Il ragazzo invisibile (2014)

Trieste è una piccola città di confine, un capoluogo di provincia di circa 200 mila anime.

Situata tra slavi, italiani e tedeschi, la città ha sempre avuto uno strano carattere provinciale e cosmopolita allo stesso tempo, forse uno dei primi esempi di melting pot che, per colpa soprattutto degli italiani fascisti (tra cui anche ebrei triestini, perché tutti se lo scordano che molti ebrei erano ferventi fascisti fino alle leggi razziali), dicevo per colpa dei fascisti colonialisti, fu tolta all’impero austro-ungarico nel 1918, quando fu letteralmente invasa dall’esercito sabaudo.
Presto la minoranza italiana si impose sulla maggioranza slava, eliminando la loro lingua, la loro cultura, le loro tradizioni e persino i loro nomi nel brutale tentativo di italianizzare un luogo che italiano non fu mai, e la conseguente espulsione più o meno forzata di cittadini di etnia non-italica fu una vera piccola tragedia che spesso i libri italiani di storia si “scordano” di menzionare.

Oggi Trieste rimane una città quasi priva d’identità, spogliata della ricchezza culturale che la contraddistingueva, e quello che rimane è solo un vuoto guscio micragnoso che aspetta il prossimo inverno per polverizzarsi.

Ecco, insomma: a Trieste ce n’è di roba da raccontare, direttamente o indirettamente, e questo ultimo film di Salvatores, svolgendosi proprio in questo capoluogo veneto-giuliano, avrebbe potuto sfruttare molto di quello che vi ho raccontato.

Purtroppo però gli sceneggiatori italiani sono cani bastardi senza gloria che leggono le graphic novels per informarsi e siedono ai tavolini dei bar di Trastevere del Pigneto per discutere di stupidaggini.
Quindi, nonostante le varie risorse disponibili, anche questa volta abbiamo un bel nulla di fatto.

Il ragazzo invisibile (2014)
il tipico sceneggiatore italico

Lo sforzo produttivo c’è e la tecnica è buona (ma ormai chi è che gira tecnicamente male un film?), però non c’è un cazzo da fare: Il ragazzo invisibile rimane un filmetto fiacchetto, indeciso se prendere la via della commedia fantastica per ragazzi o invece strizzare l’occhio ad una fascia di pubblico più adulta.
E il risultato è un pappone sbrodolone che scontenta e annoia tutti.

Purtroppo questa storia di adolescenza sfigata con redenzione eroica fascista è un tale buco nell’acqua che il tonfo si è sentito fino a Los Angeles dove producono i film ai quali questa pellicola fa il verso spudorato: nerd ciccioni, bulletti ripetenti, negozi cinesi magici e violenza scolastica ingiustificata sono infatti da sempre pane quotidiano dei film americani per ragazzi.
Quello che gli sceneggiatori italiani non hanno capito però è che non si può prendere una formula che funziona all’estero e trapiantarla, senza arte né parte, nel contesto triestino e far finta che tutto vada bene.

No cari miei: “spie russe della Siberia che allevano giovani mutanti per fare la guerra” è un’idea che nel migliore dei casi fa ridere; nel peggiore, fa venire voglia di Guerra Termonucleare Globale.
E sicuramente molti sceneggiatori italioti non avranno capito questa mia ultima battuta, segno che dei film per ragazzi americani non ci capiscono un cazzo.

Titolo originale: Il ragazzo invisibile
Regia: Gabriele Salvatores
Anno: 2014
Durata: 100 minuti

Killer Machine (1993)

E’ il 1993:
Will Smith fa il coglione in tv scimmiottando la cultura rapper e svilendola di fronte all’intera nazione per la delizia del pubblico bianco, mentre Microsoft ha da poco commercializzato Windows 3.0, il loro primo sistema operativo a 16bit con un’interfaccia grafica user friendly.
Ad Hollywood le geniali menti al comando fiutano le nuove mode e decidono di metterle in un gran calderone nel quale finiscono pure sessualità pre-adolescenziale e luddismo spiccio.

Siamo qui per parlare di Killer Machine.

