Weird: The Al Yankovic Story (2022)

Biopic parodia sul famoso musicista parodico chiamato Alfred Matthew Yankovic, o più romanticamente “Weird Al”.

Tra rocambolesche ed effervescenti situazioni al limite dell’assurdo ed una carrellata di comparsate più o meno famose senza un vero capo né coda, il film si presenta per la verità come una fasulla reinvenzione a fini comici della prima parte di carriera di Weird Al.

Non è un capolavoro e non fa morire dal ridere, ma la simpatia del protagonista, interpretato da quel tappo di Harry Potter in forma fisica smagliante e con una piccola fica di peli sul petto che levati di torno, e il gioco a tirarla sempre fuori dal campo ne fanno un qualcosa di buono.

VOTO:
3 piccole fiche

Weird: The Al Yankovic Story (2022) voto

Titolo originale: Weird: The Al Yankovic Story (2022)
Regia: Eric Appel
Durata
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Chiara (2022)

Chiara d’Assisi fu una religiosa, e per molti versi rivoluzionaria, donna vissuta in pieno medioevo; famosa per essere stata collaboratrice e consorella di Francesco d’Assisi e per aver dato origine, senza volerlo, all’ordine delle Clarisse.

Entrambi provenienti da famiglie borghesi, Francesco da mercanti e Chiara addirittura dal conte Favarone di Offreduccio degli Scifi che, giudicando dalla lunghezza del cognome, doveva avere talmente tanti agganci da permetterle una vita lunga e d’agio, prospettiva totalmente svanita quando lei, appena diciottenne, fuggi di casa per votarsi al francescanesimo, alla povertà e al servizio di Cristo per i bisognosi.

Ovvi contrasti con le strutture ecclesiastiche, maschiliste, conservatrici e capitaliste, e persino con i francescani omini, portarono Chiara e le sue sorelle prima all’emarginazione e poi alla sottomissione al volere papale, senza mai ottenere pieno riconoscimento dei loro principi di uguaglianza e modestia di costumi.

Chiara (2022)

Vita, senza morte e miracoli, di Chiara, qui volutamente NON santa, e della sua ribellione, indubbiamente borghese, ma non per questo futile, contro la piramide sociale dell’epoca.

Questo film, dalla stessa regista di Cosmonauta, delizioso film che vidi tantissimi anni fa e poi nulla più, affascina sia per il rispetto linguistico (tutti recitano in volgare umbro medievale) che quello storiografico, nonostante i comprensibili scivoloni nel miracolistico volti probabilmente a giustificare la produzione Rai e la maggioranza silenziosa di teste a cucuzza che andrebbero preso e sbattute contro i muri come non ci fosse un domani.

Sì perché, come dimostra la parabola incendiaria dei pompieri Francesco e Chiara, non è mai possibile cambiare le cose dall’interno e si finisce per fare da “greenwashing” alle stesse gerarchie che si voleva smontare.

Come dice il vecchio adagio, non esistono poteri buoni.

VOTO:
4 vecchi

Chiara (2022) voto

Titolo russo: Кьяра
Regia: Susanna Nicchiarelli
Durata: 106 minuti

Pam & Tommy (2022)

Negli anni ’90 è successo che Pamela Anderson, famosa per aver interpretato la puppona bionda in Baywatch,  e Tommy Lee, famoso per avere un cazzo di dimensioni intimidatorie, fecero un filmino amatoriale molto zozzo che poi finì per vie misteriose nelle mani di milioni di persone sotto forma di VHS pirata.

Qui si racconta tutto quello che (forse) c’era prima, durante e dopo quest’evento pornografico; tra drammatizzazioni inevitabili e altre meno.

Pam & Tommy (2022)

8 episodi freschi freschi su un argomento zozzarello, ma che di zozzarello hanno ben poco, se tralasciamo qualche scorcio di zinne rifatte e un cazzo-grillo parlante.

Buono il ritmo e buone le interpretazioni, con Pamela e Tommy quasi identici agli originali, e un Seth Rogan che spicca per la proverbiale naturalezza con cui sfagiola le sue battute.

