Il medioevo giapponese è un periodo infinito che si estende per tipo 800 anni, fino alla metà del 19° secolo, quando le corazzate e i cannoni americani hanno esportato un bel po’ della loro democrazia anche nella terra del sol levante costringendo l’imperatore ad aprire il suo paese al commercio e alle rotte straniere a cui si erano opposti per tanti anni in un isolazionismo coglione ma tutto sommato pacifico.
E in questo adorabile contesto bucolico girovagava un massaggiatore cieco con un’abilità straordinaria con la spada a cui nessuno, ripeto, nessuno doveva cacargli il cazzo altrimenti finiva a pezzi come un cagnaccio bastardo.
Giunto in una cittadina vessata dalla malavita di due bande rivali e incontrate due geishe in cerca di vendetta e un ronin con la moglie malata di Covid, il nostro Ichi alzerà un tale casino che manco il Capodanno napoletano.
Undicesimo film per il Kitanone nazionale e prima incursione cinematografica nel periodo Edo, dopo una ventina d’anni dal celebre Takeshi’s Castle televisivo.
Basato sul personaggio di finzione Zatoichi a cui più di 20 film hanno dato spazio, questo strano esperimento al limite tra commedia, dramma e musical appare indubbiamente riuscito, anche se non perfetto.
Questo perché le vicende dei vari personaggi che s’intersecano nel breve lasso di tempo durante il quale si svolge la storia risultano sì interessanti, ma non sempre perfettamente intersecate, anche per via di alcuni salti temporali non perfettamente convincenti.
Resta comunque un film godibilissimo ed indubbiamente un buon viatico per chi non conosce ancora la filmografia del regista giapponese su cui ho basato la mia tesi di laurea.
VOTO:
3 castelli e mezzo
Titolo originale: 座頭市
Regia: Takeshi Kitano
Durata: 1 ora e 56 minuti
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