Il cameraman e l’assassino (1992)

Una piccola troupe cinematografica vuole girare un piccolo documentario indipendente sulle gioie e i dolori quotidiani di un piccolo serial killer, Ben.

Ben, dal canto suo, è ben contento di spiegare per filo e per segno tecniche e preferenze: la densità ossea dei nani, i postini con le pensioni e le vecchie coi soldi sotto al materasso sono argomenti sui quali tutti ci siamo interrogati almeno una volta nella vita, ma che non abbiamo mai avuto la fortuna di venire sviscerati da un professionista, ed ecco quindi spiegato il senso del cinico documentario.

Colpo dopo colpo, ammazzamento dopo ammazzamento, situazione paradossale dopo situazione paradossale, Ben infonde il suo spirito ribelle nei membri della troupe facendo pian piano salire loro la scimmia della violenza e tramutandoli da semplici spettatori a complici dei delitti.

Il cameraman e l'assassino (1992)

Divertentissimo falso documentario con cui difficilmente si riesce a ridere.

Questo perché è la classica (oggi, non all’epoca dell’uscita) commedia nerissima che tenta la strada del grottesco e della repulsione per veicolare un messaggio; sia questo l’impossibilità dell’imparzialità dell’occhio scrutatore, il velato voyeurismo del pubblico generalista, o il più o meno involontario interventismo del testimone nello svolgersi degli eventi.

Recitato in maniera naturalistica, nonostante sia una delle cose più costruite mai viste, e con numerosi momenti di spaesamento politico, tra l’avallare le posizioni avanguardiste del killer Ben e il rigettarne le stupide regressioni infantili, C’est arrivé près de chez vous è un’ottima pellicola che giustamente è diventata un film cult e de paura.

VOTO:
4 Rokko Smitherson

Il cameraman e l'assassino (1992) voto

Titolo originale: C’est arrivé près de chez vous
Regia: Rémy Belvaux, André Bonzel, Benoît Poelvoorde
Durata: 1 ora e 35 minuti
Compralo: https://amzn.to/3JhpyFl

Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi (2022)

Il 22 giugno 1983 io avevo da poco smesso di cacarmi addosso mentre Emanuela Orlandi, una ragazza di 15 anni, veniva rapita in pieno centro a Roma da non si sa chi per farci non si sa cosa.

Da allora le polemiche riguardo questa scomparsa mai risolta sono state molte e molte sono state le ipotesi e le piste investigative messe sul tavolo: dai terroristi internazionali alla banda della Magliana fino al più classico dei classici: le orge pedofile in Vaticano.

Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi (2022)

Docuserie un pelo più interessante della visione stereoscopica del buco del culo di Anna Falchi.

Si parla molto, tanti si sbrodolano addosso, ma alla fine non se cava un ragno dal buco del culo di Anna Falchi e si rimane col dilemma su che cazzo sia successo a questa giovane cittadina vaticana.
Che fosse o meno l’intento della serie, a me frega cazzi porco dio; non potete farmi vedere 4 ore di una roba che sembra Stargate di Roberto Giacobbo.

VOTO:
3 Giacobbo

Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi (2022) voto

Titolo originale: Vatican Girl: The Disappearance of Emanuela Orlandi
Scritto da: Aurelio Laino?
Durata: 4 episodi da 1 ora

D.B. Cooper: Where Are You?! (2022)

Il 24 novembre 1971 un uomo di circa 40 anni, vestito come un impiegato della city londinese, s’imbarco a Portland sul volo 305 della compagnia aerea Northwest Orient diretta a Seattle.
Le sue intenzioni erano criminali, ovvero: prendere tutti in ostaggio con una bomba, farsi consegnare 200mila dollari e 4 paracadute per tuffarsi poi nel vuoto dalla scaletta posteriore dell’aereo.
E incredibilmente ci riuscì.

