Renfield (2023)

Robert Montague Renfield è un avvocatucolo inglese voglioso di soldi che, imbattutosi nel conte Dracula, trova finalmente quell’ammasso di carne rognosa buona a riempire il suo buco di culo interiore che fino ad allora aveva vanamente tentato di tappare con pugnali e cazzi mosci.

Però, dopo 90 estenuanti anni di servitù della gleba, Robert comincia a non volerne più; perché fare il galoppino per un personaggio monodimensionale come Dracula farebbe uscire la cazzimma a chiunque e quindi Robert cerca di emanciparsi con terapia di gruppo e buone dosi di fica asiatica.

Il padrone non la prenderà molto bene e molto sangue verrà inutilmente versato.

Renfield (2023)

Uscito come una scureggia dal cappello da quello che doveva essere l’universo mostri della Universal, Renfield è stato martellato come dal carrozziere facendolo diventare una commedia degli estremi con abbondanti dosi di violenza ed azione che vanno sempre bene in un sistema fascio-liberale quale quello in cui viviamo.

Il nostro Renfield infatti, lungi dal controbattere alla natura padronale del conte, vuole semplicemente la libertà di comprarsi il maglione frocio e questo misero sogno consumista è esattamente il tipo di inutile battaglia individualista che non mette a repentaglio l’ordine piramidale costituito e per questo è una battaglia che viene promossa dai liberali.

E l’eccessiva ed inutile dose di violenza che il film riversa sul pubblico nel tentativo di tramutarsi in satira grottesca non riesce invece a mascherarne la natura assolutamente contro-riformista e semmai lo distanzia ancor di più da vere pellicole autarchiche ed adorabilmente rivoltanti come Tokyo Gore Police.

Anche il grottesco Nicolas Cage calato a calci in bocca nel grottesco personaggio di Dracula appare contenuto dentro un potente schematismo invisibile ed è quasi sprecato, conoscendone le potenzialità.

Un peccato, perché l’idea c’era e molte cose sono fatte bene.
Quello che manca è lo schieramento culturale.

VOTO:
3 avvocatucoli

Renfield (2023) voto

Titolo argentino: Renfield: Asistente de vampiro
Regia: Chris McKay
Durata: 1 ora e 33 minuti

La serie Fast & Furious (2001-2021)

Chi non conosce la famosa saga con le automobili che sfrecciano sull’asfalto coi culi delle donne in primo piano e la musica tamarra in sottofondo?

Beh, probabilmente in molti visto che ho scoperto, sorbendomi TUTTI e 9 i film, che in realtà si abbandona ben presto il formato adolescenziale dei primi episodi per abbracciare quello tardo adolescenziale della guerra permanente americana che foraggia l’elite liberale con palate di milioni di dollari sottratti alla classe lavoratrice che, oltre al danno, riceve pure la beffa di vedersi investita col passeggino mentre questi 4 scalmanati giocano a fare gli stronzi per le strade di mezzo mondo.

Ecco a voi lo scempio, porca madonna:

Fast and Furious (2001)

Fast and Furious (2001)

Brian O’Conner tira forte la cocaina dal cofano delle macchine parcheggiate alla Conad perché a Brian O’Conner gli tira il cazzo.
Ma Brian O’Conner è un piedipiatti, mortacci sua.
Un piedipiatti che deve trovare chi cazzo è che sta rubando dei preziosissimi lettori DVD del 2000.
Gli occhi sono puntati su Dominic Toretto, un uomo grande e grosso e glabro con la sorella fregna entro cui Brian O’Conner sta disperatamente tentando di entrare ungendosi il cazzo di olio di vasellina, ma incastrarlo è una bella gatta da pelare e Brian otterrà soltanto un bel bocchino nel reparto pane della Conad.

2 Fast 2 Furious (2003)

2 Fast 2 Furious (2003)

Brian O’Conner è diventato un maledetto pimp my ride e se la scoatta a Miami con altri sfigati come lui con la fissa per le macchine colorate come un gay pride e rumorose come gli zoccoli per le strade di paese mentre verremo a prenderli pei capelli per poi bastonarli forte sui denti con lacrime e sangue a fiotti dai loro occhi di merda.
In sostituzione di Toretto, impegnato a districare il cazzo da un rovo di more, abbiamo un’altra minoranza dipinta come rissosa, arraffona ma col cuore al posto giusto come i vostri cani, un nero.

