Nel 2024 gli Stati Uniti d’America sono una landa desolata sconvolta da una recente guerra nucleare e i sopravvissuti girollanz gironzano ginronzalon, vagano vagano vagano.
Roba già vista, stravecchia, che palle; tutto vero, anche se il film è abbastanza vecchio da precedere pure quel Mad Max che a molti sarà venuto in mente, e però una cosa diversa ci sta ed è quella che poi lo contraddistingue, tra le poche varie, per stranezza e cioè, il cane telepatico con cui il giovane protagonista conversa e trama crimini e sopravvivenza all’insegna del menefreghismo etico, tipico dei liberali.
Pasticciaccio che, nonostante gli spunti interessanti, tra cui una stramba e stralunante amoralità pervasiva in tutti i personaggi che animano la vicenda, non riesce a stupire e ad imprimersi come opera bella.
Simpatico forse, curiosamente grottesco, ma non certo un capolavoro. Titolo italiano da manicomio.
VOTO: 3 curiosi grotteschi
Titolo originale: A Boy and His Dog Regia: L. Q. Jones Durata: 1 ora e 31 minuti Compralo: https://amzn.to/3W1Oyo9
La follia prende corpo dentro le teste di cazzo che popolano questo film mentre strani avvenimenti che coinvolgono la Luna si susseguono a ritmi talmente vertiginosi che dopo appena 20 minuti la Terra è già spacciata, il protagonista ha perso ogni speranza e io mi sono scarnificato il petto con un coltello affilato andando a formare una potente Z contro i nazisti ucraini del battaglione Azov che fanno i gradassi con donne e bambini mentre piangono come conigli merdosi davanti l’Armata Rossa.
Sulla nella Luna ci sono gli alieni, ma in realtà no.
Questa è una pellicola che definire scandalosa è un complimento.
E non lo dico per fare effetto, per farvi ridere, voi poveri cristi senza futuro, ma sono profondamente convinto che questo film dovrebbe schiantarsi nel glorioso solco delle catastrofi cinematografiche cacate col culo credendo di giungere a catarsi cosmica mentre si giunge solo al cazzo che te se frega.
Personaggi cretini, situazioni incredibili, effetti speciali miserevoli, una studente quarantenne dagli occhi a mandorla che sta lì solo perché il film è prodotto dai cinesi. Devo aggiungere altro o possiamo prendere per i piedi Zelenskyy e appenderlo al pennone più alto?
VOTO: 2 conigli
Titolo cinese: 月球陨落 Regia: Roland Emmerich Durata: 2 ore e 10 minuti Compralo: https://amzn.to/3shhV9A
Thomas si risveglia gonfio pisto e smemorato come se avesse fatto notte brava a sfondarsi di coca e troie a Pattaya Beach, ma il suo buco del culo dice altrimenti.
Nonostante il silenzio mafioso dei ragazzi che lo circondano gli faccia temere il peggio ovvero essere costretto a votare Carlo Calenda, Thomas scopre presto d’essere finito dentro un gioco più grande di lui, di Calenda e del buco di culo di tu’ ma’.
Da qui si srotola una storia lunga come una fettuccia di cazzo di watusso e insulsa come un voto per Calenda, ma se avrete una pazienza di 386 minuti potrete fregiarvi del prezioso titolo di “bevitore di piscio cinematografico”.
Inspiegabile successo commerciale per l’adattamento di una serie di libretti per ragazzi dal dubbio gusto, ma dall’indiscussa diffusione, tipo l’AIDS a Pattaya Beach.
Noiosa, mal scritta, contraddittoria e interpretata da cani, questa trilogia potrebbe essere classificata come “crimine contro l’umanità”, ma non dilunghiamoci troppo visto che s’è fatta ‘na certa e io devo ancora preparare la valigia per il mio turgido travello-trip in Thailandia.