Tutto molto bello e tutto molto giusto, se non fosse che la serie subisce un radicale cambio di passo verso la merda quando dal terzo episodio in poi vengono messe alternativamente alla regia 3 donne.
Da quel momento in poi ogni episodio perde d’ironia, di vivacità intellettuale e vira completamente verso una pietosa quanto banalissima apologia del femminismo da quattro soldi, o per meglio dire falso-femminismo, tipico delle donnine perbene di buona famiglia che pensano d’essere tanto progressiste quando ti dicono che esiste il patriarcato e che gli uomini fanno schifo.

A cogliere le patate dovete finire, inutili bocchinare parioline.

VOTO:
3 inutili bocchinare parioline

Pam & Tommy (2022) voto

Titolo taiwanese: 潘與湯米 (Pān yǔ tāng mǐ)
Creatore: Robert Siegel
Durata: 8 episodi da 45 minuti

The Last Duel (2021)

Basato su una vicenda realmente accaduta, questo film si svolge durante la guerra dei cent’anni, proprio mentre Gatsu squartava mostruosi apostoli sadici come figli di mignotta, e narra le vicende di Matt Damon che duella in singolar tenzone Adam Driver per una questione di fama, soldi, potere e donne.

Qui ci troviamo di fronte a tre versioni delle stesse vicende, intercorse lungo circa un quinquennio, e tre racconti simili eppure differenti in molto.
I fatti accadono, sono gli stessi, ma sentimento e convinzioni emergono in maniera opposta e contrapposta tanto da poter dimostrare (se mai ce ne fosse bisogno, e non ce n’è) agli strunzi nello spettro autistico come Boldrin che snocciolare fatti come fossero la Verità quando invece al massimo possono essere solo uno spunto di riflessione da cui iniziare il percorso di ricerca, anche interiore, che porta ad una nuova e buona consapevolezza, orbene, che fare ciò è solo la dimostrazione plastica di una profonda immaturità e di una completa incomprensione di cosa sia il metodo scientifico.

Esattamente come gli scienziati medievali di corte sostenevano che da uno stupro non potesse nascere un bambino perché all’epoca si pensava che una donna dovesse orgasmare per concepire, una teoria tanto apparentemente giusta e progressista quanto assolutamente falsa e bislacca, tanto oggi i liberali con l’intelligenza di uno scolaro di terza media che studia dai gesuiti pensano che la ricetta sana per una buona economia sia la pura meritocrazia.
Ma lo sappiamo tutti che la meritocrazia non è democrazia, ma repressione.

VOTO:
4 Boldrin

The Last Duel (2021) voto

Titolo turco: Son Düello
Regia: Ridley Scott
Durata: 2 ore e 32 minuti
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John e la musica per gli alieni (2020)

John Shepherd è un americano di tarda età che ha avuto i suoi 15 minuti di fama negli anni settanta quando ha pian piano costruito una stazione radio ricetrasmittente da 60000 volts nella casa dei nonni nella speranza di entrare in contatto con gli extraterrestri.

Project STRAT (Special Telemetry Research And Tracking), questo il nome del suo eccentrico e costoso progetto, ha occupato tutta la sua giovinezza fino a quando, finiti i soldi dei nonni, John ha trovato altro su cui fissare la sua autistica attenzione.

John e la musica per gli alieni (2020)

Un cortometraggio veramente bello nella sua semplicità.

Senza rovinare la piccola sorpresa finale che quasi cambia il parere che il pubblico può essersi fatto sull’americano in questione, si può tranquillamente dire che il regista ha scelta una strada coraggiosa e non per questo meno fruttuosa del solito film su gente strana da osservare dal vetro di uno zoo, concentrando lo sforzo narrativo sulla costruzione di un profilo umano così distante da molti eppure così vicino al cuore.

