Train to Busan (2016)

Un padre tutto prono a succhiare il cazzo del liberismo capitalista non si rende conto che sua figlia comincerà ben presto ad odiarlo talmente tanto da desiderare più di ogni altra cosa al mondo che essere pisciata in faccia da un gruppo di figli di papà prima d’essere brutalmente stuprata a ripetizione senza il minimo briciolo d’amore.
Quell’amore che lei tanto desiderava dal padre prono a succhiare il cazzo del liberismo capitalista.

E no, non stiamo parlando di casa Calenda, ma dell’invasione zombie in Corea del sud che coglie di sorpresa i nostri protagonisti mentre sono in treno da Seul a Busan, senza scalo ad Orte e senza noccioline.

Sangue, spaventi, urla, tradimenti, pentimenti, sacrifici, dentifrici e molto, ma molto rimpianto di queste due ore della vita mia.

Train to Busan (2016)

NCS ragazzi. Non Ci Siamo.

Nonostante una buona realizzazione tecnica ed alcune simpatiche trovate, tipo il plotone di soldati zombie alla stazione Daejeon che sburrano panna montata quando odono qualcuno pronunciare “carmelitane scalze”, la sensazione è di aver già visto tutto e tutti, perlomeno per chi ha effettivamente già visto qualsiasi altro film zombie.

Chi invece è appena sceso sul pianeta Terra e non ha idea di cosa sia un morto vivente, allora forse questo film riassumerà bene qualche decennio di narrativa al riguardo.

VOTO
2 figlie di Calenda e mezza

Train to Busan (2016) voto

Titolo originale: Busanhaeng
Regia: Yeon Sang-ho.
Durata: 118 minuti
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La serie Amityville (1979-2021)

Prima di affrontare quest’impresa degna dei peggiori pappataci di Las Vegas, non avevo idea che questa serie di film non avesse assolutamente un filo logico, ma che in realtà fosse un modo per riciclare i soldi delle tasse evase degli imprenditori liberali straccioni che, usando il franchise “Amityville”, hanno sfornato una serie di pellicole basate sulle più improbabili sceneggiature che nel migliore dei casi risultano simpaticamente folli e nel peggiore sono invece un affronto alla fame nel mondo coi bambini neri con la pancia gonfia e privati persino della voce della speranza.

Ecco a voi lo scempio:

Amityville Horror (1979)

Amityville Horror (1979)

A Long Island nel 1974 c’è una bella villona dove Ronald DeFeo Junior ha ammazzato tutta la sua famiglia perché posseduto da presenza demoniache.
Neanche il tempo di smacchiare i muri dal sangue che la famiglia Lutz decide di penetrare con tutte le scarpe nella casa degli orrori… perché con un prezzo così non ci si può lasciar sfuggire l’affare.
Ovviamente se ne pentiranno; non tanto per la stanza demoniaca sotto le scale del sotterraneo, quanto per gli spifferi dei vecchi serramenti.
Famoso per aver ispirato il padre omicida con l’accetta in The Shining.

Amityville Possession (1982)

Amityville Possession (1982)

La famiglia Montelli è veramente un casino, ma per fortuna ci pensa il primogenito Sonny a mettere a tacere quelle malelingue che lo dipingevano come uno che si fotteva la sorella nella casa stregata di Long Island.
Perché lui non la fotteva, bensì la perculava, che è ben diverso.
Veramente particolari alcune sequenze, tipo la possessione di Sonny.
La stanza demonica si è trasferita dal sottoscala alla parete di fondo, dentro un guardaroba.

Amityville 3D (1983)

Amityville 3D (1983)

John Baxter non crede ai fantasmi e quindi decide di acquistare la vacante casa degli orrori di Long Island, costruita sopra un cimitero indiano; a pagarne le conseguenza saranno tutti tranne lui, il che fa ridere più che spaventare.
Molto o forse tutto il senso del film è nel 3D che purtroppo si è perso con il passaggio al piccolo schermo; se ne capisce la presenza dai numerosissimi oggetti schiaffati in primissimo piano come i cazzi in bocca a tua madre.
Nel frattempo la stanza demonica è diventata un pozzo senza fondo nascosto sotto le assi di legno del sotterraneo.