C’e in giro un killer spietato che fa fuori le sue vittime seguendo elenchi trovati in rubriche telefoniche rubate; una non-più-giovane-madre-divorziata lascia la sua agenda in un negozio di computer mentre sta comprando un “software desktop” (che cazzo vuole dire?) e sfortuna vuole che in quel negozio lavori il killer di cui sopra.
La stessa sera il cattivo è in macchina, diretto verso casa della donna, ma un incidente clamoroso (butta giù 28 lapidi di un cimitero) lo mette KO. Trasportato in ospedale, gli fanno una risonanza magnetica e, siccome c’è un temporale e 20 anni fa l’elettricità era magica, lui finisce nella rete elettrica/telefonica/informatica.
Da questo momento, non avendo più un corpo ed avendo accesso a tutte le informazioni telematiche disponibili nel 1993 (ovvero niente), comincerà a far fuori poveri ignari americani che vogliono solo usare i loro utensili elettrici in pace.

Killer Machine (1993)

Killer Machine è un film di merda.

La cosa ironica è che proprio l’Informatica e l’Internet che vengono puntualmente demonizzati in questi film del cazzo hanno invece elevato la conoscenza media umana in brevissimo tempo e oggigiorno un film del genere farebbe ridere chiunque per le tante inesattezze tecniche e la generale confusione scientifica sparsa a neve su tutta la trama.
Perché, voglio dire: abbiamo un killer risucchiato in internet da un cavo elettrico grazie ad una risonanza magnetica…

Oggi invece anche lo sceneggiatore più coglione può andare su internet, aprire wikipedia alla voce “magnetismo” e imparare qualcosa.
E quindi: Grazie scienza, gliel’hai messo in culo all’ignoranza dopo 200 mila anni di puro terrore.

L’unica cosa fica è il titolo originale, Ghost in the Machine, un’espressione coniata dal filosofo Gilbert Ryle in riferimento al dualismo cartesiano, ovvero l’esistenza di due unità distinte chiamate mente e corpo che coesistono dentro ogni buon cristiano, insomma una legittimazione dell’anima che sopravvive alla morte fisica.
Va detto infatti che Cartesio, nonostante sia ritenuto il fondatore della filosofia e matematica moderne, era anche un religioso dalla dubbia logica; basti pensare alla sua famosa prova ontologica del divino:
“dio è perfetto, la perfezione implica l’esistenza, quindi dio esiste”

Io propongo invece:
dio porco, porco implica quel mannaggia di gesù, dio gesù porco
Fila liscio vero?

Titolo originale: Ghost in the Machine
Regia: Rachel Talalay
Anno: 1993
Durata: 95 minuti

Armageddon – Giudizio finale (1998)

La Terra è sotto minaccia aliena: un asteroide delle dimensioni del Texas sta per impattare con il nostro pianeta e l’unico modo per salvare l’umanità è mandare un gruppo di trivellatori petroliferi (capitanati da un Bruce Willis con le meches) nello spazio, fare un buco nella crosta dell’asteroide, piazzarci una bomba atomica e farla detonare.

Armageddon (1998)
questa è la faccia che Bruce ha fatto quando gli hanno proposto il ruolo

Successone della fine anni ’90, Armageddon (una delle perle di pura merda “amerigana”) è figlia dell’acclamato regista Michael Bay e del produttore re dei blockbuster spegni-cervello Jerry Bruckheimer, lo stesso di Pirati dei Caraibi.
Che dire…questo film è un ricettacolo di stereotipi (neri grossi e illiterati, russi violenti ed egocentrici) ed è portatore sano di una generale propaganda pro-trivellazioni anti-ambientalista.
Se uno lo guarda con un certo occhio critico, questa è una delle pellicole più reazionarie degli ultimi 30 anni: un gruppo di americani rudi ma in fondo buoni mettono in riga i lenti e macchinosi scienziati della NASA a colpi di chiavi inglesi in testa (manco fossero Bud Spencer e Terence Hill) e accenti marcatamente sudisti, il tutto sulle note di una delle band più sovrastimate di sempre, gli Aerosmith.