The Fast and the Furious: Tokyo Drift (2006)

The Fast and the Furious: Tokyo Drift (2006)

Cambio totale di cast e location ed eccoci in Giappone con il giovane Sean Boswell, teppistello con genitori separati che sfoga la sua rabbia giovane con macchine veloci e tagli di capelli da sfigato.
Nella terra del sol levante troverà pane per i suoi denti… e molta gente che parla inglese così da non avere sottotitoli per i pigri spettatori.
La cosa importante da ricordare per questo film è che sono 1 ora e mezza di rumorosissime derapate che vi faranno scapocciare come il papa buono.

Fast & Furious – Solo parti originali (2009)

Fast & Furious - Solo parti originali (2009)

Tornano in scena i nostri Dominic e Brian, separati in casa per una storia di cioccolata e piedi sporchi, che dovranno vedersela con Arturo Braga (non imparentato con il più celebre Mario Brega) e un commercio internazionale di droga.
Una piccola parte viene sorprendentemente affidata ad una giovane e sconosciuta Gal Gadot, prima di fare il botto con le colonie illegali israeliane in territorio palestinese e una pioggia di bombe vere durante il crimine di guerra chiamato “operazione piombo fuso”.
W il popolo palestinese. A morte lo stato d’apartheid israeliano.

Fast & Furious 5 (2011)

Fast & Furious 5 (2011)

A Rio de Janeiro ci sono le favelas porca madonna.
Le favelas!
Ma a noi liberali del cazzo ci frega sta minchia dei poveri; noi vogliamo glorificare i nostri privilegi sfrecciando con le macchine veloci per le strade, seminando il panico tra i proletari che si fanno il mazzo tanto per 40 anni costituendo la base della piramide sociale sopra cui sediamo noi.
Soldi soldi e soldi.
Polizia cattiva, ma in fondo meglio la pula che i criminali come Hernan Reyes che io quasi quasi ci faccio cumunella con i cani del potere che coi loro suv enormi scheggiano e rovinano le già malandate strade di Rio de Janeiro.
Mamma come godo a veder soffrire il genere umano!
Dwayne Johnson imprime la virata action verticista a quella che fino ad ora era una serie su macchine veloci e culi pubescenti mentre Vin Diesel pensa di parlare spagnolo quando dice “Salud me familia!”.

Fast & Furious 6 (2013)

Fast & Furious 6 (2013)

Dominic e i suoi compari hanno fatto i soldi veri, tipo 100 milioni di dollari ognuno che quasi quasi ci compri un attico a Milano.
Ma Dwayne The Rock Johnson sorprende Dominic Pelato Toretto mentre sta pisciando per dirgli che la sua vecchia fiamma Letty è ancora viva e sta lavorando per Owen Shaw, un criminale cattivo cattivo.
E allora: perché non ci mettiamo assieme a dare la caccia a questa lestofante che io poi ti faccio riunire con la tua amata te lo giuro porca madonna te lo giuro potessi famme incula’ dal primo che bussa a quella porta?

Fast & Furious 7 (2015)

Fast & Furious 7 (2015)

Il fratello del cattivo del precedente episodio vuole vendicarsi riempiendo di mazzate il signor Toretto e compagnia cantante, ma non ha fatto i conti con la perseveranza dell’alopecia e la magia della coca colombiana. Nel frammentre Letty riacquista la memoria del suo terribile matrimonio con Dominic in canottiera e cavezza d’oro e tenta il suicidio assistito in Svizzera.
L’episodio è felicemente famoso perché l’attore Paul Walker carbonizzò dentro la macchina di ritorno da una pesca di beneficenza con le suore di Nevers e si tentò l’impossibile per farlo apparire durante tutto il film spiaccicando la sua faccia computerizzata sul corpo del fratello minore.
Una cosa da denuncia.

Fast & Furious 8 (2017)

Fast & Furious 8 (2017)

Dominic e Letty portano scompiglio nella tranquilla repubblica socialista cubana distruggendo proprietà pubblica e impaurendo i ridenti cittadini cubani perpetuando così lo stereotipo dell’americano poliziotto de stocazzo che dovrebbe essere bruciato in pubblica piazza facendo poi pisciare i bambini sul cadavere carbonizzato di Paul Walker.
Non domo, questo gruppo paramilitare capitanato da Mastro Lindo riesce pure ad assassinare barbaramente dei giovani soldati russi che proteggevano un arsenale atomico facendo rapidamente precipitare l’allarme di una catastrofe nucleare a Defcon 5.
Da notare che Toretto scopre di avere un figlio con una bianca e per tutto il film deve cercare di ammosciare l’inevitabile erezione che ne consegue.

