Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni (2002)

Sono passati 10 anni dalla minaccia fantasma del menarca notturno e quelle tettine imberbi di Natalie Portman si sono trasformate in tettine imberbi di stronza sionista; quel tipo di gentaglia estremista e terrorista che verrà ricordata con lo stesso disprezzo col quale oggi ricordiamo i fottuti fascisti che sono stati vostri nonni.

E in questi 10 anni la Repubblica galattica, inverecondo obbrobrio di federazione rappresentativa di stampo non certo democratico visto che molti pianeti appartenenti non hanno un ordinamento democratico, ovvero a comandare non sono le persone ma una fottuta oligarchia di pochi (auto) eletti che un giorno noi veri democratici verremo a prendere per i soliti capelli per poi trascinarli nelle solite piazze delle nostre città dove li squarteremo, li pisceremo e li sputeremo con somma rabbia e splendido furore, in questi 10 anni dicevo che la Repubblica galattica è caduta in disgrazia e continua a perdere pezzi come non ci fosse un domani.

I separatisti, guidati dal Conte Dooku, vogliono fare la loro alleanza di strunzarielli visto lo stato moribondo in cui versa la Repubblica galattica, ma vengono bersagliati di pernacchi e accuse infamanti dai nostalgici del ventennio mentre i nostri protagonisti, tipo quel covo di messianici di Jedi, già cominciano a riposizionarsi in vista del futuro cambio di regime che cova nell’angolo.

Anakin, fregandosene della destra e della sinistra, tenta in tutti i modi di penetrare Padme e incredibilmente ci riesce lanciando, vivo di speranza, il suo seme dentro la di lei vagina al culmine di un turbine di corteggiamenti al lume di candela e rotolamenti nell’erba.

Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002)

L’avanzata del futuro imperatore Palpatine procede a gonfie vele e il premierato forte, tanto sognato dai nostri fascisti italici come quell’Italo Bocchino che nomen omen, già fa ben sperare per la prossima caduta del nostro ordinamento costituito che si regge sulla famosa spartizione dei poteri in Legislativo, Esecutivo e Giudiziario.

E a noi ci fotte il cazzo della frammentarietà del potere, a noi ci viene voglia di dittatura perché lo sanno tutti che una persona sola al comando funziona meglio: avete mai visto una famiglia funzionale nella quale madre e padre abbiano la stessa importanza?
No, ovviamente; perché le cose vanno a rotoli quando si cerca di elevare la donna al ruolo che nostro signore gesù cristo in croce, figlio di quella puttana lurida della madonna troia, ha relegato in cucina, tra il forno a microonde e i piatti da lavare.

E L’attacco dei cloni parla proprio di questo: di come le donne vadano chiuse nel profondo delle case dalle quali possono uscire unicamente per fare la spesa e andare dall’estetista.

Troie ingrate.

VOTO:
3 troie ingrate

Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002) voto

Titolo originale: Star Wars: Episode II – Attack of the Clones
Regia: George Lucas
Durata: 2 ore e 22 minuti
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X-Bomber (1980)

Siamo nell’anno del signore 2999 e la congiuntura cosmica è fertile per dare alla luce una cacata di serie televisiva: il suo nome è ICS-BOMBA!

L’impero sionista malefico Gelma vuole invadere la Terra con la scusa della ricerca dell’arma di distruzione di massa chiamata F-01, ma i terrestri fanno orecchie da mercante e negano l’esistenza di questa cazzo di F-01, non sapendo che in realtà quest’arma micidiale è una splendida principessa cosmica cresciuta da uno scienziato intelligentissimo creatore (se non sbaglio) della navicella spaziale, nonché arma burundifottibongo, ICS-BOMBA!!

Vagando per lo spazio senza una ragione speciale e sterminando senza pietà le docili creaturine pelosette Mon-mon che, come i gatti d’inverno, si erano rifugiate nel motore di X-BOMBA, la nostra ciurma diverrà inaspettatamente il principale finanziatore di quel cancro sionista in Medioriente chiamato Israele che molti oramai pensano possa essere pacificato unicamente con una ICS-BOMBA!!!

X-BOMBA.

X-Bomber (1980)
la Norimberga dei sionisti

 

Serie televisiva giapponese assolutamente da evitare per 3 buone ragioni:
1- la storia è noiosa, oltre che puerile.
2- le marionette sono più stoccafisse di Tom Cruise.
3- non c’è la fregna.

E ancora: indescrivibile è la voglia di morire che mi ha accompagnato lungo le fottutissime 25 puntate che compongono questa tortura cinese come indescrivibile è il sano odio che ogni essere umano libero di questo pianeta prova verso quel cancro colonialista chiamato Israele.