In aggiunta alla propaganda reazionaria poi, c’è tutto il sottotesto sessuale col padre-orco Bruce Willis che non vuole dare la sua giovanine figlia fica bianca al gran trivellatore Ben Affleck, temuto tra l’altro per la sua indole irruenta; un chiaro caso di “Kronos che si taglierebbe il cazzo pur di non cedere lo scettro di maschio alfa al nuovo venuto”.
Siccome però siamo alle prese con un prodotto hollywoodiano, alla fine Bruce imparerà a mettere da parte la sua libido, accetterà le doti trivellatorie di Ben e si farà esplodere il cazzo detonando la bomba atomica salvando così la Terra.

Come descrivere questo film?
Vediamo…
forse così: Armageddon è una montagna di merda, come la mafia.

VOTO:
2 montagne di merda

Armageddon-(1998)-Voto

Titolo originale: Armageddon
Regia: Michael Bay
Anno: 1998
Durata: 151 minuti

Interstellar (2014)

In un futuro prossimo la razza umana è in grave pericolo: il pianeta Terra sta morendo a causa di una non meglio specificata malattia che colpisce le piante, una ad una le specie commestibili stanno scomparendo e la vita sul nostro pianeta diventa sempre più impossibile.
Come gesto estremo, la NASA cerca di mandare una missione spaziale alla ricerca di un nuovo pianeta da colonizzare.

E quando piove merda, chi chiamerai?

Interstellar (2014)

Nuovo successo annunciato per quel fascista di Christopher Nolan, Interstellar è nato da reali teorie fisiche di un certo Kip Thorne.
Da una prima più seria sceneggiatura di Jonathan Nolan, il fratello intellettuale del suddetto fascista, questo carrozzone scientifico si è presto trasformato in una masturbazione propagandistica del nostro caro Christopher a favore dell’esplorazione spaziale di Kennediana memoria.

Tra un calcio in culo ai cospirazionisti che non credono siamo andati sulla Luna e che governano un mondo alla rovina (ci mancava solo che indossassero magliette del Che Guevara per rimarcare la pochezza di immaginazione di Nolan e la sua aderenza alla struttura di comando), passando per improbabili candidature di contadini alla guida di spedizioni spaziali, per finire con l’amore che oltrepassa il tessuto spazio temporale (…porca madonna Nolan), Interstellar non azzecca neanche il titolo che dovrebbe essere Intergalactic visto che viaggiano tra due differenti galassie e le stelle non giocano alcun ruolo nella storia, a parte provvedere la luce che illumina gli occhietti spenti di un Matthew continuamente spaesato in uno spazio sconosciuto e in una sceneggiatura con parecchi buchi.

SPOILERS:

Innanzitutto, l’intera struttura narrativa principale non ha alcun senso, se seguiamo le logiche scientifiche: gli esseri umani del presente filmico non potrebbero mai ricevere un messaggio dagli umani del futuro perché senza quel messaggio questi ultimi non ci sarebbero proprio.
E’ una questione di paradossi temporali che possono sì crearsi in certe condizioni, per esempio: se uno viaggia indietro nel tempo e dice al sé stesso passato di non viaggiare indietro nel tempo, a quel punto si crea un paradosso secondo il quale l’uomo passato non potrebbe mai ricevere il messaggio dal sé stesso futuro se questi non viaggiasse indietro nel tempo, ma non c’è motivo per lui di rinunciare al viaggio se il sé futuro non tornasse indietro ad impedirlo.
E’ una sorta di circolo vizioso che non ha una soluzione logica, quindi diventa un paradosso.

Ma tutto questo non può assolutamente succedere se l’esistenza stessa dell’umano futuro dipende dal suo viaggio nel tempo.
Cristo (pher) Nolan, un po’ di logica…

In aggiunta, Interstellar è un film scopiazzato da 2001 Odissea nello spazio: dalle musiche con organi sintetizzatori che ricordano Thus Spoke Zarathustra, al robot TARS chiaramente ispirato al monolite nero e ad HAL, fino al viaggio stesso nella quarta dimensione.
Purtroppo, effetti speciali scienza e musiche epiche non fanno Stanley Kubrick.
Questa è una cosa che hanno capito tutti tranne Nolan e i suoi fan coi paraocchi, i quali sono riusciti addirittura a dire che Interstellar è il miglior film di fantascienza di sempre, meglio quindi di 2001
…e ovviamente Nolan deve leccare a mani giunte l’intero cammino di Santiago di Compostella prima di avvicinarsi all’intellettualismo di Kubrick.