Fast & Furious 9 – The Fast Saga (2021)

Fast & Furious 9 - The Fast Saga (2021)

Dominic ha un fratello di un’altra razza, ma nessuno ci fa caso.
Quando però il padre salta con la sua macchina da corsa sulla recinzione della pista da corsa per brillar di luce fascista grazie alle fiamme purificatrici dentro le quali dovremmo gettare la carta straccia tipo Giorgetti, allora sorge il problema dello schiaffo dello soldato.
Ovvero: hanno ammazzata papà Toretto, chi sia stato non si sa, forse quelli della mala oppure la pubblicità.
In questo episodio si raggiunge letteralmente l’apice sparando una macchina direttamente nello spazio.

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La serie Amityville (1979-2021)

Prima di affrontare quest’impresa degna dei peggiori pappataci di Las Vegas, non avevo idea che questa serie di film non avesse assolutamente un filo logico, ma che in realtà fosse un modo per riciclare i soldi delle tasse evase degli imprenditori liberali straccioni che, usando il franchise “Amityville”, hanno sfornato una serie di pellicole basate sulle più improbabili sceneggiature che nel migliore dei casi risultano simpaticamente folli e nel peggiore sono invece un affronto alla fame nel mondo coi bambini neri con la pancia gonfia e privati persino della voce della speranza.

Ecco a voi lo scempio:

Amityville Horror (1979)

Amityville Horror (1979)

A Long Island nel 1974 c’è una bella villona dove Ronald DeFeo Junior ha ammazzato tutta la sua famiglia perché posseduto da presenza demoniache.
Neanche il tempo di smacchiare i muri dal sangue che la famiglia Lutz decide di penetrare con tutte le scarpe nella casa degli orrori… perché con un prezzo così non ci si può lasciar sfuggire l’affare.
Ovviamente se ne pentiranno; non tanto per la stanza demoniaca sotto le scale del sotterraneo, quanto per gli spifferi dei vecchi serramenti.
Famoso per aver ispirato il padre omicida con l’accetta in The Shining.

Amityville Possession (1982)

Amityville Possession (1982)

La famiglia Montelli è veramente un casino, ma per fortuna ci pensa il primogenito Sonny a mettere a tacere quelle malelingue che lo dipingevano come uno che si fotteva la sorella nella casa stregata di Long Island.
Perché lui non la fotteva, bensì la perculava, che è ben diverso.
Veramente particolari alcune sequenze, tipo la possessione di Sonny.
La stanza demonica si è trasferita dal sottoscala alla parete di fondo, dentro un guardaroba.

Amityville 3D (1983)

Amityville 3D (1983)

John Baxter non crede ai fantasmi e quindi decide di acquistare la vacante casa degli orrori di Long Island, costruita sopra un cimitero indiano; a pagarne le conseguenza saranno tutti tranne lui, il che fa ridere più che spaventare.
Molto o forse tutto il senso del film è nel 3D che purtroppo si è perso con il passaggio al piccolo schermo; se ne capisce la presenza dai numerosissimi oggetti schiaffati in primissimo piano come i cazzi in bocca a tua madre.
Nel frattempo la stanza demonica è diventata un pozzo senza fondo nascosto sotto le assi di legno del sotterraneo.

Amityville Horror – La fuga del diavolo (1989)

Amityville 4: The Evil Escapes (1989)

Un drappello di preti si arma di crocifissi e acqua santa per debellare il maligno dalla casa stregata e finiscono per farlo fuggire dentro una lampada a piantana che viene comprata da una vecchia bacucca per regalarla alla sorella semi-ricca che vive in California.
Ecco quindi che la stanza demoniaca è diventata una lampada che infesta una nuova dimora e comincia a far casini con signora anziana, figlia di lei e figli di figlia di lei.
Una scogliera sul mare e un cavo della corrente lungo 37 metri aiuteranno i nostri beniamini a cacciare il mostro dalle loro vite.