Questo documentario, che sembra più una seduta psicologica per uno dei cacciatori di misteri ivi protagonisti, non riesce ad entusiasmare minimamente e anzi rivela neanche troppo velatamente la solitudine mentale nella quale certi soggetti, anche ai comandi d’importanti realtà istituzionali, sono rintanati come un paguro bernardo dentro la fica di vostra madre.

VOTO:
2 paguri rintanati

D.B. Cooper: Where Are You?! (2022) voto

Titolo: D.B. Cooper: Where Are You?!
Regia: Marina Zenovich
Durata: 4 episodi da 45 minuti

Il pianeta preistorico (2022)

I dinosauri sono una di quelle cose che tutti sanno, ma che nessuno conosce e questa mini serie vuole portare all’attenzione del grande pubblico un po’ di quella vita variegata che è esistita nel Cretaceo.

Le coste, il deserto, le acque dolci, i paesaggi ghiacciati e le foreste sono i cinque habitat scelti per mostrare che questi animali preistorici hanno attraversato paesaggi a noi familiari e che quindi si sono dovuti scontrare con le nostre stesse difficoltà d’adattamento trovando soluzioni alternative a quelle del condizionatore e il capotto Canada Goose.

Probabilmente non vi sconvolgerà l’esistenza, si è visto roba simile già in passato su altri canali, ma è fatto bene, è narrato da quella vecchia sagoma di David Attenborough e se riuscite a vederlo tutto in maratona in meno di 3 ore vi verrà recapitata una bambola con le fattezze di una schiava negra caraibica del 18 secolo; un grazioso souvenir da mostrare ai vostri ricchi ospiti liberali che verranno a cena.

VOTO:
3 bambole e mezza

Il pianeta preistorico (2022) voto

Titolo originale: Prehistoric Planet
Presentatore: David Attenborough
Durata: 5 puntate da 40 minuti

The Staircase (2004 – 2018)

Michael Peterson è uno scrittore americano con ampia e variopinta famiglia composta di mogli, figlie e figli (suoi e adottati) che si è ritrovato di botto dentro l’inferno del sistema giudiziario americano, corrotto e ingiusto come solo qualcosa che precede la rivoluzione francese può essere agli occhi di un cittadino contemporaneo.

Accusato di aver ucciso la sua seconda moglie per un litigio scaturito dalla rivelazione della sua bisessualità succhia cazzi, Peterson avrebbe inflitto ripetuti colpi alla testa della vittima con un oggetto contundente per poi lasciarla esanime ai piedi della scala di casa fino alla morte, sopravvenuta un paio d’ore dopo, o almeno questo è quello che l’accusa sostenne in tribunale.

Dal canto suo, Michael ha sempre negato questa ricostruzione e, pur ammettendo di aver vissuto una doppia vita per una repressa omosessualità, afferma di aver sempre amato sua moglie e di non aver avuto nessun motivo di compiere un tale gesto; quello che è successo, dice la difesa, è piuttosto il risultato di una serie di sfortunati eventi che hanno portato la donna a perdere l’equilibrio, sotto effetto dell’alcool, finendo per sbattere la testa sui gradini della scala.

La verità ovviamente non la sapremo mai.

The Staircase (2004 - 2018)

Documentario che abbraccia la discesa agli inferi di un uomo risoluto e pieno di vitalità e la sua risalita dopo 8 anni come guscio svuotato e crepato avendo perso quasi completamente quel briciolo di speranza che riponeva nel sistema giudiziario.

Tra prove fabbricate ad arte, invettive contro gli omosessuali che neanche nel 1957 e un procedimento investigativo per deduzione che ha condotto il procuratore distrettuale dal suo preconcetto negativo verso i ricchi frocioni fino alla ricostruzione degli avvenimenti, The Staircase val bene una messa.

Non lascia a bocca aperta né per tecnica e né contenuto, ma vedere la distruzione di un uomo per mano della cosiddetta “Giustizia” resta comunque un boccone amaro da mandar giù.