VOTO: 1 watusso
Titoli inglesi: The Maze Runner / The Scorch Trials / The Death Cure Titoli italiani: Maze Runner Il labirinto / La fuga / La rivelazione Regia: Wes Ball Durata totale: 386 minuti della vostra vita Comprali: https://amzn.to/3tIfgpa
Una dottoranda in astrofisica e il suo professore in leggero sovrappeso, ma con la faccia di un fotomodello, scoprono che una cometa è in via di collisione con il pianeta Terra.
Sei mesi separano le tranquille vite di un sistema piramidale colmo di soprusi e falsa meritocrazia e l’inevitabile estinzione di tutta la caleidoscopica vita che ci circonda, sei mesi per mettere in piedi un qualche tipo di risposta congiunta di tutto il genere umano, sei mesi per fare le scelte giuste… e invece saranno sei mesi buoni per dare il meglio di noi nel gettare alle ortiche genio e consapevolezza in nome di un ritorno a breve termine e il completo annichilimento delle più elementari regole empatiche.
Commedia da toni surreali che paga un unico grande scotto, ovvero essere popolata di grandissimi nomi ed essere stata pompata all’inverosimile durante un periodo di lockdown, quando invece avrebbe fatto meglio il suo sporco lavoro se scevra da questo fardello.
Nata dalla reale e comprensibile ansia del regista verso l’indifferenza generale riguardo i cambiamenti climatici e l’inquinamento e quindi più vera del reale, nonostante un tono decisamente sopra le righe e che però non dovrebbe far pensare né ad una superficialità sui temi trattati e né di converso ad un particolare gioco cervellotico da elite liberale, Don’t Look Up riesce, tranne sporadiche cadute nel facile sarcasmo, nel suo gioco parodico dei film catastrofisti dove i fascio-liberali salvano il mondo con il loro carico idiotico di fumettistici superboni.
Non è perfetto e sicuramente Dottor Strangelove è meglio riuscito, ma criticarlo dischiude il simpatico lato ironico, visto il film, del concentrarsi sul superficiale quando alla sostanza si dovrebbe essere d’accordo.
VOTO: 4 superboni
Titolo colombiano: No miren arriba Regia: Adam McKay Durata: 2 ore e 18 minuti Compralo: https://amzn.to/3ove9rb
L’ennesima frittata con gli zombie e l’apocalisse e i personaggi simpatici che tentano di cavarsela vagando per lande devastate abbandonate stuprate sodomizzate mentre fioccano come neve personaggi random più o meno interessanti più o meno strambi più o meno tirati fuori dal cilindro dopo aver pronunciato le parole magiche: “la madonna è una puttana”.
Doc, Lieutenant Warren, 10k, Murphy, Citizen Z sono alcuni dei nomi dei volti da papagno sul grugno che vi accompagneranno per tanti e tanti episodi fino a quando implorerete di farvi sventrare la pancia da 57 minorenni cambogiane armate di scopettoni del cesso.
Ma che vi devo dire.
A me non è dispiaciuto, ha un suo perché, non si prende mai sul serio (tranne rarissimi casi) e per questo mai ti delude; le tue aspettative devono rimanere basse dall’inizio fino alla fine e vedrai che non ti verranno mal di pancia.
Fidati.
Fidati cazzo, non stare lì a guardarmi con quella faccia da stronzo di chi pensa di saperla lunga perché si è appena visto la trilogia dei colori di Kieslowski. Stronzo, vattela a prendere in culo tersta di cazzo non ti voglio vedr merda del palcoscenico. Non sei meglio degli altri, non sei meglio di me, non se melgio di chi ti circondaa, sei putrida carne ambulante zombie e io ti farò saltare il cervello con un pugno fagocitato dal buco del culo di tuop padre in carrozzzaaaaa
Consigliato ad un pubblico maturo per alcune scene sanguigne ed un uso sconsiderato della droga.
VOTO: 3 Kieslowski e mezzo
Titolo lituano: Zombiu nacija Regia: Karl Schaefer, Craig Engler Stagioni/Durata: 5 con episodi da 45 minuti Compralo: https://amzn.to/3kqBWX5
La Tenet, un’organizzazione internazionale controllata dalla classe borghese, è alla ricerca di strani oggetti ad entropia inversa che sembrerebbero arrivare dal futuro percorrendo il tempo a ritroso.