Amityville – Il ritorno (1990)

The Amityville Curse (1990)

Un gruppo di amici speculatori vuole fare il colpaccio: comprare una villa derelitta a poco prezzo, ristrutturarla con le loro manine sante e poi rivenderla al doppio di quanto l’hanno pagata.
Purtroppo la stanza demoniaca è diventata un confessionale maledetto nel quale 15 anni prima un prete è stato barbaramente assassinato a suon di pistolettate e non vi sarà pace sulla Terra fino a quando Gianni Riotta non verrà scaraventato giù dal dirupo con tutti gli altri neonati deformi e mongoloidi di cui dobbiamo disfarci al più presto se vogliamo purificarci da tale monnezza.

Amityville 1992: It’s About Time (1992)

Amityville 1992: It's About Time (1992)

Un architetto entra in possesso di un antico orologio cinquecentenario e decide di metterlo in bella mostra nel soggiorno di casa dove ogni tanto si ciula una donnetta da 4 lire con la promessa di trattarla con i guanti quando invece il suo unico scopo è posizionare il suo pene tra le sue tette rifatte per poi sburrarle copiosamente nell’arco di 7 appassionati secondi di urla disumane.
I figli liceali sentono tutto e tacciono, come è giusto che sia, mentre un puzzo demoniaco si spande per casa.
E non è merda.
La stanza demoniaca è sia l’orologio che tutta casa.

Amityville: A New Generation (1993)

Amityville: A New Generation (1993)

Un maldestro gruppo di fighetti sfigati che vivono in un loft diviso con pareti di cartongesso devono fronteggiare la puzza di merda che il fotografo Keyes ha portato in casa prendendo un vecchio specchio pacchiano da un barbone accampato di fronte al fast-food.
Ma la puzza di cadavere è il male minore di questo manufatto misterioso visto che in realtà siamo di fronte alla famosa stanza demoniaca sotto mentite spoglie.
Correlazione zero con il film originale, ma grande emozione nel vedere un non ancora pelato Terry O’Quinn nei panni dell’investigatopo.

Amityville Dollhouse (1996)

Amityville Dollhouse (1996)

Uomo e donna usciti da precedenti matrimoni si accoppiano per non dover crescere i rispettivi figli da soli.
Andati a vivere nella gran casa costruita dall’uomo gran testa di cazzo, cominceranno presto a vivere episodi al limite del paranormale a causa della stanza demoniaca che ha preso le sembianze di una casa delle bambole che riproduce in scala quella del film originale.
Molto particolare la sottotrama della donna che si masturba pensando al figlio adottivo.

The Amityville Horror (2005)

The Amityville Horror (2005)

Che dire?
E’ il remake dell’originale con meno sudore e senza la moglie minorenne con le treccine e il maglione di due taglie più grande a suggerire una minutezza fisica tipica delle pubescenti.
E quindi non riesce ad interessare minimamente lo spettatore che invano attenderà fino all’ultimo minuto per una risata malefica del suo io interiore, qui a rappresentare la stanza demoniaca.

The Amityville Asylum (2013)

The Amityville Asylum (2013)

La povera Lisa viene assunta nel manicomio “Grandi speranze” come assistente spazzolatrice di pavimenti e come tale dovrà subire le più profonde angherie da parte di colleghi e pazienti che la perculeranno mentalmente e fisicamente fino a quando la verità non verrà a galla.
Sì, perché il manicomio è stato costruito sopra un cimitero indiano e mannaggia la madonna ladra questa storia è più riciclata del culo di tua madre.
La stanza demoniaca qui è uno spazzolone del cesso.

Amityville Exorcism (2017)

…da vedere…

Amityville – Il risveglio (2017)

Amityville - Il risveglio (2017)

La famiglia Walker è composta da madre fil di labbra, figlia emo e figlio in stato vegetale irreversibile piedi torti e mani a pugno.
Trasferitisi in una bella casona grande grande, devono però fare i conti con i misteri grandi grandi che aleggiano tra quelle quattro mura.
Misteri e paurose perplessità sembrano far tornare ai fasti del passato il giovane vegetale… ma sarà tutto oro quel che luccica?
La stanza demoniaca è un pappagallo per pisciare.