VOTO:
4 giustizie

The Staircase (2004 - 2018) voto

Titolo originale: Soupçons
Regia: Jean-Xavier de Lestrade
Durata: 13 episodi da 47 minuti
Compralo: https://amzn.to/3NpyzMH

Night Stalker: caccia a un serial killer (2021)

Ricardo Leyva Muñoz Ramirez è stato un americano figlio d’immigrati messicani che si è distinto per la brutalità dei suoi crimini e la totale mancanza d’empatia verso le sue vittime.

Una dozzina d’omicidi, altrettanti tentati e un’abbondante spolverata di violenze sessuali contro donne, vecchie e bambine sono la lista della spesa per questo personaggio che nei favolosi anni ’80 californiani venne soprannominato “The Night Stalker”, il molestatore notturno, dagli avidi e spietati mezzi di comunicazione che, assetati di fluidi corporei come liceali del Mamiani di Roma, crearono l’ennesimo mostro da sbattere in prima vagina pagina.

Night Stalker: caccia a un serial killer (2021)

 

Serie televisiva banalotta e senza verve che tenta di spaventarti con gli efferati crimini di un poveraccio brutalizzato dalla vita al punto tale di sviluppare una personalità schizoide e allucinata.

Più volte associato al satanismo e stronzate simili per la sua bambinesca voglia di stupire con pentagrammi dipinti sulle mani, Richard Ramirez è stato piuttosto l’esempio perfetto di cosa costruisce una società ingiusta e violenta come quella americana: padre immigrato e alcolizzato, violenze domestiche, difficoltà economiche e cugino berretto verde dell’esercito americano che perpetrò impunemente crimini di guerra contro i poveri vietnamiti che al confronto i cosiddetti “crimini di Bucha” in Ucraina fanno ridere i polli.

Patetici i poliziotti incompetenti che non sono riusciti a fare un cazzo per 13 mesi fino a quando sono stati i cittadini di un quartiere povero di Los Angeles a prendere l’assassino.
Perché il popolo mai sarà sconfitto.

VOTO:
2 liceali del Mamiani assetati di fluidi corporei

Night Stalker: caccia a un serial killer (2021) voto

Titolo originale: Night Stalker: The Hunt For a Serial Killer
Regia: Tiller Russell e James Carroll
Durata: 4 episodi da 45 minuti

Tiger King (2020)

Siccome il nome Joseph Schreibvogel era troppo difficile da pronunciare, il protagonista di questa stramba serie se l’è prima cambiato in Joe Exotic e poi, in un macabro rituale cannibalesco si è appropriato del cognome dei suoi mariti divenendo Joseph Allen Maldonado-Passage.

Ma a noi che ce ne frega?
E avete ragione: come cazzo faccio a darvi torto quando il mondo va a rotoli e l’unica preoccupazione di Matteo Renzi è vendere il suo libro scritto in un italiano da ragazzo di seconda liceo?

Mettiamola così, se vi sentite soli e rassegnati all’inevitabile fine, regalatevi una buona dose di risate guardando questa breve e non stupida serie incentrata su degli strambi personaggi alle prese con felini di grandi dimensioni che tentano di mascherare una profonda inadeguatezza alla vita con cazzi felini di grandi dimensioni.

VOTO:
3 cervellini di grandi dimensioni e mezzo

Tiger King (2020) voto

Titolo esteso: Tiger King: Murder, Mayhem and Madness
Regia: Eric Goode, Rebecca Chaiklin
Durata: 7 episodi da 45 minuti

Tiny World (2020)

Tu che cammini tronfio come uno stronzo su questa terra di fango e merda, tu te lo sei mai chiesto quante creature calpesti sotto le tue unghie marcescenti?

Non molte a dire la verità, ma ciò non toglie che c’è un’infinità di vita che sfugge ai nostri occhi e che non vede l’ora d’essere estinta per fare spazio al vostro SUV.

E questi 6 episodi di una serie piccolina piccolò ci rivelano 6 ecosistemi, dalla giungla al giardino di casa passando per la savana e altri habitat che a te in effetti non è mai fregato un cazzo, stracolmi di vita minuscola come il cazzetto che ti ritrovi.