VOTO:
4 kinder sorpresa

John e la musica per gli alieni (2020) voto

Titolo originale: John Was Trying to Contact Aliens
Regia: Matthew Killip
Anno: 2020
Durata: 16 minuti

Val (2021)

La carriera quarantennale di un sessantenne americano condensata in meno di 2 ore per la gioia dei fan di Val Kilmer; un attore considerato un po’ problematico, lavorativamente parlando, che ha avuto l’idea di girare un documentario sulla sua vita dopo un fulmineo cancro alla gola che lo ha lasciato afono (che è una pietra tombale per uno che dalla voce trae moneta sonante).

Dalla gioventù con ricco padre palazzinaro assente, fino alla ricerca di un suo personalissimo modo di esprimere la materia attoriale che non ha probabilmente trovato sbocco nella macchina Hollywoodiana, passando per una marea di filmini amatoriali della gioventù hitleriana di New York in cui militavano Kevin Bacon e Sean Penn, questo film raggiunge il suo massimo nei primi piani delle lunghe unghie dei piedi di Val.

Val (2021)

Il documentario non è affatto male e permette la conoscenza ravvicinata di un attore molto famoso e allo stesso tempo incredibilmente sconosciuto nella sua vera essenza… d’altra parte, chi lo è?

Seduti di fronte al piccolo schermo, vi sorprenderete nel conoscere una persona devota al lavoro ma anche eccentrica, con uno spiccato spirito indipendente eppure amante della famiglia, solitaria ed in contatto col suo lato spirituale ma con una foggia di vestiti che “Gay Pride, levati di torno”.

Un film bello e quasi commovente in parecchi frangenti, ma un po’ calante verso la fine.
Peccato.
Peccato soprattutto per l’assurda fede di Val in un dio che gli ha regalato un cancro alla gola.

VOTO:
4 gole

Val (2021) voto

Titolo russo: Вэл
Regia: Leo Scott, Ting Poo
Anno: 2021
Durata: 1 ora e 49 minuti

Chaplin (1992)

Charlie Chaplin ripercorre assieme all’editore della sua auto-biografia alcuni episodi fondamentali della sua intensa ed inaspettata vita.

Dall’infanzia negata a causa della povertà impostagli da uno stato classista, all’adolescenza laboriosa senza amore, fino all’immenso successo in terra americana dove non riuscirà mai a sentirsi pienamente appagato nel suo cuore infranto da mille pugnalate.

Tanti nemici, tante mogli, molto onore.

Chaplin (1992)

Lunghissimo biopic dallo stesso regista di Gandhi che l’anno dopo andrà incredibilmente ad interpretare John Hammond in Jurassic Park.

Il film, ampiamente basato sull’interessante autobiografia di Charlie Chaplin che lessi tanti anni fa, riesce nella titanica impresa di condensare un’intera vita dentro due ore e mezza di pellicola, mettendo in risalto alcuni frangenti fondamentali nella vita del creatore del Charlot “vagabondo”.

Un must per i cinefili, foss’anche solo per sbirciare nei dietro le quinte di vecchi capolavori del cinema muto; un buon film per tutti gli altri.

VOTO:
4 John Hammond

Chaplin (1992) voto

Titolo italiano completo: Charlot – Chaplin
Regia: Richard Attenborough
Anno: 1992
Durata: 143 minuti
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Leonardo: 1° stagione (2021)

Leonardo da Vinci, famoso e geniale artista italico del quindicesimo secolo, aveva la sfortuna di capitare involontariamente col cazzo dentro una serie di culi adolescenziali; e questo fu la sua più grande rovina.

Ovviamente dopo le donne sterili.
Maledette infime stregacce.

Leonardo: 1° stagione (2021)

Ricomposizione fantasiosa della vita di Leonardo che, in barba alla realtà storica, lo rende geniale per un motivo apparentemente banale, ma invece assolutamente azzeccato: non j’annava de lavora’.

Ma proprio che lui ha passato la vita intera a trovare il modo di fare i soldi col minimo sforzo e dedicare poi la maggior parte del tempo e del suo ingegno allo studio dei cazzi suoi, letteralmente e metaforicamente.

Leonardo, eroe egoista della classe borghese che si ribella allo status quo.