Witches of Amityville Academy (2020)

Witches of Amityville Academy (2020)

Siamo alla follia oramai e i collegamenti con il primo film sono talmente esili che mi ci potrei fare il filo interdentale.
Qui una giovane ragazza decide che comandare è meglio che fottere e quindi va a scuola di streghe dove non le viene insegnato assolutamente nulla, ma riuscirà comunque a fare molto male alle streghe cattive e a Botis, il demone che hanno invocato ungendosi le fiche con olio di palma.

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Caleidoscopio (2022)

Leo Pap è uno stronzo, non ci piove.

E siccome è nero tu ti devi sentire in colpa quando architetta il colpo del secolo con un gruppo di coglioni che se tagliassi loro di netto le corde vocale e ci costruissi un banjo infernale e ci suonassi la marcia funebre di Sergio Mattarella, ecco, forse, ma dico forse, la loro esistenza avrebbe avuto senso.

Come se non bastasse devo puntualizzare che il colpo del secolo è una cacata pazzesca che pesca a piene mani dalle trame di dozzine di altri film che tu hai già visto e piangi, stronzo, devi piagere perché non c’è salvezza da questa merda di telefilm.

Mannaggia la madonna.

Kaleidoscope (2022)

A parte la curiosità che uno può vedersi gli episodi nell’ordine che più gli aggrada, questo è un pietoso sceneggiato televisivo che annoia, fa infuriare e provoca cancro ai testicoli dopo appena 2 episodi e uno si ritrova a tifare per il “cattivo” che in fin dei conti non ha fatto niente di male, mentre ogni singolo personaggio della banda dei poveracci stronzi non ha la minima caratteristica con cui empatizzare… a meno che tu non sia un figlio di troia brutalmente inculato con una pertica d’acciaio da me, da mia nonna, dal lattaio di mia nonna e da chi cazzo te pare.

Porca madonna la rabbia e porcaccio santantonio abbate dell’anima de li mortacci sua e di chi gli ha baciato i piedi luridi e pregni di lacrime.

VOTO:
2 lacrime

Kaleidoscope (2022)

Titolo: Kaleidoscope
Creatore: Eric Garcia
Durata: 9 episodi da 50 minuti

Mission: Impossible 2 (2000)

Fottuti bastardi creano in laboratorio un vaccino per un virus letale che non esiste in natura per farci poi i denari una volta rilasciato il patogeno in città.

Questo perché i cittadini delle democrazie sono stati manipolati da un drappello di oligarchi che fanno credere loro l’assurdità di una “democrazia rappresentativa” AKA “oligarchia” come miglior metodo di governo perché non sia mai che il parere di un pescivendolo abbia lo stesso peso di quello di un rispettabile avvocato pedofilo che abita a Borgo Pio, altrimenti noto in Liberia come Borgoddio.

Ethan Hunt, dopo aver salvato nel precedente capitolo il commercio di schiave minorenni per i ricchi avvocati di Borgo Pio AKA Borgoddio, ora deve proteggere l’ex ministro della salute Roberto Speranza dall’accusa di aver intascato tangenti dall’industria farmaceutica per inoculare l’intera popolazione italica con un vaccino che ha un’efficacia al 60% per 3 mesi.

Un cafolavoro.

Mission: Impossible 2 (2000)

Brum brum.
Moto da cross, tu eri capace e io no.

Oramai si sono aperte le dighe e Tom Cruise è libero di mettere in scena le sue insicurezze personali mascherandole da budello di tua madre travestito da pirata in sella a fiammanti motociclette che scalano verticalmente montagne rocciose lasciando una scia bavosa di sangue e sperma che dagl’inferi satanassi smargiassi giunge fino in cielo da nostro signore Padre onnipotente barba folta e cazzo duro.

Consigliato?
Mannaggia la madonna, non scherziamo.

Posso al massimo dirvi che ci sono indubbiamente molte sequenze d’azione in stile Hong-Kong / Bollywood e che se siete grandi fan di questo genere di cinema, allora spero che moriate voi e i vostri figli e quelle puttane delle vostre pro-nipoti.

VOTO:
2 dio padre e mezzo

Mission: Impossible 2 (2000) voto

Titolo alternativo: M: I-2
Regia: John Woo
Durata: 2 ore e 3 minuti
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The Fall (2006)

Nel 1915 la California era uno stato americano pieno zeppo di gente che voleva fare il cinema e gente che attorno al cinema ci faceva una marea di soldi sfruttando i lavoratori che producevano tutta la ricchezza che poi veniva capitalizzata e monopolizzata da pochi oligarchi con un mento decadente quanto la Roma tardo repubblicana.

