sfornato una serie di pellicole basate sulle più improbabili sceneggiature che nel migliore dei casi risultano simpaticamente folli e nel peggiore sono invece un affronto alla fame nel mondo coi bambini neri con la pancia gonfia e privati persino della voce della speranza.
Ecco a voi lo scempio:
Amityville Horror (1979)
A Long Island nel 1974 c’è una bella villona dove Ronald DeFeo Junior ha ammazzato tutta la sua famiglia perché posseduto da presenza demoniache. Neanche il tempo di smacchiare i muri dal sangue che la famiglia Lutz decide di penetrare con tutte le scarpe nella casa degli orrori… perché con un prezzo così non ci si può lasciar sfuggire l’affare. Ovviamente se ne pentiranno; non tanto per la stanza demoniaca sotto le scale del sotterraneo, quanto per gli spifferi dei vecchi serramenti. Famoso per aver ispirato il padre omicida con l’accetta in The Shining.
Amityville Possession (1982)
La famiglia Montelli è veramente un casino, ma per fortuna ci pensa il primogenito Sonny a mettere a tacere quelle malelingue che lo dipingevano come uno che si fotteva la sorella nella casa stregata di Long Island. Perché lui non la fotteva, bensì la perculava, che è ben diverso. Veramente particolari alcune sequenze, tipo la possessione di Sonny. La stanza demonica si è trasferita dal sottoscala alla parete di fondo, dentro un guardaroba.
Amityville 3D (1983)
John Baxter non crede ai fantasmi e quindi decide di acquistare la vacante casa degli orrori di Long Island, costruita sopra un cimitero indiano; a pagarne le conseguenza saranno tutti tranne lui, il che fa ridere più che spaventare. Molto o forse tutto il senso del film è nel 3D che purtroppo si è perso con il passaggio al piccolo schermo; se ne capisce la presenza dai numerosissimi oggetti schiaffati in primissimo piano come i cazzi in bocca a tua madre. Nel frattempo la stanza demonica è diventata un pozzo senza fondo nascosto sotto le assi di legno del sotterraneo.
Amityville Horror – La fuga del diavolo (1989)
Un drappello di preti si arma di crocifissi e acqua santa per debellare il maligno dalla casa stregata e finiscono per farlo fuggire dentro una lampada a piantana che viene comprata da una vecchia bacucca per regalarla alla sorella semi-ricca che vive in California. Ecco quindi che la stanza demoniaca è diventata una lampada che infesta una nuova dimora e comincia a far casini con signora anziana, figlia di lei e figli di figlia di lei. Una scogliera sul mare e un cavo della corrente lungo 37 metri aiuteranno i nostri beniamini a cacciare il mostro dalle loro vite.
Amityville – Il ritorno (1990)
Un gruppo di amici speculatori vuole fare il colpaccio: comprare una villa derelitta a poco prezzo, ristrutturarla con le loro manine sante e poi rivenderla al doppio di quanto l’hanno pagata. Purtroppo la stanza demoniaca è diventata un confessionale maledetto nel quale 15 anni prima un prete è stato barbaramente assassinato a suon di pistolettate e non vi sarà pace sulla Terra fino a quando Gianni Riotta non verrà scaraventato giù dal dirupo con tutti gli altri neonati deformi e mongoloidi di cui dobbiamo disfarci al più presto se vogliamo purificarci da tale monnezza.
Amityville 1992: It’s About Time (1992)
Un architetto entra in possesso di un antico orologio cinquecentenario e decide di metterlo in bella mostra nel soggiorno di casa dove ogni tanto si ciula una donnetta da 4 lire con la promessa di trattarla con i guanti quando invece il suo unico scopo è posizionare il suo pene tra le sue tette rifatte per poi sburrarle copiosamente nell’arco di 7 appassionati secondi di urla disumane. I figli liceali sentono tutto e tacciono, come è giusto che sia, mentre un puzzo demoniaco si spande per casa. E non è merda. La stanza demoniaca è sia l’orologio che tutta casa.
Amityville: A New Generation (1993)
Un maldestro gruppo di fighetti sfigati che vivono in un loft diviso con pareti di cartongesso devono fronteggiare la puzza di merda che il fotografo Keyes ha portato in casa prendendo un vecchio specchio pacchiano da un barbone accampato di fronte al fast-food. Ma la puzza di cadavere è il male minore di questo manufatto misterioso visto che in realtà siamo di fronte alla famosa stanza demoniaca sotto mentite spoglie. Correlazione zero con il film originale, ma grande emozione nel vedere un non ancora pelato Terry O’Quinn nei panni dell’investigatopo.