Tutto ciò però non vuol dire che questo film sia orrendo, anzi: per un pubblico medio è una boccata d’aria fresca, infinitamente (e ripeto infinitamente) meglio di quelle minchiate fasciste di Batman seconda venuta, e la parte scientifica è tuttosommato molto buona.
Sfortunatamente però il pubblico medio è talmente cretino che non riuscirà a seguire quel poco di scienza presente, principalmente la teoria della relatività, nonostante tutto sia continuamente spiegato dai personaggi tanto da rendere insopportabili certi dialoghi esplicativi.

Immaginate infatti se in 2001 ci fosse una voce fuori campo che spiegasse come il monolite sia stato messo lì dagli alieni e che sia allo stesso tempo un innescatore di sviluppo evolutivo e un’antenna interdimensionale, il tutto mentre sullo schermo si vedono delle scimmie darsi le bastonate per una pozza d’acqua…
Ecco appunto, una cacata.
E però Nolan è di altro avviso e tutto il finale a sorpresa (che uno spettatore normale capisce fin dall’inizio, a meno che non sia Paolo Brosio e creda agli spiriti) viene narrato passo passo a beneficio dei dementi che non possono capire come il tempo sia una dimensione come le altre, esplorabile e modificabile, avendone gli strumenti cognitivi adatti, strumenti che tra l’altro il contadino Matthew non dovrebbe avere.

E certo: lo so che il contadino Matthew è stato un pilota, ma lo si vede volare per esattamente 45 secondi in un incubo e non si capisce neanche cosa stesse pilotando, se un razzo o un volo spaziale Virgin.

Interstellar rimane un bel film per gli effetti speciali, alcuni di notevole portata, da vedere sul grande schermo per apprezzarne la natura epica (girato per 66 minuti in IMAX 70mm); resta però un film monco: troppo scientifico per un dramma d’amore quale dovrebbe essere e troppo stucchevolmente familiare per un esperimento filmico sui buchi neri, i wormholes e la relatività quale vorrebbe essere.

Un peccato, perché come detto la parte scientifica è molto bella e appassionante, i movimenti e le trasformazioni del robot TARS sono veramente geniali, e quei pochi momenti di silenzio nello spazio profondo, con infinite galassie e minuscoli umani che viaggiano per spazi siderali, sono quasi poetici.

Allo stesso tempo uno spera solo che la Terra venga spazzata via nella prima mezz’ora così da evitare inutili pianti d’amore che viaggiano nel tempo e salvano il mondo.

Titolo originale: Interstellar
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2014
Durata: 169 minuti

Primer (2004)

Aaron e Abe sono due ingegneri che cercano di fare due spicci elaborando invenzioni in garage.
Nel tentativo di creare una macchina anti gravitazionale, i due finiscono per costruire una macchina del tempo e, appena si accorgono del fatto, decidono di usarla per salvare il mondo dal disastro delle guerre…

…no scherzo, la usano per fare impicci in borsa e diventare ricchi.
Voglio dire: sono medio borghesi americani d’altronde, mica ribelli delle piantagioni di caffè.

Primer (2004)

Il viaggio temporale è leggermente differente da quelli classici alla Back to the future: il viaggio non è istantaneo, ma lineare (anche se a ritroso).
Il viaggiatore infatti deve stare nella macchina per lo stesso tempo utilizzato: se viaggia 12 ore nel passato, deve perciò stare 12 ore dentro la macchina mentre il suo doppio, che nel frattempo sta vivendo la giornata fino al momento in cui lui si mette nella macchina del tempo, deve stare alla larga da tutto e tutti per evitare contaminazioni temporali che potrebbero portare ai famosi paradossi temporali che fungono da pane quotidiano per questo tipo di storie.

Il film è girato bene, in pellicola 16mm, con colori vivi e sballati, grana forte, inquadrature particolari e decentrate, mentre gli attori (il protagonista è il regista stesso) sono bravi e la musica è sì minimale, ma indubbiamente interessante.