In questa putrida vallata sterile come il grembo di tua madre, il cascatore cinematografico Roy Walker vive il suo piccolo dramma di giovane uomo mollato dalla sciampista di turno per il belloccio valentiniano alto un cazzo e un barattolo tanto ricco da poterla rifornire di anfetamine e coca come non ci fosse un domani e, ricoverato in ospedale per una caduta rovinosa durante una ripresa, medita e rimuggina sull’insensatezza della vita e come porvi velocemente fine.

A tirarlo fuori, forse, ci sarà una giovane bambina rumena che si è fratturata un braccio cadendo dalla scala sulla quale era salita per cogliere le famose arance californiane, stracolme di vitamina C e disuguaglianza sociale.

The Fall (2006)

Remake, come dicono i miei amici anglofoni, di Yo ho ho, un film bulgaro del 1981 che mi riprometto di vedere e linkarne QUI la recensione, e grande sfoggio di cinematografia semi-pura.

Questo perché non siamo ai livelli della trilogia Koyaanisqatsi per ricerca dell’assoluto visivo a discapito della storia e anzi, di un’anima narrativa, seppur scarna, troviamo numerose tracce: il lavoro minorile, la solitudine degli ultimi, il dolore dell’uomo nel capitalismo, la moltitudine cultural-razziale del mondo nuovo.
Di materiale ce n’è e le interpretazioni, ironicamente naturalistiche per un film così artificioso, fanno il resto.

Consigliato.

VOTO:
3 bulgari

The Fall (2006) voto

Titolo portoghese: Um Sonho Encantado
Regia: Tarsem Singh
Durata: 1 ora e 57 minuti
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Cabinet of Curiosities (2022)

Poveri razzisti messi in croce per il loro essere esclusi dal discorso politico, ratti ladruncoli figli di una zoccola di dimensioni meloniane, alieni senza sensi che s’impossessano dei corpi altrui come fossero partecipanti ad un convegno di Confindustria, sgorbio di donna che dà ragione a chi non si fida delle racchie, demoni muse di artisti falliti, fratelli che hanno un’attrazione malsana per le sorelle e le seguirebbero in capo al mondo se solo gliela dessero, strafattoni si riuniscono per un sabba interstellare finendo molto ma molto male ed infine un pover’uomo che è tormentato dal fantasma della moglie viva ma che da quando è morta la figlia si è tramutata nel fantasma di sé stessa.

Cabinet of Curiosities (2022)

Un’antologia dell’orrore confezionata per Netflix da Guillermo Del Toro che non convince proprio; in parte per la predominanza di episodi concepiti male e sviluppati peggio (Lot 39, Pickman’s Model e Dreams in the Witch House su tutti) e in parte perché manca proprio l’elemento di curiosità da risvegliare nello spettatore che di questi tempi, a meno che non sia un cerebroleso, ha bisogno di ben altro per venir destato dal torpore immaginifico nel quale si ritrova sommerso fino alla bocca di ciavatta che si ritrova.

Eccezione alla mia veemente critica la fanno gli ultimi due episodi; veri e propri gioielli da che da soli valgono il prezzo del biglietto:

The Viewing è un concentrato di stile (un po’ forzato, ma indubbiamente azzeccato) ed ironia che non vedevo da tempo; non si prende sul serio ma non per questo rinuncia a volerti mettere paura e, anche se non è originalissimo, né per trama e né per splatterate, mena il can per l’aia che è una bellezza.

The Murmuring è un gran classico, quasi seicentesco col fantasma che non trova pace, eppure risulta fresco come un paio di calzini di minorenne appena usciti di lavatrice. La semplice ricerca di un’uscita dal limbo emotivo nel quale è caduta la donna protagonista non è nient’altro che l’immagine simmetrica della ricerca di pace dei fantasmi che la perseguitano, con il marito ad essere il vero ed unico veramente in balia di fenomeni oltre l’umana rassegnazione.

Quindi:
Saltate tutta la serie e concentratevi su questi due.