Amityville Dollhouse (1996)
Uomo e donna usciti da precedenti matrimoni si accoppiano per non dover crescere i rispettivi figli da soli. Andati a vivere nella gran casa costruita dall’uomo gran testa di cazzo, cominceranno presto a vivere episodi al limite del paranormale a causa della stanza demoniaca che ha preso le sembianze di una casa delle bambole che riproduce in scala quella del film originale. Molto particolare la sottotrama della donna che si masturba pensando al figlio adottivo.
The Amityville Horror (2005)
Che dire? E’ il remake dell’originale con meno sudore e senza la moglie minorenne con le treccine e il maglione di due taglie più grande a suggerire una minutezza fisica tipica delle pubescenti. E quindi non riesce ad interessare minimamente lo spettatore che invano attenderà fino all’ultimo minuto per una risata malefica del suo io interiore, qui a rappresentare la stanza demoniaca.
The Amityville Asylum (2013)
La povera Lisa viene assunta nel manicomio “Grandi speranze” come assistente spazzolatrice di pavimenti e come tale dovrà subire le più profonde angherie da parte di colleghi e pazienti che la perculeranno mentalmente e fisicamente fino a quando la verità non verrà a galla. Sì, perché il manicomio è stato costruito sopra un cimitero indiano e mannaggia la madonna ladra questa storia è più riciclata del culo di tua madre. La stanza demoniaca qui è uno spazzolone del cesso.
Amityville Exorcism (2017)
…da vedere…
Amityville – Il risveglio (2017)
La famiglia Walker è composta da madre fil di labbra, figlia emo e figlio in stato vegetale irreversibile piedi torti e mani a pugno. Trasferitisi in una bella casona grande grande, devono però fare i conti con i misteri grandi grandi che aleggiano tra quelle quattro mura. Misteri e paurose perplessità sembrano far tornare ai fasti del passato il giovane vegetale… ma sarà tutto oro quel che luccica? La stanza demoniaca è un pappagallo per pisciare.
Witches of Amityville Academy (2020)
Siamo alla follia oramai e i collegamenti con il primo film sono talmente esili che mi ci potrei fare il filo interdentale. Qui una giovane ragazza decide che comandare è meglio che fottere e quindi va a scuola di streghe dove non le viene insegnato assolutamente nulla, ma riuscirà comunque a fare molto male alle streghe cattive e a Botis, il demone che hanno invocato ungendosi le fiche con olio di palma.
Ilonka, cancro alla tiroide; Kevin, leucemia terminale; Anya, cancro alle ossa; Sandra, linfoma terminale; Spencer, AIDS; Cheri, menzoniera; Natsuki, cancro alle ovaie; Amesh, glioblastoma.
Questa deprimente squadra di calcetto di simpatiche canaglie è l’insolito quanto detestabile gruppo di adolescenti con cui siete destinati a convivere questi 10 episodi trilleroni conditi da una salsa densissima di drammi adolescenziali e interpretati come fossimo in un teatro avanguardista cagliaritano.
Fantasmi affamati, antiche divinità, misteriosi culti pagani, sacrifici umani e un ascensore perennemente occupato come quando la mattina devi andare a lavoro sono l’altra metà della mela bacata chiamata The Midnight Club.
Adattamento semi-libero del libro omonimo di Christopher Pike, autore per ragazzi che ci fa rimpiangere i tempi in cui i ragazzi li mandavamo a fare la campagna di Russia facendoli diventare ghiaccioli seminati in lande sconsolate e lontane per farci drizzare il cazzo a noi patrioti con la patria altrui.
Se non fosse per il reddito di cittadinanza, prima piaga sociale di questo paese altrimenti felice e florido, non avremmo avuto questa mini serie dal sapore rancido di vomito riscaldato che non ha nulla a che vedere con Midnight Mass, che invece è un ottimo intrattenimento, senza pretese.
Visto e presto dimenticato.
VOTO: 2 antiche divinità e mezzo
Titolo ebbbreo: מועדון חצות Creatori: Mike Flanagan, Leah Fong Durata: 10 episodi da 50 minuti
Seppellita la rogna dell’elfo stronzo, i nostri 3 giovani protagonisti devono recuperare i rimanenti Horcrux per distruggerli e rendere quindi Voldemort un vile mortale.
Draghi col culo coll’eco, fantasmi borderline e serpenti fetenti saranno solo alcuni elementi del ricco contorno inutile di una storia che finalmente giunge alla sua ignobile fine; per la gioia di chi ne ha sperato la conclusione e la tristezza di chi non riesce a crescere oltre i 12 anni.
Ohhh, finalmente è finita.
La saga di seghe più sopravvalutata della storia ha il suo ultimo capitolo spiattellato come una mosca sul parabrezza di un autospurgo traboccante merda.
