Particelle di vita di un fumettista romano oramai molto conosciuto e che però persiste nella sua Rebibbia vivendo una vita fuori dai riflettori e sotto l’asticella di comodità e agiatezza che il suo conto in banca gli permetterebbe di vivere.
Attorno e assieme a lui vediamo e viviamo gli amici di lunga data che si barcamenano alla meno peggio sperando un giorno di uscire dal vortice liberal-capitalista che li sta inghiottendo assieme ad intere generazioni di proletari e sotto-proletari purtroppo incapaci di prendere per i capelli la classe dominante perché incapacitati dai loro stessi sfruttatori borghesi che, lividi in volto e tumefatti dal fiume di ricchezza che continua a inzepparli come tacchini, non vogliono mollare di un centimetro una guerra sociale che hanno vinto 40 anni fa.
Piccolissima prima stagione dolciamara di una serie che forse (ma forse) ne avrà una seconda, per la gioia dei fan di Zero e per il discontento dello stesso Zero che proprio non ne vuole sapere di mettersi al centro dei riflettori, forse un po’ per una nevrosi incurabile e forse perché mortacci quant’è difficile rimanere fedeli a certi ideali quando ti mettono la fica d’oro sotto al naso e tu stai lì che dici <<Ma no io sono superiore agli umori della donna e i soldi mi fanno schifo mi ci pulisco il culo. Il culo.>>.
E’ dura e qualche volta si può e si deve scendere a compromessi sui margini della pagina (tanto per rimanere spudoratamente in tema); l’importante è mantenere il centro intatto, quel cuore pulsante che dirige la baracca verso il Sol dell’avvenire. Ma attenzione, fare compromessi al rialzo e non come quei farabutti di sinistronzi tipo Serena Dandini e compagnia cantante che dicono che sono di sinistra e poi sono amici di Walter Veltroni.
Walter Veltroni, quello che ha lasciato un debito della madonna sulle spalle dei romani, e non per costruire opere di fondamentale importanza per le classi più povere tipo le fogne o i marciapiedi o l’illuminazione pubblica, no no te pare. I debiti li ha fatti ad esempio per costruire l’auditorium dell’archistarcazzo a Roma nord per farci i concertini e i convegni e le mostre dei cinema dove ci vanno principalmente i borghesi della ZTL come lui.
Voi siete dei fottuti traditori che, volenti o nolenti, avete decretato la fine della lotta di classe passando la linea di demarcazione che divide chi in questa società piramidale sfrutta e chi viene sfruttato, chi comanda e chi viene comandato, chi se la ride e chi se la piagne, chi verrà processato in piazza dai tribunali del popolo e della democrazia diretta e chi lo giudicherà.
VOTO: 4 Zoro che se la ridono
Titolo: Tear along the Dotted Lines Creatore: Zerocalcare Anno: 2021 Stagione: 1 Durata: 6 episodi da 20 minuti circa Compralo: https://amzn.to/3E5qxDR
3 senzatetto giapponesi, per racimolare una cena “aggratise”, si ritrovano ad una recita natalizia organizzata da un invasato gruppo cristiano .
Quello che non sospettano è quest’incipit contraddistinguerà quella magica sera di Natale trasformandola in una notte di avventure rocambolesche, mosse dall’esigenza di trovare i genitori di una neonata abbandonata in mezzo ai rifiuti.
Questi 3 improbabili re magi senza una famiglia faranno scudo, con le loro giacche lise e una manciata di cartoni, alla Gesuccristo che è miracolosamente capitata loro, facendo affidamento ad una fortuna divina che per tutta la notte li perseguiterà con benevolo occhio.
Film d’animazione tutto giocato sul reciproco rimando degli elementi in scena (famiglia, miracolo, redenzione) e sulla coincidenza assurta a moto degli astri divini.
Purtroppo non regge tutta la durata (nonostante sia pure corto) e spesso ci si ritrova un po’ a sbadigliare tra una sequenza e l’altra. Ed è un peccato, perché le idee non erano male e la grafica è molto espressiva e dettagliata.
VOTO: 3 magi
Titolo giapponese: 東京ゴッドファーザーズ Regia: Satoshi Kon Anno: 2003 Durata: 1 ora e 28 minuti Compralo: https://amzn.to/3DczIBT
Wallace è un inventore inglese stralunato con la mania del formaggio e il suo migliore amico è un intelligentissimo cane di nome Gromit che lo aiuta nelle sue disavventure quotidiane, tipo domare un’infestazione di conigli nella cittadina di Tottington che sta mettendo a repentaglio la competizione annuale per l’ortaggio più grande, presieduta da una ricca pollastra.