VOTO:
2 cancri dell’umanità

X-Bomber (1980) voto

Titolo originale: Xボンバ
Regia: Akira Takahashi
Durata: 24 episodi da 25 minuti
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Ghost in the Shell (1995)

Nel 2026 il mondo è oramai invaso dai cyborg e Motoko Kusanagi, una di loro al servizio della Sezione 9 della polizia giapponese, deve tirare il ragno dal buco del mistero attorno al fantomatico Burattinaio, un’entità senza volto né sesso che sta seminando un po’ di panico tra i pezzi grossi governativi infiltrando sistemi informatici e cervelli cibernetici.

Chi è e cosa vuole questo Burattinaio che sta muovendo le fila di un piano tanto oscuro quanto minaccioso?

Ghost in the Shell (1995)

Anime culto degli anni ’90 che ha influenzato non poco la fantascienza a seguire (vedi Matrix) e che rappresenta forse uno degli esempi migliori di connubio tra misticismo, scienza e filosofia in salsa nipponica.

Leggermente calante nella tensione narrativa, mantiene comunque dall’inizio alla fine una bellissima atmosfera quasi surreale, nonostante l’estrema fisicità e della tematica cibernetica e della carica di violenza.

Un’ottima animazione e delle musiche spesso suggestive accompagnano lo spettatore in un viaggio negli abissi d’acciaio di una Tokyo sommersa dall’acqua che rimane di difficile comprensione, sia per i personaggi che la popolano che per lo spettatore.

VOTO:
3 salse e mezzo

Ghost in the Shell (1995) voto

Titolo originale: 攻殻機動隊
Regia: Mamoru Oshii
Durata: 1 ora e 23 minuti
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Highlander II – Il ritorno (1991)

Dopo gli eventi del primo episodio, l’immortale Connor MacLeod, ora mortale come un cane, è diventato un vecchio bavoso con la fissa per la fica.

Siccome però, vecchio com’è, il cazzo non gli tira più, è costretto a girare per localetti malfamati per bere in compagnia di altri solitari avventori con la fissa per la fica; un comportamento che lo mette più volte a rischio evirazione da parte di gang criminali sudamericane vestite come il budello di tua madre.

Come non fosse abbastanza, Connor MacLeod è anche il principale artefice del più grande disastro ambientale mai concepito da essere umano, ovvero il totale oscuramento del Sole per difendere la Terra dalle radiazioni solari che stavano mietendo vittime come non ci fosse un domani.

Siccome però la vita sul nostro pianeta non potrebbe assolutamente esistere senza i raggi solari, la trama parte con un buco di sceneggiatura grande come il Cervino, e voi mi direte “Vabbé dai sticazzi, c’è de peggio”…
C’è sempre de peggio se vai a scava’ sotto ‘na montagna de merda alla discarica de Malagrotta e lo spettatore piangerà come un vitello.

Highlander II - Il ritorno (1991)

Un film assolutamente fuori dalla grazia di dio, senza senso, pieno di contraddizioni, girato male e scritto peggio.

E’ passato alla storia come uno dei peggiori sequel di sempre e chi aveva amato il primo film si è ritrovato in un incubo lisergico dal quale ci si poteva risvegliare solo esprimendo forte la volontà di farla finita con il gold standard.

Case di produzioni argentine che hanno cambiato il montaggio, iperinflazione che ha fatto lievitare i costi, Christopher Lambert ubriaco tutte le sere e Sean Connery accusato di molestie sessuali sono solo alcune delle peripezie che la pellicola ha dovuto attraversare a salti e bocconi per giungere fino a noi, e questo già di per sé vale una visione.

Perché fa schifo, non c’è dubbio, ma è anche una giusta penitenza per chi s’ingolfa il culo di chetamina, tipo te.

VOTO:
2 chetamine

Highlander II - Il ritorno (1991) voto

Titolo originale: Highlander II: The Quickening
Regia: Russell Mulcahy
Durata: 1 ora e 31 minuti
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Solaris (1972)

Il pianeta Solaris è ricoperto da un oceano liquido imperscrutabile che suscita l’interesse vivo degli scienziati terrestri che da anni tentano di studiarlo grazie ad una base spaziale in orbita attorno ad esso, con risultati altalenanti tra l’inutile e l’assurdo.

Proprio per questo lo psicologo Kris Kelvin viene mandato in missione di controllo: per decidere se è giunto il momento di smantellare la base ed abbandonare i cosiddetti studi solaristici.

Arrivato alla stazione però Kelvin si rende immediatamente conto che la situazione è sfuggita di controllo ed è peggio di come ci si potesse aspettare: il suo collega Gibarian si è suicidato mentre gli altri due componenti, Sartorius e Snaut, dapprima stentano a rivelargli la vera natura degli strani fenomeni che sembrano accadere a bordo della stazione, ma quando la moglie di Kris, morta suicida 10 anni prima, gli appare in carne ed ossa, ecco che allora sembra giunto il momento di donare anche al nostro povero ultimo arrivato l’epifania cosmica.

Solaris (1972)

Famosissimo capolavoro del dissidente regista sovietico Tarkovsky che, prendendo liberamente spunto dal libro dello scrittore fantascientifico polacco Stanisław Lem, tira fuori quasi 3 ore di dramma esistenziale interpunto da interminabili silenzi che farebbero girare i coglioni a monsignor Pedofiloni.