Questi strani manufatti proverebbero, in una maniera che Nolan non intende spiegare visto che con 4 cose dette riesce a contraddirsi 5 volte, che nel nostro futuro c’è stata una guerra catastrofica; una cosa inaccettabile per chi ha fatto dell’accumulazione fine a sé stessa la sua ragion d’essere.
Ecco quindi che viene reclutato un omino alto un metro e 60 per essere coinvolto in qualcosa di più grande (e più alto) di lui.
cobraaa!
Niente di speciale. L’inversoscope l’aveva già padroneggiato Elio nel videoclip Mio Cuggino e qui si punta, come sempre per quel fascista di Nolan, alla spettacolarizzazione del fantastico tentando inutilmente di raccogliere con la ruspa quello che sbrodola via dalle fiche alte 2 metri e 10 arruolate unicamente per annichilire il protagonista nero alto un metro e 60.
Sì, perché in questo film il fascista Nola rivela tutto il suo profondo razzismo facendo interpretare il suo peggior film ad un attore nero; associando quindi un’esperienza negativa ad un particolare colore della pelle umana. No, peggio: facendo co-interpretare, visto che viene spiegato quanto il protagonista non sia in realtà il protagonista della storia, ma sia solo una pedina messa in campo da uno con un amico bianchissimo.
Simpatici gli attori che camminano tutti sbilenchi e lodevole lo sforzo produttivo, ma siamo proprio raschiando il barile e vien da pensare quanto sia giusta la fine dei cinema e dei blockbusters multimilionari grazie al coronavirus.
PS: mi ha detto mio cuggino che una volta ha visto una senza reggipetto.
VOTO: 3 reggipetto
Titolo di lavorazione: Merry-Go-Round Regia: Christopher Nolan Anno: 2020 Durata: 150 minuti Compralo: https://amzn.to/2KDLejM
Un geologo, un esperto di armi, due piloti aerospaziali, uno scienziato col vizietto e un nero pazzo devono penetrare quella troia del pianeta Terra con una navicella spermatica lunga 100 metri fino a raggiungerne il succulento nucleo per detonare così cariche nucleari sufficienti a rimettere in moto la rotazione magmatica interna fermatasi a causa di un esperimento militare andato storto.
Molti nemici e molto onore fanno da buon contorno al miglior film fascista della storia.
brucia, fiamma di Udun
Questo film è la perfetta cerniera tra gli anni ottusi del conservatorismo becero a cui erano invisi raziocinio, donne e neri e gli ottusi anni del progressismo a cui sono invisi raziocinio, donne e neri ma in salsa rafaniello rosso fuori bianco dentro.
Ma voi cosa volete di più dalla vita? Bombe, detonazioni nucleari, magma, gente che gli parte la capoccia pitun, parrucchini indecenti ed Aaron Eckhart con le mesh.
VOTO: 3 rafanielli
Titolo portoghese: Detonação Regia: Jon Amiel Anno: 2003 Durata: 135 minuti Compralo: https://amzn.to/3lV532y
La seconda stagione del telefilm fantascientifico per eccellenza vira la barra verso il pop semplicione senza però abbandonare realmente quel velo di sobrietà e serietà proprie delle società pre-sessantottine che si credevano capaci d’interpretare un futuro molto poco prossimo mettendo in scena un futuro molto pieno di stivaletti in pelle e tutine di flanella.
Considerando che questa seconda stagione conta ben 26 episodi, di decrescente bellezza, è stato alquanto difficile giungere ad un trittico che potesse rappresentare degnamente la squadra, ma stringendomi forte i testicoli tra 2 mattoni ho potuto esprimere al meglio il dono della sintesi.
