Zombie contro zombie – One Cut of the Dead (2017)

Una piccola troupe televisiva sta girando un filmetto di serie b sugli zombie quando improvvisamente i nostri prodi si ritrovano attaccati da zombie veri.

Spintoni, ramanzine e allegorie del Duce faranno da contorno ad un film che sembra una cazzata e che invece va visto, letteralmente, fino in fondo per comprenderlo appieno.

Zombie contro zombie - One Cut of the Dead (2017)

Commedia senza scuregge e siamo già un passo avanti; se poi ci si mette un simpatico piano sequenza da mezz’ora, un twist risolutivo di molti dubbi (e molte gag) e quello humour giapponese non eccessivo che trova un suo perché nello scovare il bambino che è in noi, ecco allora che il film risulta godibilissimo.

E’ un metacinema che riavvicina al cinema artigianale delle origini, tenendo però in considerazione i 100 anni e passa della celluloide.

VOTO:
3 celluliti e mezza

Zombie contro zombie - One Cut of the Dead (2017) voto

Titolo originale: カメラを止めるな! (non fermare la cinepresa)
Regia: Shin’ichirō Ueda
Durata: 1 ora e 36 minuti
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Mission: Impossible – Protocollo fantasma (2011)

La bomba atomica, unica vera salvezza purificatrice della razza umana.

Quante volte mi sono addormentato al dolce pensiero di un’esplosione atomica che parte dal buco del culo tuo e finisce nei cieli infiniti di nostro signore; tante, troppe volte che mi viene da piangere al nominare questa massa di ferro e uranio dalla risolutezza di un Sergio Mattarella la domenica pomeriggio sul lungomare di Riccione.

Bello, bello.
Purtroppo Ethan Hunt non è dello stesso avviso e le tenta tutte pur di stoppare la detonazione di un tripudio di bombe capaci di fare quel gran Reset che il complotto pluto-giudaico ai vertici del Deep State non è riuscito a fare con il virus del Covid.

Bombe, Covid, Pluto.

Mission: Impossible - Protocollo fantasma (2011)

7 gradi di adrenalina in più per il quarto capitolo di una serie che sembra essere più longeva di Bruno Vespa dopo aver tirato su di coca nonché momenti d’intrattenimento grasso crasso gradasso che mostrano il pelo di quello che verrà coi capitoli successivi.

Simpatico, girato bene e senza smancerie Ghost Procol funziona bene; ma per quale cazzo di motivo si sia scelto il regista degli Incredibili, Ratatouille e The Iron Giant rimarrà per sempre un mistero.

VOTO:
3 Vespa

Mission: Impossible - Protocollo fantasma (2011) voto

Titolo originale: Mission: Impossible – Ghost protocol
Regia: Brad Bird
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Mission: Impossible III (2006)

Ethan Hunt adore vedere scoppiare le pupille delle donne e non perde occasione per mettere in pratica questa sua perversa passione.

Purtroppo la malvagia stampa giudia non vede di buon occhio questa sana eiaculazione emotiva e mette in mezzo il nostro protagonista per una falsa storia di partite di calcio truccate in cui sarebbero invischiati sia il papa emerito Nazinger Ratzinger che quella carogna di sua moglie, il cardinal Pedofiloni.

Philip Seymour Hoffman, nonostante il nome assurdo e una morte da cane rognoso zeppo di eroina, cocaina, benzodiazepine e amfetamine, riesce a fare da sacco da pugilato per un Tom Cruise sfiancato da anni di palle schiacciate dentro pantaloni troppo stretti.

Più o meno la trama è questa.

Mission: Impossible III (2006)

Rovinoso filmaccio di sburra e sborra che sfilaccia lo sfintere anale del povero spettatore capitato senza colpa e senza dignità a vedere un film con tanti nemici e pochissimo onore.

Tom Cruise parla e gesticola come un burattino italico nelle sequenze girate a Roma e spacca velocissimamente coi denti il legnetto del cremino all’amarena, ma ciò non basta a farti dimenticare che Philip Seymour Hoffman, morto bocconi con l’ago in vena e la schiuma alla bocca, ha sofferto meno di te che hai guardato questo film.