Primer è senza dubbio la dimostrazione che si può girare un film con pochi soldi e tanta fantasia.
Una gradita sorpresa da consigliare.

Titolo originale: Primer
Regia: Shane Carruth
Anno: 2004
Durata: 77 minuti

X-Men: Giorni di un Futuro Passato (2014)

Nel futuro 2023 il mondo è un disastro: una guerra mondiale vede confrontare i mutanti e gli umani, questi ultimi aiutati da un esercito di robot con capacità straordinarie, le Sentinelle.
Il professor Xavier, Magneto, Wolverine e compagnia bella sono l’ultima speranza per il gene mutante, ma gli umani stanno vincendo e tutto sembra perduto.
Come soluzione estrema, mandano indietro nel tempo Logan per impedire che Mystique inneschi con un omicidio la sequenza temporale che ha portato a quel futuro disastroso.

X-Men: Giorni di un Futuro Passato (2014)
i blockbusters danno da mangiare a parecchi attori

In quest’ultimo capitolo da milioni e milioni di dollari e che ha dato lavoro a 15mila persone (giuro, lo hanno scritto nei titoli di coda), si segue Wolverine nei panni di Marty McFly che deve riprendersi l’almanacco sportivo…
ah no, quello era Ritorno al Futuro Parte II che è meglio di quest’ennesimo blockbuster dalle molte pretese e risultati altalenanti.

Il pubblico ad ogni modo non se ne accorge e paga il biglietto.
X-Men: First Class mi pare fosse meglio…
…non era quello con la scena gay tra Magneto e Xavier poi tagliata in fase di montaggio?

VOTO:
3 Magneto gay e mezzo

X-Men: Giorni di un Futuro Passato (2014) voto

Titolo originale: X-Men: Days of Future Past
Regia: Bryan Singer
Anno: 2014
Durata: 131 minuti

Edge of tomorrow (2014)

Nel lontano 2004 un certo Hiroshi Sakurazaka ha realizzato un libro di fantascienza chiamato All You Need is Kill.
Quest’opera parla di una recluta militare di nome Keiji Kiriya la quale si trova a combattere l’invasione aliena della Terra. La cosa particolare è che Keiji torna in vita ogni volta che muore in battaglia e rivive quindi le ultime 24 ore in un infinito loop temporale il quale gli permette di migliorare le sue capacità di sopravvivenza ogni volta che ricomincia.

10 anni dopo la Warner Bros fa uscire l’adattamento cinematografico rititolato Edge of Tomorrow, perché mettere la parola “Kill” nel titolo non è buono se vuoi attirare il pubblico di massa.
Nel film, invece della recluta, abbiamo un vecchio Tom Cruise per il quale la sceneggiatura è stata riadattata così da calzare la sua età: da giovine soldato quindi, si passa ad ufficiale con compiti da public relations il quale viene mandato al fronte SENZA UN CAZZO DI MOTIVO per sfonnare il culo agli alieni.

Passato quindi il casus belli ridicolo, il film risulta solido e ben girato ed è godibile a più livelli; certo, non si può fare a meno di pensare a Groundhog Day e (soprattutto) ai videogiochi giapponesi, in particolare gli RPG come Final Fantasy, dove i protagonisti aumentano di livello (forza, intelletto, magia…) ogni volta che sconfiggono un nemico.
Non per niente la novella è giapponese e il creatore è un esperto di informatica e videogiochi.
Ma questo gli americani non lo sanno, o se ne fregano.
Come se ne fregano del fatto che nell’originale Keiji ammazza Rita per distruggere poi il mostro finale.
Ma no, il pubblico demente non può vedere un film senza una storia d’amore.
Anche se lui ha 52 anni e lei 31.

Ricapitolando quindi la guida di Hollywood al successo cinematografico:

Giapponesi – NO
Kill – MAI
Guerra – SI
Efebofilia – OK
Americani che salvano il mondo – SEMPER FIDELIS

Titolo originale: Edge of tomorrow
Regia: Doug Liman
Anno: 2014
Durata: 113 minuti

Angry Videogame Nerd: The Movie (2014)

Per chi fosse stato assente da Youtube negli ultimi 10 anni, c’è un personaggio che ha spopolato e continua a spopolare nella comunità nerd (e non solo): l’Angry Videogame Nerd.