VOTO:
2 ribelli e mezzo

Leonardo: 1° stagione (2021) voto

Titolo indiano: liyonaardo
Ideatori: Frank Spotnitz, Steve Thompson
Stagione: prima
Anno: 2021
Durata: 8 puntate da 52 minuti

The Disaster Artist (2017)

Alla fine degli anni ’90 c’era uno strambo milionario americano che, stufo di una serie di rigetti degni della più sporca bulimica del Madagascar, si mise in testa di scrivere, produrre, girare, dirigere ed interpretare il miglior peggior film mai realizzato.

Ovviamente le sue intenzioni non erano esattamente queste, ma il destino è beffardo come una puttana che ti aspetta nel vicolo dietro casa per derubarti della paga giornaliera mentre ti massaggi dolcemente i testicoli pensando a Pavarotti che canta “Memole è il nome mio”.

E le vicissitudini al limite del paranormale che hanno accompagnato questa natività cinematografica entrata di diritto nella storia del Cinema sono la vergine creta con la quale è stato eretto questo monumento ad imperitura memoria della goffaggine umana di fronte al mistero dell’oscuro infinito.

The Disaster Artist (2017)

Imperdibile biopic per i fan del famosissimo film The Room; probabilmente meno fondamentale per un pubblico che ignori Tommy Wiseau e la sua “opera magna”.

Se da un lato appare indubbia la genuina volontà di portare sullo schermo una sorta di sigillo di riconoscimento verso il celebre artista cinematografico milionario dall’accento est europeo, bisogna anche dire che si percepisce anche quel fastidioso senso di superiorità che purtroppo attanaglia i cuori di chiunque diventi un devoto fan del film originale.

Comprendo che sia difficile girare un biopic rispettoso delle persone ritratte e dei loro sogni (per quanto ridicoli possano essere stati) che allo stesso tempo sia anche una chiara dichiarazione d’indipendenza verso un modo di fare cinema così pressapochista e supponente, ma non ci si può esimere dal provare una contraddizione emotiva, probabilmente irrisolvibile.

La cosa che però traspare, senza alcun dubbio, è la sproporzionata dose di sentimenti contrastanti che The Room è riuscito a suscitare lungo il suo travagliato viaggio sul pianeta Terra.
E questo non è poco.

VOTO:
3 pianeti Wiseau

The Disaster Artist (2017) voto

Titolo peruviano: The Disaster Artist: Obra maestra
Regia: James Franco
Anno: 2017
Durata: 104 minuti
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The Wolf of Wall Street (2013)

Storia un po’ romanzata e un po’ manco per la cippa di Jordan Belfort che era un gran figlio di puttana senza scrupoli e che alla fine dei giochi, mentre centinaia di migliaia di persone venivano fregate dei loro risparmi attraverso i suoi amorali investimenti in aziende civetta, è cascato in piedi facendosi solo un paio d’anni di galera e reinventandosi come motivational speaker.

W la giustizia.

The Wolf of Wall Street (2013)

Lunghissimo ed estenuante susseguirsi di scenette comiche che definire sopra le righe sarebbe riduttivo senza un reale spiegamento narrativo che porti il protagonista dal punto A al punto B.

Ammesso e non concesso che si possa scherzare e rendere “simpatici” un gruppo di psicopatici della finanza creativa che se fosse per me andrebbero bruciati in piazza dentro larghi pentoloni, la cosa che più stupisce è la forte noia che attanaglia i coglioni dello spettatore dopo l’ennesima vagina in primo piano e l’ennesima tirata di cocaina col culo che quindi porta alla ragionevole domanda sul senso ultimo di questo progetto.

L’unica cosa che mi viene in mente è che Martin Scorsese abbia fatto una scommessa tra amici e parenti su chi la faceva più grossa.
Perdendo.