VOTO:
2 paia di calzini

Cabinet of Curiosities (2022) voto

Titolo esteso: Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities
Regia: Guillermo Navarro, Vincenzo Natali, David Prior, Ana Lily Amirpour, Keith Thomas, Catherine Hardwicke, Panos Cosmatos, Jennifer Kent
Durata: 8 episodi da 1 ora

Top Gun: Maverick (2022)

Il capitano Pete “Maverick” Mitchell non si rassegna a morire come il cane bastardo lecca-palle del padrone-liberale quale lui è e passa le sue inutili giornate nel deserto polverizzando in voli supersonici le tasse dei poveri contribuenti americani che nel 2022 non hanno neanche un servizio sanitario nazionale che possa assicurare loro cure gratuite per robe tipo il diabete.

Il diabete è una malattia che in paesi con l’embargo americano tipo Cuba non fanno nemmeno un morto perché l’insulina te la fornisce lo Stato, cioè il Popolo Sovrano.
Quello stesso popolo che dovrebbe prendere Maverick per i capelli, trascinarlo fuori dalla carlinga del suo jet militare brucia-soldi, legarlo stretto stretto ad un palo della luce e dargli fuoco spengendo poi le fiamme con abbondante piscio di maiale, perché ogni ora di volo di un jet privato contribuisce al disastro ambientale con 2 metri cubi di co2.

Top Gun: Maverick (2022)

Film propaganda (becera) molto ben confezionato che farà esaltare le gonadi dei guerrafondai liberali tipo Enrico Letta o Gianni Riotta che rappresenta probabilmente l’imbarazzo massimo del giornalismo italiano; una roba che quando passa per strada anche le merde rancide dei senza tetto alla stazione si scansano per non farsi toccare da cotanta schifezza.

E facendo un esercizio immaginativo, possiamo discutere di quanto sua madre gli ha voluto bene, ma lui ha tradito il suo cuore desiderando il cul di lei molteplici notti, culo sporco di merda che il piccolo Gianni forse voleva leccare lentamente assaporando ogni momento come fosse l’ultimo mentre suo padre, chissà se anch’esso senzapalle, guardava la scena nell’angolo più buio della casa masturbandosi furiosamente e rimuginando su quanto sia bello spendere i soldi delle tasse in armamenti per i nazisti ucraini.

VOTO:
3 riottosi

Top Gun: Maverick (2022) voto

Titolo giapponese: トップガン マーヴェリック
Regia: Joseph Kosinski
Durata: 2 ore e 10 minuti
Compralo: https://amzn.to/3AwFNtT

Spin Me Round (2022)

Amber è una trentenne gattara con un decentissimo paio di tette sode che da quasi 10 anni lavora in un ristorante di una famosa catena finto-italiana ai cui tavoli viene servita la famosa pasta Alfredo.

Selezionata per un viaggio premio aziendale nel bel paese da effettuare seduta stante, Amber quasi si piscia sotto dalla contentezza d’evadere da un’esistenza di falsi sorrisi ed incroci su strade americane desolate.

Purtroppo per lei questa spedizione punitiva in terra italica si rivelerà essere un incubo da cui sarà difficile svegliarsi, a meno di fare pace col proprio difficile passato e mettersi in marcia con le proprie forze verso il sol dell’avvenire.

Spin Me Round (2022)

Divertentissima commedia solo apparentemente dedicata ad un pubblico femminile ed invece godibilissima da chiunque.

Ottima scrittura, simpaticissime interpretazioni (caricaturali, ma in puro stile americano) ed un buon ritmo che tira via per i viottoli ciottolosi l’intrigante filo narrativo sono gli elementi un film che cazzo madonna fa il suo stratacazzo di dovere.

Slava Pasta Alfredo!

VOTO:
4 pasta alfredo

Spin Me Round (2022) voto

Titolo russo: Кружи меня
Regia: Jeff Baena
Durata: 1 ora e 44 minuti

The Midnight Club (2022)

Ilonka, cancro alla tiroide; Kevin, leucemia terminale; Anya, cancro alle ossa; Sandra, linfoma terminale; Spencer, AIDS; Cheri, menzoniera; Natsuki, cancro alle ovaie; Amesh, glioblastoma.

Questa deprimente squadra di calcetto di simpatiche canaglie è l’insolito quanto detestabile gruppo di adolescenti con cui siete destinati a convivere questi 10 episodi trilleroni conditi da una salsa densissima di drammi adolescenziali e interpretati come fossimo in un teatro avanguardista cagliaritano.

Fantasmi affamati, antiche divinità, misteriosi culti pagani, sacrifici umani e un ascensore perennemente occupato come quando la mattina devi andare a lavoro sono l’altra metà della mela bacata chiamata The Midnight Club.