Una “stracolmità” degli stracolmi che però non viene molto esplorata, un po’ per il tono molto leggero dell’opera e un po’ forse per mancanza di esperti di un certo calibro tra i realizzatori.

Buono, ma poco a confronto di altre robe più famose con David Attenborough.

VOTO:
2 David e mezzo

Tiny World (2020) voto

Titolo messicano: Pequeñas maravillas
Scritto: Tom Hugh-Jones
Durata: 6 episodi da 30 minuti circa

Class Action Park (2020)

Documentario molto carino che ripercorre la stramba storia anni ’80 di come un imprenditore americano senza scrupoli, dopo aver depredato ignari piccoli investitori a Wall Street con tecniche di “pump and dump”, se ne sia uscito con l’idea malsana di costruire un parco di divertimenti acquatico al cui interno regnavano le regole del liberismo, ovvero che non ci sono regole e se te ne esci col collo rotto sono cazzi tuoi perché la vita è tua e io non voglio averci niente a che fare dopo che ti ho spillato 20 dollari per il biglietto d’entrata.

E tutto questo menefreghismo al limite della sociopatia lo chiamo “libertà” cosicché ti convinco a parteggiare per me che sono il tuo crudele padrone.

Coglione.

Molte riprese d’epoca e molto dolore dei familiari coinvolti fanno da contorno a quello che sembra essere un bel tutto nella realtà parallela del 1985 di Biff Tannen.

VOTO:
3 Biff Tannen e mezzo

Class Action Park (2020) voto

Titolo canadese: Action Park: À vos Risques et Périls
Regia: Seth Porges, Chris Charles Scott III
Durata: 1 ora e 30 minuti

Il truffatore di Tinder (2022)

Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.
Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.
Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.
Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.
Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.
Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.
Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.
Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.
Simon Leviev è un truffatore liberal-capitalista.

Un pezzo di merda che, in una società più giusta, sarebbe processato in piazza dal tribunale del popolo per crimini contro la persona e il convivere civile e quindi, dopo un’infinita serie di calci in culo per le strade cittadine, verrebbe impiccato per i coglioni finché morte non ci separi.

E invece uno così, con gli abiti firmati e la voglia di far baldoria nei locali giusti e la guardia del corpo e le storie instagram e i ristoranti costosissimi e una cultura da cabarettista, incarna perfettamente quell’ideale liberal-capitalista che la società di merda in cui ci troviamo non fa altro che glorificare dal glory hole in cui la madre vostra tira pompe a destra e manca come non ci fosse un domani.

Il truffatore di Tinder (2022)

Interessante documentario sul personaggio Simon Leviev che, nato Shimon Yehuda Hayut da una famiglia di sporchi e insipidi religiosi che hanno indubbiamente piantato il seme della gramigna che è loro figlio, si è distinto per numerosi crimini ai danni di donne sole e con poco cervello che gli hanno prestato decine se non centinaia di migliaia di euro pensando d’aver trovato il principe azzurro e invece avevano trovato il Capitalismo.

Un film non male.

Invece voi, figli di mignotta liberali, venite qui che vi faccio un culo come una capanna.
Troie del sistema ingorde di sperma monetario, vi ci strozzo con quel boccone rancido.

VOTO:
3 troie del sistema ingorde e mezza

Il truffatore di Tinder (2022) voto

Titolo: The Tinder Swindler
Regia: Felicity Morris
Durata: 1 ora e 54 minuti
Compralo: https://amzn.to/3tEr0dx

Mondi alieni (2020)

Documentario in quattro puntate che tenta, con fortune alterne, di rappresentare possibili realtà evolutive su pianeti lontani dal nostro.
Pianeti che possono aver sviluppato forme di vita aliene non solo come semplice definizione, ma soprattutto come concezione della realtà quotidiana fatta di uova, sperma, spore e tua madre.