Punta di colore: pare che per distrarre i curiosi romani dall’ammassarsi nei pressi del set, la produzione abbia messo in scena da un’altra parte delle finte riprese con ragazze in bikini e vecchie suore.
Sburra e sborra, come volevasi dimostrare.

VOTO:
2 aghi

Mission: Impossible III (2006) voto

Titolo alternativo: M:i:III
Regia: J. J. Abrams
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Mission: Impossible 2 (2000)

Fottuti bastardi creano in laboratorio un vaccino per un virus letale che non esiste in natura per farci poi i denari una volta rilasciato il patogeno in città.

Questo perché i cittadini delle democrazie sono stati manipolati da un drappello di oligarchi che fanno credere loro l’assurdità di una “democrazia rappresentativa” AKA “oligarchia” come miglior metodo di governo perché non sia mai che il parere di un pescivendolo abbia lo stesso peso di quello di un rispettabile avvocato pedofilo che abita a Borgo Pio, altrimenti noto in Liberia come Borgoddio.

Ethan Hunt, dopo aver salvato nel precedente capitolo il commercio di schiave minorenni per i ricchi avvocati di Borgo Pio AKA Borgoddio, ora deve proteggere l’ex ministro della salute Roberto Speranza dall’accusa di aver intascato tangenti dall’industria farmaceutica per inoculare l’intera popolazione italica con un vaccino che ha un’efficacia al 60% per 3 mesi.

Un cafolavoro.

Mission: Impossible 2 (2000)

Brum brum.
Moto da cross, tu eri capace e io no.

Oramai si sono aperte le dighe e Tom Cruise è libero di mettere in scena le sue insicurezze personali mascherandole da budello di tua madre travestito da pirata in sella a fiammanti motociclette che scalano verticalmente montagne rocciose lasciando una scia bavosa di sangue e sperma che dagl’inferi satanassi smargiassi giunge fino in cielo da nostro signore Padre onnipotente barba folta e cazzo duro.

Consigliato?
Mannaggia la madonna, non scherziamo.

Posso al massimo dirvi che ci sono indubbiamente molte sequenze d’azione in stile Hong-Kong / Bollywood e che se siete grandi fan di questo genere di cinema, allora spero che moriate voi e i vostri figli e quelle puttane delle vostre pro-nipoti.

VOTO:
2 dio padre e mezzo

Mission: Impossible 2 (2000) voto

Titolo alternativo: M: I-2
Regia: John Woo
Durata: 2 ore e 3 minuti
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Mission: Impossible (1996)

L’ “Arma delle Missioni Impossibili” è un’agenzia segreta americana semi-governativa con il delicato compito di trovare le migliori pubescenti in giro per il mondo da rendere schiave sessuali del comandante in capo Joe Biden.
Punto.

Il team di agenti impossibili di cui fa parte il nostro protagonista Ethan Hunt si trova a Praga per tastare con mano alcune di queste tenere carni quando improvvisamente uno ad uno i membri della sua squadra vengono fatti crepare in maniere rocambolesche lasciando muti pubblico e critica e cieco Vincenzo Mollica.

Sarà compito di Ethan trovare il bandolo della matassa finito per errore nel culo di Biden, sporco e lurido come solo la merda di vecchio riesce ad essere, e portare a casa non dico 10, ma almeno un paio di troie da indottrinare come cagne a forza di bastonate e croccantini monoproteici al gusto di porco.

Mission: Impossible (1996)

Famigerato primo episodio della serie cinematografica che ha stravolto l’originale serie televisiva: mentre lì si lavorava di fino con un uso sporadico e mai cruento della violenza, qui si è preferito spingere l’acceleratore sulle sequenze d’azione, lasciando comunque ampio spazio alla parte investigativa e “spionaggesca”.

Il risultato è un cocktail micidiale che, lungi dall’essere divertente come l’omonimo programma televisivo di Richard Benson, dona le sue 3 o 4 belle risate pancionesche che piacciono così tanto ai bambini di cui Joe Biden va ghiotto come l’orso Yogi.