Episodio 1 – “Amok Time”
Mr Spock viene improvvisamente colto dalla fregola della schiacciata, della fregata, della smorzata, della ficcata, del bunga bunga, del fiki fiki, del mondo di mezzo le cosce… sì insomma non riesce a tenere il pitone nei pantaloni tanta è la voglia di farsi una scopata.
In suo soccorso arrivano il capitano Kirk e il dottor McCoy i quali accompagneranno Spock sul pianeta Vulcano per farlo partecipare alla cerimonia Kunat-Kafili alla fine della quale potrà reclamare la giovane Depring, manco fosse al mercato del pesce, la quale però ha in serbo una clamorosa sorpresa che metterà seriamente a repentaglio le copiose erezioni di Kirk.
La frase:
T’Pau: Live long and prosper, Spock. Spock: I shall do neither: I’ve killed my captain and my friend.
Episodio 4 – “Mirror, Mirror”
Mentre il capitano Kirk, il dottor McCoy, il tenete Uhura e l’ingegnere tenente Scotty stanno trattando l’acquisizione di dilithium crystals dagli Halkaniani, una civiltà profondamente pacifica e per nulla convinta degli usi non-bellici dei loro potenti cristalli da parte della Federazione, una strana tempesta magnetica manda in tilt il sistema di teletrasporto dell’Enterprise dirottando i nostri quattro sventurati verso un malefico universo parallelo nel quale la Federazione è un Impero sanguinario e tutto sembra girare attorno la regola del “cane mangia cane”.
Alle prese con un crudele e barbuto Mr Spock e un equipaggio votato a fottere il prossimo, i nostri poveri amici tenteranno di far ritorno al loro “pacifico” universo senza causare l’estinzione dell’intera razza Halkan.
La frase:
Kirk: In every revolution there’s one man with a vision. Mirror Spock: Captain Kirk, I shall consider it.
Episodio 6 – “The Doomsday Machine”
L’Enterprise incontra uno spaziale sigaro meccanico lungo qualche chilometro il cui unico scopo è distruggere tutto quello che gli capita a tiro per poi ingerirne i resti e rimpinguare così la sua riserva energetica; tipo Giuliano Ferrara… ma meno spaziale.
Il capitano Kirk lo ribattezza subito “ordigno fine di mondo” mentre il commodoro Matt Decker, unico sopravvissuto della nave Constellation che aveva provato senza successo a fermare questo sigaro infernale, si fa prendere dalle paranoie suicide e tenta in tutti i modi di ficcarsi con tutta l’Enterprise dentro quest’enorme distruttore cosmico nella convinzione di poter fermare un simbolo fallico con una penetrazione, invertendo chiaramente gli addendi.
Mr Spock, dal canto suo, passa l’intero episodio a trattenere con olimpica calma una pericolosissima scarica di peti dovuta alla magnifica fagiolata della sera prima.
La frase:
Matt Decker: You’re bluffing. Spock: Vulcans never bluff.
Special Mention: Episodio 15 – “The Trouble with Tribbles”
L’Enterprise viene chiamata di gran corsa a sorvegliare un carico di grano transgenico, temporaneamente stoccato nella stazione spaziale K7, che sarà a breve trasportato sul pianeta Sherman nell’ambito di accordi interplanetari volti all’espansione della Federazione.
Ma a noi che ce ne frega? Qua la cosa interessante è l’avanzata dei Tribbles, una specie aliena batuffolosa completamente innocua ma altamente prolifica che sta rapidamente invadendo ogni pertugio, sia della stazione spaziale che della nave Enterprise.
Uno degli episodi più amati in assoluto dai fan della serie e sicuramente uno dei più comici: vedere il capitano Kirk che cerca di mantenere il suo solito piglio serio e fascinoso mentre da fuori inquadratura gli vengono tirate in testa queste palline di pelo è impagabile.
La frase:
Chekhov: Scotch? Scott: Aye. Chekhov: It was invented by a little old lady from Leningrad.