Appurato che il cazzo di Wallace non può partecipare, l’unica arma a disposizione del nostro beneamato per farsi la ricca carotona rimane una manata in faccia piazzata bene e una folta pelliccia cavernicola che sbucheranno fuori grazie ad una sua invenzione andata storta.
Simpaticissima commedia girata a passo uno che, nonostante l’ingombrante pressione della DreamWorks, è riuscita a mantenere quel tipico spirito inglese che si posiziona tra il sottoscala ammuffito e una dentatura senza scopo di lucro.
Sinceramente non conoscevo molto bene la serie originale da cui è tratto, ma sono riuscito ad entrare in empatia con i personaggi in un batter d’occhio e la sua cortissima durata non ha contribuito né ad accrescere e né a diminuire la piacevolezza della visione.
Un bel film quindi, sia per adulti che per bambini, e fate un po’ come cazzo vi pare.
VOTO: 4 carotone
Titolo originale: Wallace & Gromit: The Curse of the Were-Rabbit Regia: Steve Box, Nick Park Anno: 2005 Durata: 1 ora e 25 minuti Compralo: https://amzn.to/3q1VhBH
Luca Paguro è un giovane mostro marino che vive al largo delle coste liguri assieme alla sua famiglia di piddini degenerati… ma il suo grande sogno è lasciare il mare, incamminarsi sulla terra ferma e votare Carlo Calenda sindaco di Roma.
Purtroppo la lobby pluto-giudaica, capitanata da un eunuco coi mocassini, gli mette i bastoni tra le ruote e l’unica salvezza per il destino della capitale d’Italia sembra risiedere nel motociclo chiamato Vespa.
Perché la Vespa ti mette le ali. Come la coca.
Ignobile cartone animato della Pixar che siede perfettamente a metà strada tra una spudorata quanto ubriaca pubblicità della Piaggio e un conato di vomito truzzo di trofie al pesto.
Imbellettato con i più classici stereotipi sull’italianità tanto cari ad un pubblico straniero, Luca finisce presto per rompere i coglioni a chi possiede un minimo di senso critico e a nulla serve un’indubbia capacità immaginifica degli animatori che qua e là regalano delle immagini piene di trascendenza verso quel dio che ti ha relegato a 6 euro e 50 l’ora per 40 anni della vita tua.
VOTO: 2 Carlo Mrs. Doubtfire Calenda e mezzo
Titolo lituano: Lukas Regia: Enrico Casarosa Anno: 2021 Durata: 95 minuti
Shiva è una bambina che vive dall’altra parte del muro che divide il mondo luminoso degli esseri umani e quello scuro delle bestie malefiche portatrici di un misterioso morbo.
A farle da guida e figura paterna troviamo il cosiddetto Maestro, una creatura caprina antropomorfa che si prende cura della piccola difendendola dalle altre bestie che vogliono rubarle l’anima; il tutto facendo sempre attenzione a non sfiorarla, così da evitare che venga contagiata.
Tratto dall’omonimo manga, questo brevissimo corto animato possiede uno stile molto particolare e accattivante derivante dall’opera originale.
Sicuramente non sfiora minimamente tutte le vicende e le tematiche del fumetto da cui è tratto e si avverte una preponderanza della componente spaesamento di fronte ad un’opera così breve che rischia di sfuggire tra un battito di ciglio e l’altro, ma rimane godibile.
A patto che non battiate le palpebre.
VOTO: 4 palpebre
Titolo originale: The Girl from the Other Side: Siúil, a Rún – Totsukuni no Shoujo Regia: Satomi Maiya, Yutaro Kubo Anno: 2019 Durata: 10 minuti Compralo: https://amzn.to/3boR0k7
Tra il primo e il secondo capitolo della saga del pupazzo di neve Norman, la casa di produzione di Takeshi Yashiro, il one-man show dello stop motion giapponese, ha tentato la poetica della notte misteriosa con un risultato decisamente migliore di quello del ridicolo ghiacciolo.
Anche se non siamo di fronte ad un capolavoro, è indubbio che la piccola dolce storia di un bambino ed uno scoiattolo alle prese con il disincagliamento della Luna tra le frasche del bosco riesca a toccare un paio di tasti giusti, buoni a far sognare i più piccoli… e non far annoiare i più grandi.