Amityville Horror – La fuga del diavolo (1989)

Amityville 4: The Evil Escapes (1989)

Un drappello di preti si arma di crocifissi e acqua santa per debellare il maligno dalla casa stregata e finiscono per farlo fuggire dentro una lampada a piantana che viene comprata da una vecchia bacucca per regalarla alla sorella semi-ricca che vive in California.
Ecco quindi che la stanza demoniaca è diventata una lampada che infesta una nuova dimora e comincia a far casini con signora anziana, figlia di lei e figli di figlia di lei.
Una scogliera sul mare e un cavo della corrente lungo 37 metri aiuteranno i nostri beniamini a cacciare il mostro dalle loro vite.

Amityville – Il ritorno (1990)

The Amityville Curse (1990)

Un gruppo di amici speculatori vuole fare il colpaccio: comprare una villa derelitta a poco prezzo, ristrutturarla con le loro manine sante e poi rivenderla al doppio di quanto l’hanno pagata.
Purtroppo la stanza demoniaca è diventata un confessionale maledetto nel quale 15 anni prima un prete è stato barbaramente assassinato a suon di pistolettate e non vi sarà pace sulla Terra fino a quando Gianni Riotta non verrà scaraventato giù dal dirupo con tutti gli altri neonati deformi e mongoloidi di cui dobbiamo disfarci al più presto se vogliamo purificarci da tale monnezza.

Amityville 1992: It’s About Time (1992)

Amityville 1992: It's About Time (1992)

Un architetto entra in possesso di un antico orologio cinquecentenario e decide di metterlo in bella mostra nel soggiorno di casa dove ogni tanto si ciula una donnetta da 4 lire con la promessa di trattarla con i guanti quando invece il suo unico scopo è posizionare il suo pene tra le sue tette rifatte per poi sburrarle copiosamente nell’arco di 7 appassionati secondi di urla disumane.
I figli liceali sentono tutto e tacciono, come è giusto che sia, mentre un puzzo demoniaco si spande per casa.
E non è merda.
La stanza demoniaca è sia l’orologio che tutta casa.

Amityville: A New Generation (1993)

Amityville: A New Generation (1993)

Un maldestro gruppo di fighetti sfigati che vivono in un loft diviso con pareti di cartongesso devono fronteggiare la puzza di merda che il fotografo Keyes ha portato in casa prendendo un vecchio specchio pacchiano da un barbone accampato di fronte al fast-food.
Ma la puzza di cadavere è il male minore di questo manufatto misterioso visto che in realtà siamo di fronte alla famosa stanza demoniaca sotto mentite spoglie.
Correlazione zero con il film originale, ma grande emozione nel vedere un non ancora pelato Terry O’Quinn nei panni dell’investigatopo.

Amityville Dollhouse (1996)

Amityville Dollhouse (1996)

Uomo e donna usciti da precedenti matrimoni si accoppiano per non dover crescere i rispettivi figli da soli.
Andati a vivere nella gran casa costruita dall’uomo gran testa di cazzo, cominceranno presto a vivere episodi al limite del paranormale a causa della stanza demoniaca che ha preso le sembianze di una casa delle bambole che riproduce in scala quella del film originale.
Molto particolare la sottotrama della donna che si masturba pensando al figlio adottivo.

The Amityville Horror (2005)

The Amityville Horror (2005)

Che dire?
E’ il remake dell’originale con meno sudore e senza la moglie minorenne con le treccine e il maglione di due taglie più grande a suggerire una minutezza fisica tipica delle pubescenti.
E quindi non riesce ad interessare minimamente lo spettatore che invano attenderà fino all’ultimo minuto per una risata malefica del suo io interiore, qui a rappresentare la stanza demoniaca.

The Amityville Asylum (2013)

The Amityville Asylum (2013)

La povera Lisa viene assunta nel manicomio “Grandi speranze” come assistente spazzolatrice di pavimenti e come tale dovrà subire le più profonde angherie da parte di colleghi e pazienti che la perculeranno mentalmente e fisicamente fino a quando la verità non verrà a galla.
Sì, perché il manicomio è stato costruito sopra un cimitero indiano e mannaggia la madonna ladra questa storia è più riciclata del culo di tua madre.
La stanza demoniaca qui è uno spazzolone del cesso.