VOTO:
3 Yogi

Mission: Impossible (1996) voto

Titolo iraniano: Mamuriat-e gheyr-e momken
Regia: Brian DePalma
Durata: 1 ora e 50 minuti
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The Fall (2006)

Nel 1915 la California era uno stato americano pieno zeppo di gente che voleva fare il cinema e gente che attorno al cinema ci faceva una marea di soldi sfruttando i lavoratori che producevano tutta la ricchezza che poi veniva capitalizzata e monopolizzata da pochi oligarchi con un mento decadente quanto la Roma tardo repubblicana.

In questa putrida vallata sterile come il grembo di tua madre, il cascatore cinematografico Roy Walker vive il suo piccolo dramma di giovane uomo mollato dalla sciampista di turno per il belloccio valentiniano alto un cazzo e un barattolo tanto ricco da poterla rifornire di anfetamine e coca come non ci fosse un domani e, ricoverato in ospedale per una caduta rovinosa durante una ripresa, medita e rimuggina sull’insensatezza della vita e come porvi velocemente fine.

A tirarlo fuori, forse, ci sarà una giovane bambina rumena che si è fratturata un braccio cadendo dalla scala sulla quale era salita per cogliere le famose arance californiane, stracolme di vitamina C e disuguaglianza sociale.

The Fall (2006)

Remake, come dicono i miei amici anglofoni, di Yo ho ho, un film bulgaro del 1981 che mi riprometto di vedere e linkarne QUI la recensione, e grande sfoggio di cinematografia semi-pura.

Questo perché non siamo ai livelli della trilogia Koyaanisqatsi per ricerca dell’assoluto visivo a discapito della storia e anzi, di un’anima narrativa, seppur scarna, troviamo numerose tracce: il lavoro minorile, la solitudine degli ultimi, il dolore dell’uomo nel capitalismo, la moltitudine cultural-razziale del mondo nuovo.
Di materiale ce n’è e le interpretazioni, ironicamente naturalistiche per un film così artificioso, fanno il resto.

Consigliato.

VOTO:
3 bulgari

The Fall (2006) voto

Titolo portoghese: Um Sonho Encantado
Regia: Tarsem Singh
Durata: 1 ora e 57 minuti
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Top Gun: Maverick (2022)

Il capitano Pete “Maverick” Mitchell non si rassegna a morire come il cane bastardo lecca-palle del padrone-liberale quale lui è e passa le sue inutili giornate nel deserto polverizzando in voli supersonici le tasse dei poveri contribuenti americani che nel 2022 non hanno neanche un servizio sanitario nazionale che possa assicurare loro cure gratuite per robe tipo il diabete.

Il diabete è una malattia che in paesi con l’embargo americano tipo Cuba non fanno nemmeno un morto perché l’insulina te la fornisce lo Stato, cioè il Popolo Sovrano.
Quello stesso popolo che dovrebbe prendere Maverick per i capelli, trascinarlo fuori dalla carlinga del suo jet militare brucia-soldi, legarlo stretto stretto ad un palo della luce e dargli fuoco spengendo poi le fiamme con abbondante piscio di maiale, perché ogni ora di volo di un jet privato contribuisce al disastro ambientale con 2 metri cubi di co2.

Top Gun: Maverick (2022)

Film propaganda (becera) molto ben confezionato che farà esaltare le gonadi dei guerrafondai liberali tipo Enrico Letta o Gianni Riotta che rappresenta probabilmente l’imbarazzo massimo del giornalismo italiano; una roba che quando passa per strada anche le merde rancide dei senza tetto alla stazione si scansano per non farsi toccare da cotanta schifezza.

E facendo un esercizio immaginativo, possiamo discutere di quanto sua madre gli ha voluto bene, ma lui ha tradito il suo cuore desiderando il cul di lei molteplici notti, culo sporco di merda che il piccolo Gianni forse voleva leccare lentamente assaporando ogni momento come fosse l’ultimo mentre suo padre, chissà se anch’esso senzapalle, guardava la scena nell’angolo più buio della casa masturbandosi furiosamente e rimuginando su quanto sia bello spendere i soldi delle tasse in armamenti per i nazisti ucraini.