Titolo retronimo: Star Trek: The Original Series Creatore: Gene Roddenberry Stagione: seconda Anno: 1966 Durata: 26 episodi da 50 minuti circa
Una simpatica famigliola di americani vive nel silenzio più assoluto in una sperduta fattoria facendo rare quanto ponderate scappatelle in città per rifornimenti.
Tutto sembrerebbe supporre una semplice scelta salutista, di ritorno alla natura, se non fosse per il piccolo dettaglio che la famiglia in questione vive in un mondo post-apocalittico distrutto, probabilmente in maniera irreversibile, da un misterioso drappello di mostri alieni iper-sensibili ai rumori. Difatti, se questi mostri ti sentono parlare sottovoce o se ti cade un libro a terra, ecco che si dirigono a tutta birra verso la fonte sonora e ti sfrugugnano di mazzate riducendoti velocemente in brandelli.
E quindi: se una creatura è iper-sensibile ai suoni, quale sarà il suo punto debole? Come sarà possible farla fuori?
La famiglia di decerebrati ci arriverà dopo 473 giorni di ponderata riflessione.
Film molto anticipato da molti e molto odiato da me.
Non che sia un abominio, assolutamente; il problema risiede però in quel suo sfacciato desiderio di sedere tra i film dei grandi, i film fighetti che mascherano una tematica profonda dentro un film di genere. Qui invece appare chiaro che siamo agli antipodi e cioè un banale film di genere che si maschera da filmetto profondo per fotterti le banconote riposte profondamente dentro le tasche.
Il problema fondamentale della pellicola, al di là di alcune sviolinate vomitevoli tra cui la turbolenta e piena d’incomprensioni relazione padre-figlia (sorda), vero e proprio fulcro della storia, oppure l’incredibile gravidanza annuale della madre che io non so che sperma ritardato abbia il padre (ne ho vedute tante da raccontar giammai una gravidanza di 384 giorni), a rovinare veramente l’opera è soprattutto la serie di regole secondo le quali il film decide di giocare e che poi infrange come nulla fosse quando la spendibilità di una scena verso il pubblico generalista lo richiede.
Roba che ad esempio i personaggi ripetono mille volte (col linguaggio dei segni) quanto sia importante mantenere un religioso silenzio per non finire sterminati nel battito d’ali d’un colibrì e dopo 10 minuti li vedi sgambettare nei campi di mais facendo un casino della Madonna perché c’è una scena di tensione e allora chi se ne frega delle regole.
VOTO 2 mais e mezzo
Titolo esteso: A Quiet Place – Un posto tranquillo Regia: John Krasinski Anno: 2018 Durata: 90 minuti
Un energumeno viola alto 4 metri di nome Thanos ha la soluzione a tutti i mali del mondo: eliminare metà della popolazione dell’universo.
Il film non spiega se questo genocidio generalizzato deve rimanere confinato ai bipedi o si deve estendere anche ad altri esseri tipo volatili, pesci, batteri, funghi e qualunque altra possibile forma di vita che lord Xenu abbia concepito nella sua infinita saggezza, ma al pubblico importa poco perché quello che conta qui sono le botte bum bum.
Per portare a termine il suo brillante piano, Thanos vuole (e deve) recuperare le 6 Infinity Stones sparse in giro per le galassie, infilarle sul suo bel guanto di ferro e semplicemente schioccare le dita per salutare miliardi di miliardi di creature che si volatilizzeranno immediatamente in polvere. Fatto questo, l’energumeno viola potrà finalmente sedersi in cima ad una collina per godersi un po’ di meritato riposo.
A fare da argine a questo piano talmente diabolico che Repubblica.it lo ha subito attribuito alla Casaleggio Associati, ci sono ovviamente i nostri beneamati super teste di minchia eroi i quali non vedono l’ora di girare un altro film per intascare fior fior di quattrini mentre io, tra uno sbadiglio e l’altro, non posso non concentrarmi sulle dimensioni del mio caos.
Che dire…
Dopo una caterva di pellicole tutte più o meno simili l’una all’altra mi trovo nell’imbarazzante paradosso di poter promuovere un film con buoni voti e allo stesso tempo poter tranquillamente non raccomandarne la visione.