Amityville Exorcism (2017)

…da vedere…

Amityville – Il risveglio (2017)

Amityville - Il risveglio (2017)

La famiglia Walker è composta da madre fil di labbra, figlia emo e figlio in stato vegetale irreversibile piedi torti e mani a pugno.
Trasferitisi in una bella casona grande grande, devono però fare i conti con i misteri grandi grandi che aleggiano tra quelle quattro mura.
Misteri e paurose perplessità sembrano far tornare ai fasti del passato il giovane vegetale… ma sarà tutto oro quel che luccica?
La stanza demoniaca è un pappagallo per pisciare.

Witches of Amityville Academy (2020)

Witches of Amityville Academy (2020)

Siamo alla follia oramai e i collegamenti con il primo film sono talmente esili che mi ci potrei fare il filo interdentale.
Qui una giovane ragazza decide che comandare è meglio che fottere e quindi va a scuola di streghe dove non le viene insegnato assolutamente nulla, ma riuscirà comunque a fare molto male alle streghe cattive e a Botis, il demone che hanno invocato ungendosi le fiche con olio di palma.

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La storia infinita (1984)

Bastian Balthazar Bux, con un nome così, poteva solo che diventare lo zimbello della scuola.

Se a questo aggiungiamo un padre assente per lavoro e una madre assente per decesso, ecco che il giovine Bastiano tenta il tutto per tutto rifugiandosi fisicamente nella soffitta della scuola e mentalmente in Fantasia, un mondo aldilà dell’immaginazione dove succedono cose assurde, tipo che uno non devo lavorare 40 anni per mangiare e avere un tetto sopra la testa.

Siccome però il nulla di Giorgia Meloni sta invadendo Fantasia portandosi via i diritti acquisiti con un bel colpo di spugna, ecco che Bastian dovrà farsi carico del grande fardello della nostra contemporaneità, mettere finalmente un punto a quella cazzata economica chiamata Liberismo.

La storia infinita (1984)

Famosissimo film fantasioso e brioso che dalla sua ha indubbiamente una grande produzione, con effetti speciali strambi ma certamente memorabili, ma che purtroppo è scritto con i piedi devastati dall’artrite reumatoide.

Senza capo né coda, zeppo di scenette che si susseguono l’una all’altra con soluzione di continuità ruvida come la carta vetrata sulla cappella fresca di tuo padre ed un cane volante che vorrebbero farci credere essere un drago.

Lo scrittore della storia originale non fu molto contento dei numerosi rimaneggiamenti apportati e si espresse con parole molto dure:

Auguro la peste ai produttori.
Mi hanno ignorato.
Quello che mi hanno fatto è una sozzura a livello umano, un tradimento a quello artistico.

La peste non arrivò, però Wolfgang Petersen è morto di cancro al pancreas nell’agosto del 2022 nella sua bella casetta Brentwood, Los Angeles.

VOTO:
3 cani volanti

La storia infinita (1984) voto

Titolo originale: Die unendliche Geschichte
Regia: Wolfgang Petersen
Durata: 1 ora e 42 minuti
Compralo: https://amzn.to/3SibGhl

Brutti, sporchi e cattivi (1976)

Roma negli anni ’70 era una città gonfia di miseria e menefreghismo e quel poco che la giunta di sinistra a guida comunista riuscì a fare durante i pochi anni al governo della città eterna sono stati solo una goccia nel mare del magna magna istituzionalizzato che Roma rappresenta da praticamente 2000 anni.

E in questo film, sulla collina Monte Ciocci, a pochissimi passi dal Vaticano, a mettere in scena tutto quel carico di dolorosi scappellotti in pieno volto, abbiamo una folta manata di personaggi così borgatari che siamo oltre il neorealismo e andiamo a sondare il terreno del ridicolo e della macchietta.

Tra questi, c’è l’immigrato terrone Giacinto e la sua numerosa famiglia di piedi neri i quali, tutti assieme come nella prigione a cielo aperto chiamata Gaza, vivono in una baracca di mattoni e lamiere condividendo giacigli e sofferenze come neanche durante la repressione guerrafondaia nazista del governo ucraino golpista contro i civili russofoni del Donbass.

Ma Giacinto ha un asso nella manica, un milione di lire, frutto di un premio assicurativo per aver perso un occhio a lavoro, che lui tiene stretto stretto come un buco di culo nelle docce di Rebibbia, mentre moglie, figli e nipoti sognano di fottergli le banconote per soddisfare i loro tanti e irrisolti desideri.

Molto astio.