VOTO:
2 cose grosse e mezza

The Wolf of Wall Street (2013) voto

Titolo cileno: El lobo de Wall Street
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2013
Durata: 180 minuti

Casinò (1995)

BombaKabum, ascesa, bombaKabum e caduta di Sam “Asso” Rothstein; uno scommettitore della mafia di Chicago il quale, dopo anni di onorato servizio malavitoso, si ritrovò a gestire il Tangiers casino di Las Vegas per conto delle famiglie criminali nel fruttuoso periodo temporale prima che le multinazionali prendessero il controllo della città del peccato più banale del cosmo che, ancora non ho ben capito perché, attira milioni di teste di cazzo i quali, con le loro monetine che dovrei ficcargli nel culo una alla volta, finanziano i peggiori crimini dell’umanità in cambio di un brividino mentre tirano giù la leva della slot machine senza accorgersi che così facendo stanno solo esprimendo la loro latente omosessualità.

Nel film compaiono in ordine sparso: parrucche, gettoni, lampadine, presse, mafiosi, prostitute, mazze da baseball, nanerottoli e James Woods.

Il caleidoscopico imbuto musicale composto da 63 canzoni suonate una appresso all’altra nel quale lo spettatore scivola senza soluzione di continuità, dalle prime splendide immagini dei titoli di testa (realizzati dal leggendario Saul Bass) alle ultime arrancanti note di una composizione costruita su fondamenta mobili, è sicuramente uno dei punti di forza di una pellicola che altrimenti mostrerebbe ben presto la corda a causa di un affastellamento narrativo, sicuramente giustificato sia dal percorso stilistico del regista e sia dall’ambientazione assurda di una città costruita nel deserto del Nevada dove luci e suoni non s’interrompono mai, ma che tutto sommato lascia rintronati senza un vero giustificato perché.

Probabilmente la maggior differenza col capolavoro precedente Goodfellas, del quale questo appare un ideale seguito non autorizzato e per certi versi meno riuscito, risiede nel protagonista.
Mentre lì si pativa assieme a lui lungo il solco della storpia vita di un manovale della criminalità, qui si fatica un po’ a stare al passo con uno che riesce difficile da definire con una definizione altra se non quella di malavitoso col disordine ossessivo compulsivo.

Rimane un buon film, ma è meno bello di quello che potrebbe sembrare a primo acchitto.
Come Las Vegas.

VOTO:
4 ex manovali

Casinò (1995) voto

Titolo originale: Casino
Regia: Martin Scorsese
Anno: 1995
Durata: 178 minuti

Quei bravi ragazzi (1990)

Vera storia del mafioso italo-irlandese Henry Hill che dagli anni ’50 al 1980 ha “lavorato” per il boss locale Paulie commettendo ogni possibile reato fino a quando non è finito a fare l’informatore per l’FBI pur di salvare la pellaccia da una carcerazione pluridecennale o, peggio ancora, un colpo in testa senza preavviso dai suoi amici mafiosi timorosi che Henry potesse cantare mandandoli bevuti, come poi effettivamente ha fatto.

Quei bravi ragazzi (1990)

Chiaramente macchiettistico e sopra le righe come esige un film che narra le vicende di un pericoloso gruppo di clown dell’esistenza e considerato da molti come uno dei migliori film della storia del cinema, Goodfellas può essere tranquillamente considerato uno dei miglior film sulla mafia italo-americana perché riesce a rappresentarla per quello che era realmente, ovvero la coalizione più o meno spontanea di una sezione demografica statunitense tagliata fuori dall’american dream che ha quindi deciso di appropriarsene con i violenti mezzi a disposizione ed una buona dose d’ignoranza.

Dimenticati quindi gli orpelli lirici ed involontariamente celebrativi di film come The Godfather, la pellicola segue da vicino le vicende di un gruppo di manovalanza criminale che alterna senza soluzione di continuità assassinii, grigliate di salsicce, droga, pasta al sugo e mignotte in un caleidoscopico susseguirsi di musiche e colori nauseanti come i vestiti di questi orribili mafiosi e il pesante trucco delle loro mogli cornute.

VOTO:
5 spicchi d’aglio tagliati finissimi per farli sciogliere nel sugo

Quei bravi ragazzi (1990) voto

Titolo originale: Goodfellas
Regia: Martin Scorsese
Anno: 1990
Durata: 146 minuti