VOTO:
3 riottosi

Top Gun: Maverick (2022) voto

Titolo giapponese: トップガン マーヴェリック
Regia: Joseph Kosinski
Durata: 2 ore e 10 minuti
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Jurassic World – Il dominio (2022)

I dinosauri sono vivi e camminano con noi.

Ho detto camminano?
Scusate, intendevo rompono il cazzo e chiunque e la qualunque senza che si riesca a porre rimedio a questo casino della madonna che tipo uno va al drive-in e si ritrova mangiato da un tirannosauro rex sbocconcellato come fosse un sacchetto di popcorn e buonanotte al secchio.

E però c’è Owen, il domatore di dinosauri che su wikipedia è meravigliosamente descritto come uno che di lavoro fa l’attaccabrighe e spero che la cosa non venga mai corretta.
Owen che col suo sorriso tenerone ed il cazzo che è un abbacchio saprà farsi valere contro cattivissimi dinosauri e capitalisti liberali con la sola imposizione delle mani.

Jurassic World - Il dominio (2022)

Film conclusivo di una trilogia che non aveva molto senso di esistere, ma è andata così e ora ce la teniamo.

Ritorno per i vecchi attori del primo capitolo che arrancano malamente sulle grucce con le quali si sono trascinati dalla loro casa di riposo e stretta di mano puzzona con quelli nuovi che anche loro si avviano alla terza età; aggiungeteci scene senza senso tipo quella del laser che ti condanna a morte che se hai visto il film hai capito a che cazzo mi riferisco e sbrindellateci in cima una sana dose di cancro alle ovaie che non fa mai male ed eccolo là: avrete un prodotto che definirlo nauseabondo è praticamente un complimento.

Porco dio (è un po’ che quel cane non faceva capolino da queste parti).

VOTO:
2 cani

Jurassic World - Il dominio (2022) voto

Titolo originale: Jurassic World Dominion
Regia: Colin Trevorrow
Durata: 161 minuti (versione estesa)
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Virtuality (1995)

Un poliziotto ha sfondato la bocca ad una giornalista che gli ha puntato la telecamera in faccia mentre fiottava di proiettili un pericolosissimo terrorista comunista che attentava all’ordine costituito secondo il quale ci sono i padroni che sfruttano i lavoratori e loro zitti e muti perché mannaggia cristo voglio i soldi per la bamba e le mignotte sennò faccio a botte.
E questo sfondare la bocca della giornalista lo ha fatto finire in prigione buuu mamma le docce me lo mettono nel culetto coltellini fatti coi cucchiai ciuf ciuf acciuffami il cuore e gettalo nel bitume del porchiddio la bamba.

La bamba.

Virtuality (1995)

Nessuno se lo ricorda, ma questo film era il preferito di Mikhail Gorbachev ed ha parzialmente contribuito alla decarbonizzazione del Congo belga.

A parte queste meritevoli quanto doverose precisazioni, Virtuosity è uno di quei grandi film a basso budget che andrebbero evitato come la peste se non si possiede un blog di recensioni filmiche nel quale riversare tutto il proprio livore o se non si possiede un cancro terminale all’ipotalamo.

A voi la scelta.

VOTO:
2 ipotalami

Virtuality (1995) voto

Titolo originale: Virtuosity
Regia: Brett Leonard
Durata: 106 minuti
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No Time to Die (2021)

James Bond vive in Jamaica la sua tranquilla di vita da pensionato sulle spalle dei contribuenti britannici facendosi fare numerosi limoncelli dalle senorite locali in cambio di due spicci lanciati con forza sui loro denti cariati, lo stronzo.

Ma siccome c’è uno che intende uccidere mezzo mondo perché ha subito un trauma da bambino, James torna in servizio giusto il tempo di slacciarsi i pantaloni e srotolare la sua biscia d’acqua sulla gonna della regina fermando così il piano diabolico del demente di cui sopra e allo stesso tempo vincere le elezioni di Cinisello Balsamo.

No Time to Die (2021)

Daniel Craig esce dal pensionamento perché l’ultimo capitolo della spia inglese è stato un po’ blastato dalla critica (non so perché) e quindi si è pensato bene di rimacinare la carne vecchia mischiandola a spezie allucinogene sperando in un bel polpettone.