Brutti, sporchi e cattivi (1976)

Pellicola romanissima e allo stesso tempo quasi un prodotto da esportazione, con tutto quel carico da dodici di personaggi oltre il pasoliniano (un colpo al cuore l’apparizione mariana di Ettore Garofolo, giovane di belle speranze in Mamma Roma e qui ridotto al ritratto di un tricheco col viso striminzito).

Indubbiamente da applausi il coraggio di Nino Manfredi nel ficcare piedi e mani negli acquitrini pisciosi della baraccopoli dove si svolge il film e anche nell’interpretare un personaggio così ripugnante come Giacinto Mazzatella, ma forse la pellicola vale più per la denuncia, purtroppo quasi sterile, fine a sé stessa, che per il valore prettamente filmico.

VOTO:
3 Ettore Garofolo e mezzo

Brutti, sporchi e cattivi (1976) voto

Titolo inglese: Ugly, Dirty and Bad
Regia: Ettore Scola
Durata: 1 ora e 55 minuti
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Relic (2020)

Edna è una signora anziana che comincia a soffrire di demenza senile.

Figlia e nipote, preoccupate e spaventate dai comportamenti prima bizzarri e poi pericolosi della vecchia, cercano di far quadrare i conti facendole visita nella sua casa di legno e muffa.
Ma purtroppo c’è ben poco da fare: bigliettini sparsi per casa con le istruzioni su come comportarsi e un bel po’ di sporcizia e trascuratezza testimoniano la spirale senza ritorno in cui pian piano Edna sta scivolando, tra incubi di strani visitatori notturni e conversazioni con presenze invisibili.

Relic (2020)

Stupendo film dell’orrore che dell’orrore non è.

Compreso da pochi, visti i giudizi del pubblico spesso ingenerosi, e passato un po’ in sordina durante la pandemia da Covid che sembrava doverci travolgere come un fiume in piena e che invece ha fatto quasi un cazzo, questo film australiano molto indipendente riesce a smuovere l’animo dello spettatore grazie alla piccola storia di una donna che sta perdendo la ragione per colpa di una malattia degenerativa che scorre in famiglia e dell’impossibilità di porvi rimedio da parte di chi le sta attorno.

Costruito come film horror, con tutti i classici del genere quali ombre suoni salti improvvisi, e invece tutt’altro sotto la scorza, Relic è per questo anche quasi l’esemplificazione della storia stessa: una realtà molto più dura e indigeribile, nascosta sotto un velo pietoso di ragionevole negatività.

Di più non dirò, per non rovinarlo.
Super consigliato.

VOTO:
4 vecchi

Relic (2020) voto

Titolo brasiliano: Deterioração
Regia: Natalie Erika James
Durata: 1 ora e 29 minuti
Compralo: https://amzn.to/3Rcfuz8

McMillions (2021)

Vi siete mai chiesti perché Monopoli è un gioco inizialmente abbastanza divertente che poi, mano a mano che i giocatori vengono eliminati, diventa un estenuante tirare a campare nell’attesa che qualcuno prevalga spazzando via la concorrenza a suon di acquisizioni e gabelle e affitti?

Il motivo è semplice quanto ampiamente ignorato, ovvero Monopoli vede i suoi oscuri natali nel 1903 per mano di Elizabeth Magie, la quale tentava di spiegare alle masse con un gioco da tavolo i pericoli di un sistema in cui dominano padroni, latifondisti e industriali e i benefici che la società ne guadagnerebbe se questi venissero tassati al punto da eliminare tutte la altre tassazioni minori che colpiscono specialmente le classi non privilegiate. Come dimostra il gioco difatti, quando si applicano le regole capitaliste, tanto care ai liberali, il gioco non solo tende all’eliminazione della pluralità favorendo l’accumulazione in poche mani di tutti i beni, ma diventa oltremodo stupido, ripetitivo e in definitiva insensato.

Ma che c’entra tutto questo con la serie in questione?
Tutto e niente allo stesso tempo.

McMillions (2021)

Mini serie accattivante e popolata da un’infiorata di personaggi tra l’assurdo e il patetico che tiene incollati alla poltrona, al divano o a quello che tieni sotto al culo mentre guardi la TV, per tutti e sei gli episodi.

Questo perché l’investigazione federale anni 2000 che nel totale mio personale disinteresse ed ignoranza ha portato a galla una rete criminale vasta e insospettabile è quanto di più lontano dal raccomandabile uno possa trovarsi tra le mani, eppure ve lo raccomando.