James Duncan Rolfe, un ragazzo appassionato di cinema e videogames che ha prodotto cortometraggi dal dubbio valore artistico fin da quando aveva 10 anni, ebbe nel lontano 2005 l’insana e fortunata idea di girare un video di pochi minuti con protagonista uno sfigato geek alle prese con un famosissimo quanto frustrante videogioco, Simon’s Quest per il Nintendo Entertainment System.
Il resto è storia: un numero sempre più nutrito di fedelissimi l’ha seguito e supportato in questi anni fino a farlo diventare uno dei personaggi più amati sulla rete.
Siccome però James ha sempre voluto fare film e non ha mai abbandonato l’idea di girare un lungometraggio, grazie alla sua larga base di fan affezionati è alla fine riuscito a racimolare 350mila dollari e a produrre questo piccolo miracolo.

Angry Videogame Nerd: The movie (2014)

Il film prende spunto dal famoso episodio delle cartucce di E.T. seppellite in Messico nel 1983 dalla Atari in seguito al grande tracollo che investì l’industria videoludica in quegli anni; una storia narrata di bocca in bocca prima che internet fosse diffuso nelle case americane e che ha preso pian piano negli anni un vago alone di mistero.
Il Nerd dovrà andare a scovare le cartucce che sono state seppellite nell’Area 51 (non in Messico) e fare poi una recensione del videogioco infame.
Nel mezzo dovrà combattere militari nazionalisti americani, mostri giganti alla Godzilla e morti viventi.

La campagna di marketing è stata ottima e centellinata: Angry Videogame Nerd: The Movie è stato prima proiettato in varie località in USA e Canada, facendo il sold out, e poi è stato lanciato su internet su piattaforme OnDemand.

Io l’ho visto su Vimeo:
https://vimeo.com/ondemand/avgn

Il film non è un capolavoro, ma resta un riuscitissimo esperimento di crowdfunding dal basso; un grande progetto indipendente e finanziato totalmente dagli stessi fan.
E solo per questo merita un applauso.
Poi, per chi come me è fan del soggetto in questione, l’opera assume connotati epici… ma son gusti.

Titolo originale: Angry Videogame Nerd: The Movie
Regia: Kevin Finn & James D. Rolfe
Anno: 2014
Durata: 115 minuti

Guida perversa all’ideologia (2012)

Slavoj Žižek è un accademico, un filosofo e uno psicanalista sloveno salito alla ribalta delle cronache negli ultimi 15 anni: da intrepido studioso e teorico comunista è rapidamente diventato una rock star intellettuale, protagonista di numerosi video, documentari e film.

Qui il Nostro si lascia andare per due ore parlando animatamente di ideologia, delle sue motivazioni, di come individuarla, stanarla e di come interpretarla sotto una prospettiva marxista, tutto questo attraverso la visione e l’analisi di spezzoni presi da 25 film diversi: da Lo squalo a Zabriskie point, da Sentieri selvaggi ad Essi vivono.

Žižek è un personaggio affascinante che riesce a trascinare anche un pubblico non avvezzo a discorsi quali quelli da lui trattati e con questo film, quasi un ammasso omogeneo di idee sparse, si riesce bene ad apprezzare la logica non-lineare di uno dei più famosi filosofi viventi.

Titolo originale: The Pervert’s Guide to Ideology
Regia: Sophie Fiennes
Anno: 2012
Durata: 136 minuti

Ghostbusters II (1989)

Non servono molte presentazioni per i Ghostbusters; chi non conosce i 3 + 1 (in quota nera) acchiappafantasmi di New York city i quali, durante una delle tante recessioni del sistema capitalistico statunitense, hanno deciso di mettersi in proprio e scacciare gli spettri dalle camere da letto e dai frigoriferi di mezza città?
Beh, nonostante nel primo capitolo i 4 eroi abbiano catturato centinaia di fantasmi e distrutto un omino marshmallow alto 15 piani nel bel mezzo di New York, beh dopo 5 anni nessuno se li caca più, nessuno crede al paranormale e questi poveracci si ritrovano pure a fare i conti con una serie infinita di accuse, denunce e querele.
“Fortuna” vuole che un nuovo malvagio dio multidimensionale si appresti a venire in questo mondo, preceduto da un fiume rosa sotterraneo di fluido carico di energie negative emanate dai newyorkesi…

Ghostbusters-II-(1989)
dottore, vedo la gente morta…è grave?