E purtroppo l’unico polpettone uscito fuori è il cazzo di Daniel che, nonostante alcune cicatrici e una piccola deviazione a destra, rimane il polpettone più appetibile tra i vari Bond, sicuramente più grande di quello di Roger Moore, ma non grande abbastanza da oscurare il Sole e la Luna e le stelle tutte.

VOTO:
2 lune e mezza

No Time to Die (2021) voto

Titolo di lavorazione: Bond 25
Regia: Cary Joji Fukunaga
Durata: 2 ore e 43 minuti
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Everything Everywhere All at Once (2021)

Una signora d’origini cinesi gestisce una lavanderia scassata assieme al suo pavido marito col marsupio bene in vista ignorando completamente l’imminente disastro che le sta per capitare a causa di una sua versione scienziato in un universo parallelo dove è riuscita a mettere in contatto universi diversi, con effetti disastrosi.

Mentre tenta di salvare la lavanderia dall’ufficio delle tasse, la signora dovrà anche salvare la famiglia, il mondo e tutto quanto il possibile e l’impossibile dal potente e misterioso Jobu Tupaki.

Everything Everywhere All at Once (2021)

Straordinario film che gestisce in maniera più adulta e anche più divertente la questione del multiverso rispetto a quello che la parola multiverso ce l’ha nel titolo: Doctor Strange nel multiverso della follia.

Caleidoscopico e cangiante come pochi, triviale e scatenato come molti, Everything Everywhere All at Once è un film di cristo che riesce a trascinarti per i capelli lungo le sue 2 ore e rotte sparpagliate come coriandoli sulla tela più stropicciata che ci possa essere senza farti sentire stanco o disinteressato nei confronti di una storia che non è originalissima (anche se concepita prima di Rick e Morty), ma è comunque gestita in maniera molto personale dai due Daniel registi.

Consigliatissimo, anche se non è un capolavoro.

VOTO:
4 cristo

Everything Everywhere All at Once (2021) voto

Titolo di lavorazione: A Woman tries to do her Taxes
Regia: Daniel Kwan, Daniel Scheinert
Durata: 2 ore e 19 minuti
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Predator 2 (1990)

E’ il futuristico 1997 e Los Angeles è un inferno di lamiere roventi e palle sudate che neanche te lo immagini.

Se credi che una folle guerra tra bande criminali, formate da minoranze etniche, e la polizia locale sia abbastanza propaganda fascio-liberale, ti spagli di grosso perché sta per scendere in campo il negro più fottuto di tutti, lo stereotipo più azzardato dell’uomo nero, il Predator delle foreste tropicali con i rasta e le unghie incarnite che ha un solo obiettivo in testa: uccidere te e fottere tua figlia, possibilmente in culo.

Predador 2 (1990)
la migliore scena del film

Questo film è un esperimento della CIA sulla sopportazione del dolore per i prigionieri di Guantanamo; non c’è altra spiegazione.

Sopra le righe come Gianni Agnelli sulla cocaina, razzista come Suor Germana e profetico quanto Luigi Di Maio, Predator 2 è indubbiamente uno dei peggiori miglior sequel mai fatti nella storia del cinema (testimoniato anche dal titolo brasiliano, vedi sotto) e se la batte lì lì con quell’altra ciofeca cult di Robocop 2 con cui condivide l’abbandono totale del sottotesto politico del primo capitolo per un abbraccio mortale col più becero populismo liberale.

Di sicuro chi non è rimasto deluso dal film è Dannis Glover che se n’è uscito con la seguente folle dichiarazione:

Ero sui 42, 43 anni… nella migliore forma fisica della mia vita. Correvo sulla spiaggia, mi allenavo, tiravo su più pesi di adesso. Me la sentivo veramente calda in quel film.

VOTO:
2 spiagge e mezzo

Predador 2 (1990) voto

Titolo brasiliano: O Predador 2: A Caçada Continua
Regia: Stephen Hopkins
Durata: 1 ora e 48 minuti
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