Appurato che Voldemort parla come se stesse sforzandosi per cacare il più faticoso pezzo di stronzo della storia e Neville sia inutile anche nel suo momento di gloria, si fa davvero fatica a trovare qualcosa che valga la pena di una messa: forse i 2 secondi di Voldemort come feto abortito o i 3 secondi di spacco di tette di Hermignottona in favore di telecamera quando si fermano a 10 centimetri dal terreno, ma la realtà è che neanche un miracolo potrebbe salvare quello che è nato tondo e morirà tondo.
VOTO: 2 mosche e mezzo
Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 2 Regia: David Yates Durata: 2 ore e 10 minuti Compralo: https://amzn.to/3bg0O26
La storia procede a salti e bocconi con Ron geloso fracico di Hermignottona che fa una pomiciata spaventosa con Harry, Hermignottona che legge favole per bambini mentre sono in missione per conto di dio e Harry che decide di scavare una fossa comune nella quale gettare i corpi smembrati delle sue vittime sessuali concimando il terreno circostante con abbondante sterco di bufalo d’acqua. Bufalo d’acqua che avrebbe donato spontaneamente il suo letame a condizione che i tre amici avessero fatto a turno nell’esplorare una cava di pietra nelle vicinanze.
Storia confusionaria? Ma non diciamo sciocchezze: Voldemort è un grande, anche se si chiama Tom.
Ultimo capitolo spezzato in due parti; piacevole come cazzo spezzato in tuo culo.
– Nagini –
Chiara operazione commerciale di allungamento del brodo narrativo a discapito dell’interesse del pubblico che, anche se lo vedesse una, cento, mille volte Nassirya, continuerebbe a dimenticarsi di che cazzo parla questo film.
Un serpente si finge vecchia per riscuotere la pensione dell’INPS, muore un elfo in un mondo dove la magia può curare le ferite mortali, avviene la moltiplicazione dei pani e degli Harry Potter con l’effetto della divisione della mia anima al mercato del pesce; insomma, non c’è nulla di cui andare fieri e, quindi, vi punisco.
VOTO: 2 vecchie
Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 1 Regia: David Yates Durata: 2 ore e 26 minuti Compralo: https://amzn.to/3xC0ouq
Apparentemente il mondo dei maghi e delle streghe è una distopia popolata da idioti del cazzo da prendere a ceffoni a nastro; ingiusti nei processi, sommari nei giudizi, ritardati nella logica, questi non-babbani sono la dimostrazione plastica del perché negli anni 2000 e con a disposizione poteri magici questi esseri simili alla merda riescono a vivere ancora come fossero nel medioevo.
Roba da farmi prudere le mani mannaggia la madonna quell’umana puttana lurida sanguinante che non merita una briciola di rispetto. Stronza.
Il film parla di scuole private, regole da infrangere per essere ometti e donnine e quanto fa schifo riempirsi di profumo e poi usare l’ascensore prima di me.
Confusionario e di passaggio, Harry Potter e l’ordine delle pernici è però godibile per l’ansia da botte che ti suscita quando inquadrano quella stronza vestita di rosa. No, non parlo di Maria Elena Boschi, anche se ad alcuni ho letto che provoca lo stesso tipo di rabbia profonda sfociante nella violenza più cieca, no non lei ci mancherebbe, parlo di Dolores Umbridge.
Ti è piaciuto? Ben per te. Non ti è piaciuto? E sticazzi non ce li metti?
VOTO: 3 Boschi e mezzo
Titolo originale: Harry Potter and the Order of the Phoenix Regia: David Yates Durata: 2 ore e 18 minuti Compralo: https://amzn.to/3tO0gXB
Grande festa alla corte di Hogwarts, c’è nella scuola della fregna in più, stereotipi novecenteschi ed emozioni adolescenziali, Harry ti chiamerai tu.
Ebbene sì, la pubertà comincia a bussare forte alle palle degli studenti mentre le fiche delle studentesse hanno cominciato a versare sangue l’estate scorsa; se a questo aggiungiamo l’innata perversione della Rowling nel ricreare su carta gli abusi da lei stessa subita, ecco che allora il livello di coinvolgimento delle mie gonadi si riduce al 2 per cento.
C’è un morto, anzi due.
Progressiva scarnificazione in favore di telecamera della gioiosa pubescenza di quattro scalmanati e prodotto che non è né carne e né pesce.
Se da un alto infatti possiamo apprezzare l’accompagnamento emotivo dello spettatore/lettore lungo la sua crescita, dall’altro qui c’è forse un passo indietro rispetto al capitolo precedente che faceva invece un passo avanti per fare da apripista allo sviluppo in fieri del ragazzo/a; Harry Potter e la tazza di fuoco invece si posiziona esattamente al fianco del suo pubblico di riferimento e non è così che si sprona alla crescita.