The Midnight Club (2022)

Adattamento semi-libero del libro omonimo di Christopher Pike, autore per ragazzi che ci fa rimpiangere i tempi in cui i ragazzi li mandavamo a fare la campagna di Russia facendoli diventare ghiaccioli seminati in lande sconsolate e lontane per farci drizzare il cazzo a noi patrioti con la patria altrui.

Se non fosse per il reddito di cittadinanza, prima piaga sociale di questo paese altrimenti felice e florido, non avremmo avuto questa mini serie dal sapore rancido di vomito riscaldato che non ha nulla a che vedere con Midnight Mass, che invece è un ottimo intrattenimento, senza pretese.

Visto e presto dimenticato.

VOTO:
2 antiche divinità e mezzo

The Midnight Club (2022) voto

Titolo ebbbreo: מועדון חצות
Creatori: Mike Flanagan, Leah Fong
Durata: 10 episodi da 50 minuti

Old (2021)

Una famiglia di teste di minchia, sia i genitori che i figli, vogliono passare l’ultima vacanza assieme prima del divorzio dei due stronzi più grandi e scelgono un ricco resort su un’isola tropicale sfruttando un coupon della farmacia di 10 euro.

Questa cifra, del tutto ragguardevole e consona all’anima de li mortacci tua, sarà la loro rovina perché si ritroveranno assieme ad altri malcapitati turisti su una spiaggetta tanto incantevole quanto maledetta che li farà invecchiare più o meno alla velocità con cui ti alzerai dal divano per pronunziare una bella bestemmia in aramaico.

Old (2021)

L’insostenibile leggerezza dell’essere multiforme chiamato gesucristo non riesce minimamente a farmi comprendere il motivo di un film che, partendo da un’idea buona (ma che non è frutto del “genio” di Manoj, bensì di una grafic novel zozzetta secondo i puritani americani), finisce per approdare sul lido di Venezia durante lo scarico delle acque reflue di 20 navi da crociera.

Loro scaricano e tu bevi e ribevi la merda di migliaia di liberali che si sono liberati dei loro scarti organici in bocca tua.
Bravo proletario, bravo così che un giorno anche tu potrai scalare la scala mobile sociale… solo che la scala l’hai presa al contrario e sempre al tuo posto di proletario rimarrai.

Film bambinesco e finale-stoccata alle multinazionali che fa ride stocazzo per le incongruenze narrative e il semplicismo spiccio con cui (non) è stata costruita la storia.

VOTO:
2 navi da crociera e mezza

Old (2021) voto

Titolo alternativo: Decrepit
Regia: M. Night Shyamalan
Durata: 1 ora e 48 minuti
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In compagnia dei lupi (1984)

Una ragazza pubescente si rigira tutta sudata nel letto, angosciata com’è da una serie di sogni morbosi al cui centro gira ovviamente la paura del cazzo.

Nonne che raccontano storie, pentoloni in cui gettare teste mozzate, donne bel culo, nobiluomini col monociglio, ragazzi sdentati ma con la lingua facile, genitori che scopano davanti ai figli… e poi lupi, tanti ma tanti lupi.

Questo ed altro racchiude uno dei film che da piccolo mi piaceva molto vedere, non capendo tutta la carica di sesso e morte che si portava appresso.

In compagnia dei lupi (1984)

Costruito come storia nella storia di una storia che non c’è, In compagnia dei lupi è un’opera di difficile categorizzazione perché non è propriamente un film dell’orrore, ma non è neanche un classico dramma.

Sviluppato come viaggio onirico di una ragazza che scopre la sua sessualità e come fare a gomitate in un mondo dominato dai maschi, The Company of the Wolves è anche un grido di libertà dalle flaccide catene perbeniste della società liberal-borghese, esemplare in questo la risoluzione dell’ultima storia che fa eco ai viaggi ribelli della figlia di Carlo Calenda.

Girato come fosse una piece teatrale senza pubblico, questa pellicola è infine una moneta a due facce: interessantissima e molto noiosa.
E quindi va vista col giusto animo.

VOTO:
3 monete

In compagnia dei lupi (1984) voto

Titolo originale: The Company of the wolves
Regia: Neil Jordan
Durata: 1 ora e 35 minuti
Compralo: https://amzn.to/3w87J5d