VOTO:
4 mani

McMillions (2021) voto

Titolo alternativo: McMillion$
Regia: James Lee Hernandez, Brian Lazarte
Durata: 6 episodi da 1 ora

Ghostbusters: Afterlife (2021)

Passano gli anni, passano i governi, ma nessuno può scordare quella volta che hai bestemmiato alla mensa dei poveri di Poggio Bassano Terme.

Quasi nessuno invece sembra ricordare che nel 1984 un mostro alto 50 piani ha devastato New York mentre una selva di spiriti e spiritelli creavano scompiglio per le strade; l’era dell’informatica, le notizie a portata di un click, video, podcast, articoli su articoli eppure dei ragazzini americani ignorano l’esistenza dell’aldilà per come ce l’ha rappresentato questo film.

E in questo mare d’ignavia la famiglia di Egon Spengler si ritrova suo malgrado alle prese con la pesante eredità del defunto acchiappafantasmi e no, non intendo un getto di peperonata rimesso poco prima di tirare le cuoia, ma bensì una casa campagnola dove Egon fotteva melma e teneva a bada Gozer il gozeriano con fasci protonici dalla punta della sua cappella.

pin pum pam

Ghostbusters: Afterlife (2021)

Rivisitazione in chiave capitalista di un film già ampiamente fascio-liberale e chiara operazione nostalgia volta a catturare i soldi di chi ha 40 anni e costringe i propri figli ad andare a vedere gli acchiappafantasmi perché non ha mai superato la fase anale, tant’è che ama vedere le donne cacare da sotto un tavolino di vetro mentre pensa alla grandezza del suo impero dei sensi.

Tolto il fatto che il film è fatto bene, è simpatico e presenta un deplorevole cameo che non spoilero per non rovinare il disgusto ma che comunque è comprensibile, voglio sottolineare come non sia obbligatorio mettere sul mercato soft reboot di film andati bene al botteghino solo perché si sono finite le idee buone ma si vuole mantenere il proprio stile di vita da privilegiato del cazzo.

E ricordati che nessun attore ha perso il lavoro perché non vaccinato; quello che lavora al bar di Poggio Bassano Terme, sì.

VOTO:
3 privilegiati del cazzo

Ghostbusters: Afterlife (2021)

Titolo francese: S.O.S. fantômes: L’héritage
Regia: Jason Reitman
Durata: 2 ore e 4 minuti
Compralo: https://amzn.to/35JvcPw

10 giorni senza mamma (2019)

E questa è la maxi storia di come la vita di un bruco effemminato sia cambiata trasformandosi in splendida farfalla senza palle nell’arco di 10 giorni, giusto il tempo per mamma di farsi una paio di chiavatine a Cuba con dei big bambù autoctoni.

I figli sono una merda, il lavoro è una merda, il capo è una merda, ma l’importante è chiedere insistentemente delle mestruazioni della figlia tredicenne, interpretata da un’attrice con un lustro di più ficcato per ben benino tra il lembo labiale sinistro lacerato e quello destro di una vulva pel di carota e lentiginosa come la padrona.

Quanti leoni vedrà quella fregna, quanti leoni.

10 giorni senza mamma (2019)

Commedia di Paolo Genovese, quel figlio di mignotta che si è permesso di fare una pubblicità in cui si esalta lo sfruttamento dell’operaio Renato, soprannominato dai suoi padroni “Renatino” in barba alle più elementari regole di salvaguardia personale dalle roncole che la classe operaia ti può tirare in bocca, il quale non va mai in ferie e non ha mai visto il mare, come i servi della gleba.

Il film fila liscio, ci sono anche momenti quasi simpatici, ma la sensazione generale è che sia un prodotto concepito per la borghesia, quella stessa borghesia che non ha capito una cazzo della classe proletaria e di quanto farà male quando verrà a prenderla per il bavero e giù a capitombolo per la collina, tra un lembo di gente a sinistra che urla “A MORTE IL PAPA” e un lembo a sinistra pel di carota che urla “PROLETARI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!”.

VOTO:
2 servi della gleba

10 giorni senza mamma (2019) voto

Titolo inglese: When mom is away
Regia: Paolo Genovese
Durata: 1 ora e 34 minuti
Compralo: https://amzn.to/3HdcNIP