VOTO: 3 ragazzi che devono ancora crescere
Titolo originale: Harry Potter and the Goblet of Fire Regia: Mike Newell Durata: 2 ore e 37 minuti Compralo: https://amzn.to/3OjRjNt
Non è possibile continuare a vivere sotto lo stesso tetto con un gruppo di stronzi che ti annichiliscono la cappella come gessi sulla lavagna e quindi Harry Potter lascia casa degli zii e cugino obesi per finire preda della notte londinese: buia, spettrale e piena di pedofili.
(s)fortunatamente per noi, il giovine mago viene tratto in salvo prima d’essere imbucato nella cassetta delle lettere a tocchi da 5 centimetri e torna alla scuola di magia e superstizione sulle dimensioni dei cazzi dei cannibali del Congo, circondato da amici benaltristi e nemici benalimortacci loro.
Riuscirà a non farsi scotennare dal padrino Sirius Black, misteriosamente e fortunosamente scappato dalla prigione di massima sicurezza di Azkaban?
Virata dark per la serie più famosa sui maghi scolastici, un po’ per il cambio alla regia e un po’ per l’inevitabile progressione emotiva che porta un innocente dodicenne a diventare un perverso diciottenne.
Mostri, succhiatori avidi, inchini, solchini e Carlo Gubitosa travestito da pirata sono gli ingredienti giusti per farti tirare giù un bel bestemmione satollo di sangue e merda, come da tradizione italica.
VOTO: 4 mostri
Titolo originale: Harry Potter and the Prisoner of Azkaban Regia: Alfonso Cuarón Durata: 2 ore e 22 minuti Compralo: https://amzn.to/3tAjdgd
Dopo aver sconquassato la scuola per maghi di Hogwarts l’anno prima, Harry Potter torna a far danni assieme ai suoi amici Hermignottona e Ron, lasciando letteralmente di sasso più di una persona.
Egocentrici col parrucchino, basilischi bischeri e un’apparizione fugace della Madonna in trench scontorneranno una storia più avvincente del primo capitolo senza però raggiungere il grado ultimo di pellicola perfetta a causa della vistosa mancanza di un bel paio di tette.
Divertente quanto lungo film che prosegue il fortunato filone d’oro giocando un po’ sulla cassa di risonanza del fenomeno mondiale chiamato Harry Potter e un po’ su qualità intrinseche.
Recitato bene (eccezion fatta per quel cane di Daniel Radcliffe) e pieno di graziose ed eccentriche curiosità che sicuramente lasciano il segno nell’immaginario dei più piccoli (vedi l’impressionante mandragola urlante); se proprio devo puntare il dito contro qualcosa, allora che sia Dobby, l’elfo domestico che sembra Gollum ma pure peggio… decisamente dimenticabile.
VOTO: 3 Dobby e mezzo
Titolo: Harry Potter and the Chamber of Secrets Regia: Chris Columbus Durata: 2 ore e 41 minuti Compralo: https://amzn.to/39oQdRR
Il giovane orfano Harry Potter vive con gli zii stronzi e il cugino ciccione bastardo che gli rendono la vita impossibile seviziandolo come uno schiavo sessuale laotiano mentre lui cova un potere che neanche la madonna.
A scompigliare i piani dei seviziatori arriva un gigante in motocicletta che recapita ad Harry la lettera d’ammissione alle scuole medie di stregoneria di Hogwarts per ragazzi problematici e lui non se lo fa ripetere due volte: prende i fraterni occhiali, l’indispensabile cazzo di gomma consumato e un gufo ammaestrato per ripetere a nastro “cani bastardi revisionisti” ogni volta che un progressista è nelle vicinanze.
Classismo, violenza, individualismo e tanta ignoranza saranno il pane quotidiano degli studenti ad Hogwarts, come da tradizione britannica.
Famosissima prima pellicola per quello che viene definito “universo dei maghi” e sfondamento di botteghini nonostante la morale molto discutibile (competizione forzata tra minorenni, rispetto delle regole zero se fa comodo al sistema, incastri narrativi tirati per le orecchie).
Sinceramente ricordavo fosse un pochino meglio, ma pazienza.
Sia ben chiaro: non è brutto, tutt’altro, ma da qui a definirlo capolavoro per i più piccoli ce ne vuole, anche e soprattutto per molte scelte discutibili derivate direttamente dalla mentalità conservatrice di Joanne Kazzodigomma Rowling.
VOTO: 3 maghi
Titolo: Harry Potter and the Philosopher’s Stone Regia: Chris Columbus Durata: 2 ore e 33 minuti Compralo: https://amzn.to/3H6lVj7