…dio mio, ma chi cazzo li scrive questi film?

Ah, certo… Dan Aykroyd.
Perché non tutti sanno che il fan numero uno di Ghostbusters è proprio colui il quale l’ha scritto, ovvero il nostro Dan, ovvero il blues brother secco; grande indagatore dell’occulto e maniaco di tutto ciò che è assurdo, Dan se n’è uscito con una storia pazzesca (non nel senso buono del termine) su cui dei folli produttori americani hanno felicemente versato dindini su dindini sperando di incassare forte fintantoché il ferro era caldo (ricordiamoci che Ghostbusters fu un clamoroso botto al botteghino).
Il risultato però è un misto di svariati déjà vu (in pratica l’intero film è una copia spudorata del primo capitolo, scena per scena, situazione per situazione) e di un sonoro conato di vomito di zucchero: lo zucchero è buono e non dispiace mai, ma era meglio se non lo vomitavi.

Certo, ci sono qua e là delle buone scene (l’intera sequenza iniziale con Egon sperimentatore su cavie umane è bellissima) ed alcuni ottimi dialoghi, ma il totale è minore della somma e alla fine si rimane un po’ indecisi su come giudicare un film che è la copia carbone di un buon classico e che quindi viene spontaneo mettere assieme ad altri classici quando invece starebbe forse meglio sullo scaffale alto, quello che devi prendere la scala e quindi non lo vedi mai.
Ghostbusters II è quell’oggetto che hai comprato in preda ad un temporaneo momento di euforia e che poi hai constatato essere una cincischia qualunque.

Forse questo è quello che succede quando incroci i flussi: esce un seguito ciofeca.

VOTO:
2 ciofeche e mezza

Ghostbusters II (1989) voto

Titolo originale: Ghostbusters II
Regia: Ivan Reitman
Anno: 1989
Durata: 108 minuti

Looper (2012)

Nel 2074 è impossibile uccidere qualcuno senza che la polizia lo sappia; nel 2044 invece si può.
Come unire le due cose?
Semplice: coi viaggi nel tempo!

Joe nel 2044 è un “Looper”, un assassino per conto della mafia del futuro: le vittime vengono mandate indietro nel tempo, ad aspettarle c’è un looper che gli spara una fucilata in petto nel momento esatto in cui appaiono, le vittime portano sulle spalle la ricompensa per il looper il quale, preso il malloppo, si disfa del cadavere. Ciliegina sulla torta, dopo 30 anni i loopers vengono “ritirati” mandandoli indietro nel tempo per essere uccisi dai loro stessi giovani.
Un meccanismo pulito come un cielo d’agosto senza nuvole, sembrerebbe.

A complicare le cose però, arriva la notizia che nel futuro c’è un nuovo boss, detto “Rainmaker”, che sta facendo piazza pulita di rivali e loopers; questo superstronzo pare abbia poteri sovrannaturali e un’insana violenza dentro.
Il Joe del futuro, mandato indietro nel tempo per essere ucciso dal Joe del presente, riesce a scappare e decide di trovare il Rainmaker quando è ancora un bambino, farlo poi fuori e salvare quindi il futuro (e la moglie, che nel frattempo è stata fatta fuori dagli sgherri del succitato superstronzo).

Un casino?
In realtà, no: la trama è inaspettatamente incisiva e semplice, costruita bene a tavolino e con tutti gli incastri temporali al posto giusto.
Gli attori sono bravi, con un Joseph Gordon-Levitt (il Joe del presente) che porta in faccia 3 chili di makeup e un naso finto per assomigliare a Bruce Willis (il Joe del futuro).

Un bel film di fantascienza come se ne vedono raramente.

Titolo originale: Looper
Regia: Rian Johnson
Anno: 2012
Durata: 119 minuti