Perché direte voi?
Perché quante volte puoi sentire e risentire la stessa canzone prima che ti salga a noia? Semplice: sempre e solo una volta più di quelle necessarie, e io oramai credo d’aver raggiunto quella specifica posizione critica secondo la quale rigetto un film a priori perché tanto lo so dove va a parare, lo so cosa diranno i personaggi, ho già visto effetti speciali fatti così bene, so già più o meno tutto e quindi non me ne frega più una beneamata mazza.
A dimostrazione di tutto questo, basta prendere due righe che scrissi nel 2015 a proposito di Avengers: Age of Ultron:
Purtroppo i produttori hollywoodiani sembrano non aver capito che mangiare gelati per 10 anni può sembrare interessante su carta, ma non può condurre altrove non se non sulla tazza del cesso a cacare diarrea a fischio come non ci fosse domani.
Io ho solo voglia di qualcosa di buono nuovo.
VOTO: 3 Ambrogio e mezzo
Titolo brasiliano: Vingadores: Guerra Infinita Regia: Anthony & Joe Russo Anno: 2018 Durata: 149 minuti
John Koestler è un astrofisico che conduce la sua tranquilla vita di vedovo dopo che sua moglie è morta asfissiata dal monossido di carbonio scaturito dall’incendio all’hotel nel quale stava dormendo durante un viaggio di lavoro mentre lui stava spazzando le foglie nel giardino di casa, completamente ignaro di quello che stava accadendo alla donna.
Solo in seguito a quell’evento nefasto, nonostante sia un uomo di scienza e quindi guidato dalla ragione e dalla logica piuttosto che da qualche stupido credo religioso, John perde la fede inculcatagli dal padre pastore protestante e abbraccia una visione del Caso del mondo quando invece avrebbe dovuto capirne la chiara natura determinista (causa-effetto); tipo che se dormi in un hotel invaso dal monossido di carbonio, la mattina dopo te sveji freddo.
In questo mare di noia che l’astrofisico chiama vita, entra di prepotenza un foglio di carta scritto 50 anni prima da una bambina con probabili traumi post-stupro sul quale appaiono una serie di numeri apparentemente senza senso e che invece contengono la chiave per capire i maggiori eventi catastrofici delle ultime 5 decadi.
Riuscirà John a fermare l’ultima predizione, ovvero la morte di Rosario Tindaro Fiorello?
Se non fosse un film che dopo un’ora e mezza si rivela spudoratamente cristiano, questo Knowing potrebbe anche essere un eccellente prodotto d’intrattenimento con protagonista la solita faccia spaesata di Nicholas Cage che si aggira lungo una trama che non risparmia colpi di scena e un paio di sequenze parecchio sanguinolente e quindi lodevoli per un prodotto rivolto ad un pubblico di massa come questo poi è.
Molta critica invece non è riuscita a capire che al bivio tra film cristiano e film d’intrattenimento si può anche decidere di restare lì, piantare tenda e fare un allegro picnic guardando gli altri sbattere contro il palo.
VOTO: 3 bivi e mezzo
Titolo originale: Knowing Regia: Alex Proyas Anno: 2009 Durata: 121 minuti
Vi siete mai chiesti da dove deriva la parola zombie? Come quando e perché nasce il fenomeno? Chi sono i padri fondatori del genere e che opinione hanno della sua (d)evoluzione da prodotto di nicchia a prodotto di sistema?
Questo e (poco) altro vi aspetta in questo piccolo documentario che, attraverso numerose interviste a tantissimi personaggi che hanno animato questa particolare scena horror nel corso dei decenni, cerca di riassumere (sia ad un pubblico profano che ad uno più avvezzo al genere) vita morte e miracoli del personaggio horror cinematografico più recente.
VOTO: 3 fenomeni e mezzo
Titolo russo: Зомби в массовой культуре Regia: Alexandre O. Philippe Anno: 2014 Durata: 81 minuti