VOTO: 3 frasche e mezza
Titolo originale: Nemurenai yoru no tsuki – 眠れない夜の月 Regia: Takeshi Yashiro Anno: 2015 Durata: 27 minuti
I Sumikko Gurashi (traducibile in “vita all’angolo”) sono una serie di personaggi creati da una compagnia di giocattoli al solo scopo di agganciare al suo merchandising una folta schiera di depensanti con crisi infantili.
In questo lungometraggio animato, il drappello di pedofantastici pupazzi si ritrovano loro malgrado dentro un libro pop-up al cui interno vive un pulcino abbandonato alla disperata ricerca di amici che troverà momentaneo ristoro nei loro orifizi anali mentre il pubblico tenterà in ogni modo di evirarsi con un paio di bacchette.
Questa è roba grave signori, roba grave per davvero.
VOTO: 2 bacchette
Titolo originale: 映画 すみっコぐらし とびだす絵本とひみつのコ Regia: Mankyu Anno: 2019 Durata: 65 minuti Compralo: https://amzn.to/3kJ9xKI
C’è una ragazza che vive un’esistenza misteriosa lontano da tutto e tutti. Un’esistenza piena di fantasiose manifestazioni della sua fervida immaginazione e di quella magica polverina di cui la ragazza fa abbondante uso.
Ma un bel giorno il mondo esterno, tenuto a bada da alte mura sormontate da una moltitudine d’immondizia, fa capolino capoletto con due cose: un palloncino rosso sangue e un ragazzo particolarmente in calore.
Cortometraggio animato a tinte pastello che se non sbaglio piglia qualcosa della trama di Never let me go, libro che io ho perso assieme al mio zainetto dentro un rickshaw di Mumbai un giorno piovoso di un ottobre di parecchi anni fa, e che piacerà molto al pubblico generalista.
Non imprescindibile.
VOTO: 3 rickshaw e mezzo
Titolo originale: みつあみの神様 – Mitsuami no kamisama Regia: Yoshimi Itazu Anno: 2015 Durata: 29 minuti
La folle storia d’amore tra i lottatori professionisti Romeo e Juliet, in arte “M l’uomo mascherato” e “Lady S”, è tanto potente quanto devastante, come la nostra benemerita eroina.
Simpaticissimo e frenetico cortometraggio psichedelico che da una parte cita L’uomo tigre, con la sua storia del wrestler che aiuta l’orfanotrofio dei poveracci, e dall’altra porta fin sulla Luna un’animazione alla Yellow Submarine.
VOTO: 4 uomini mascarati
Titolo originale: キックハート Regia: Masaaki Yuasa Anno: 2013 Durata: 12 minuti
Noeru è una giovane impiegatucola di un call center che guadagna quel tanto da permetterle di sognare ogni giorno di smettere di lavorare.
Siccome però questo cortometraggio non ha alcun valore politico, l’impiegata del call center in questione non tira su una rivoluzione per tagliare la testa ai maiali borghesi, ma riceve in dono dalla madre una cassettiera magica con all’interno Masa, Jirokichi, Daigoron, Hanpei, Tae e Yuki; 6 lavoratori minorenni che la aiuteranno a scaricare sul più debole le fatiche del proletariato contemporaneo.
Il cortometraggio è caruccio e non me la sento di blastarlo, ma siamo ben lontani da ogni velleità artistico-morale.
VOTO: 2 velleità e mezzo
Titolo originale: たんすわらし。- Tansuwarashi Regia: Kazuchika Kise Anno: 2011 Durata: 24 minuti
Un giovincello tutto pepe con la matta fregola di scoprire il mondo si rende conto di avere due gambe e quindi, di nascosto da sua madre, s’intrufola in un vagone merci diretto verso le lontani terre del nord per dare voce a quel demone interiore chiamato adolescenza.
Ad aiutarlo ci sarà Norman il pupazzo di neve, il suo fidato amico immaginario sacco di merda che tenterà in più occasioni di venderlo al mercato nero degli schiavi sessuali minorenni per i principi sauditi.
Dagli stessi autori di Gon, the Little Fox, Norman the Snowman condivide con quest’ultimo sia i lati positivi, una buona realizzazione tecnica e una certa poeticità, che quelli negativi, tipo che ci sono dei momenti totalmente stranianti che uno si ritrova ad urlare verso lo schermo robette tipo “dio cristo, muoviti per la madonna in croce!”.
Cosucce così insomma.
VOTO: 2 schiavi minorenni e mezzo
Titolo originale: ノーマン・ザ・スノーマン~北の国のオーロラ~ Regia: Takeshi Yashiro Anno: 2013 Durata: 25 minuti