In questo caleidoscopio di bizzarrie più o meno accettabili troviamo balene volanti, insetti carri armati, palloni gonfiati, scimmie elastiche e super-cervelli senza spina dorsale.

Bellino, anche se mette in campo la tecnica Neil Breen di riciclare e riciclare e riciclare quei 5 minuti di filmato buono; quasi più interessanti gli inserti sul pianeta Terra.

VOTO:
2 insetti scimmia gonfiati super cervelli senza spina dorsale

Mondi alieni (2020) voto

Titolo: Alien Worlds
Durata: 4 episodi da 45 minuti

When the Levees Broke (2006)

Il 23 agosto del 2005 un uragano di categoria 5, quella più grande e devastante, si formò nel mar delle Antille mettendosi in rotta di collisione con isole, isolotti e terraferma e portando tutta la sua potenza in aree densamente popolate, con le conseguenze che è facile immaginare.

Il 28 agosto raggiunse New Orleans, una città per la stragrande maggioranza sotto il livello del mare e quindi a rischio inondazioni ma, e qui viene il “bello”, senza un’adeguata protezione come esiste in paesi civili, vedi Olanda, che non spendono il 10% del budget annuale in armamenti ma in dighe e politiche di stampo socialista.

Anche se la città della Louisiana che ha ospitato per anni il genio incompreso chiamato Tommy Wiseau era stata in parte abbandonata dai cittadini, come le amministrazioni liberiste avevano e hanno sempre abbandonato il popolo che le foraggia, molti erano però rimasti indietro; chi perché scettico del pericolo, chi perché anziano o infermo o incapace di deambulare e chi, ancora più tristemente, perché così povero ed escluso dalla vita civile da non avere i mezzi economici per affrontare un esodo.

Un numero incalcolabile di danneggiamenti hanno fatto sprofondare ancora di più nella merda una delle città più disagiate degli Stati Uniti e e circa 700 persone sono morte; questo documentario è dedicato alla loro memoria.

When the Levees Broke (2006)

Lungo e dettagliata opera di Spike Lee che analizza punto per punto, e a volte forse si accusa questo didascalismo, il letterale disastro dell’amministrazione fascio-liberista di Bush figlio che è sempre stata pronta a fare la guerra ad un popolo di beduini all’altro capo del mondo mentre si è trovata incapace o peggio ancora disinteressata ad intervenire per salvare cittadini americani che annegavano a poche centinaia di chilometri dalla capitale.

Tantissime interviste che disegnano una costellazione di volti multi razziali, multi culturali e multi classe si affastellano senza un minuto di pausa per ben 4 ore lasciando lo spettatore senza fiato come lo è chi fugge da un uragano; una soluzione probabilmente solo accidentale, ma che alla fine, nonostante uno avrebbe qualcosa da ridire sullo stile da horror vacui caciarone caciottaro di Spike Lee, non lascia indifferenti.

Più potente nella prima parte, fino al racconto del disastro con i patetici argini di lamiera che hanno prevedibilmente ceduto, e meno coinvolgente nella seconda dove si parla del come tante persone siano morte non tanto per l’uragano in sé ma per la mancanza di cibo, acqua e cure mentre l’esercito più grande e più ricco del mondo sedeva nelle sue basi sparse in tutto il globo.

Da vedere se interessati all’argomento o molto politicizzati contro i fascio-liberali perché non è bellissimo e non trascende i confini del documentario per diventare film…

…e però anche dopo 20 anni resta toccante e indimenticabile il racconto dell’afroamericano che ha visto morire davanti ai suoi occhi l’anziana madre in carrozzina, piegata su sé stessa sotto un sole cocente, mentre aspettavano invano gli autobus governativi di trasferimento.

VOTO:
3 caciotte

When the Levees Broke (2006) voto

Titolo esteso: When the Levees Broke A Requiem in Four Acts
Regia: Spike Lee
Durata: 4 atti da 1 ora
Compralo: https://amzn.to/3hiF4Cy