Rimaneggiato e scorciato in maniera orrenda dal distributore italiano, tanto che il regista chiese di veder tolto il suo nome dai titoli di testa, Solaris è uno di quei film che nella sua interezza rappresenta plasticamente il viaggio cosmico che l’essere umano deve intraprendere per comprendere sé stesso.

Nonostante alcune perplessità che posso aver nutrito su alcune soluzioni narrative, tipo l’assurda partenza del razzo con la presenza quasi indenne dentro la camera di combustione del protagonista, e la lunghezza di alcune sequenze, tipo il viaggio in macchina nella futuristica Tokyo (pare volta a giustificare la richiesta di trasferta all’estero della troupe), il film è in numerosi punti indubbiamente affasciante (vedi la danza senza gravità dei disperati amanti) e fa pensare che una cosa così potesse essere concepita e realizzata unicamente dentro l’Unione Sovietica, nel bene e nel male.

Attenzione ai deboli di cuore se vi apprestate a vederlo assieme a chi ha la bestemmia facile.

VOTO:
4 deboli di cuore

Solaris (1972) voto

Titolo: Солярис – Solyaris
Regia: Andrei Tarkovsky
Durata: 2 ore e 47 minuti
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Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici (1975)

Nel 2024 gli Stati Uniti d’America sono una landa desolata sconvolta da una recente guerra nucleare e i sopravvissuti girollanz gironzano ginronzalon, vagano vagano vagano.

Roba già vista, stravecchia, che palle; tutto vero, anche se il film è abbastanza vecchio da precedere pure quel Mad Max che a molti sarà venuto in mente, e però una cosa diversa ci sta ed è quella che poi lo contraddistingue, tra le poche varie, per stranezza e cioè, il cane telepatico con cui il giovane protagonista conversa e trama crimini e sopravvivenza all’insegna del menefreghismo etico, tipico dei liberali.

Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici (1975)

Pasticciaccio che, nonostante gli spunti interessanti, tra cui una stramba e stralunante amoralità pervasiva in tutti i personaggi che animano la vicenda, non riesce a stupire e ad imprimersi come opera bella.

Simpatico forse, curiosamente grottesco, ma non certo un capolavoro.
Titolo italiano da manicomio.

VOTO:
3 curiosi grotteschi

Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici (1975) voto

Titolo originale: A Boy and His Dog
Regia: L. Q. Jones
Durata: 1 ora e 31 minuti
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Virtuality (1995)

Un poliziotto ha sfondato la bocca ad una giornalista che gli ha puntato la telecamera in faccia mentre fiottava di proiettili un pericolosissimo terrorista comunista che attentava all’ordine costituito secondo il quale ci sono i padroni che sfruttano i lavoratori e loro zitti e muti perché mannaggia cristo voglio i soldi per la bamba e le mignotte sennò faccio a botte.
E questo sfondare la bocca della giornalista lo ha fatto finire in prigione buuu mamma le docce me lo mettono nel culetto coltellini fatti coi cucchiai ciuf ciuf acciuffami il cuore e gettalo nel bitume del porchiddio la bamba.

La bamba.

Virtuality (1995)

Nessuno se lo ricorda, ma questo film era il preferito di Mikhail Gorbachev ed ha parzialmente contribuito alla decarbonizzazione del Congo belga.

A parte queste meritevoli quanto doverose precisazioni, Virtuosity è uno di quei grandi film a basso budget che andrebbero evitato come la peste se non si possiede un blog di recensioni filmiche nel quale riversare tutto il proprio livore o se non si possiede un cancro terminale all’ipotalamo.

A voi la scelta.

VOTO:
2 ipotalami

Virtuality (1995) voto

Titolo originale: Virtuosity
Regia: Brett Leonard
Durata: 106 minuti
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Predator 2 (1990)

E’ il futuristico 1997 e Los Angeles è un inferno di lamiere roventi e palle sudate che neanche te lo immagini.

Se credi che una folle guerra tra bande criminali, formate da minoranze etniche, e la polizia locale sia abbastanza propaganda fascio-liberale, ti spagli di grosso perché sta per scendere in campo il negro più fottuto di tutti, lo stereotipo più azzardato dell’uomo nero, il Predator delle foreste tropicali con i rasta e le unghie incarnite che ha un solo obiettivo in testa: uccidere te e fottere tua figlia, possibilmente in culo.

Predador 2 (1990)
la migliore scena del film

Questo film è un esperimento della CIA sulla sopportazione del dolore per i prigionieri di Guantanamo; non c’è altra spiegazione.

Sopra le righe come Gianni Agnelli sulla cocaina, razzista come Suor Germana e profetico quanto Luigi Di Maio, Predator 2 è indubbiamente uno dei peggiori miglior sequel mai fatti nella storia del cinema (testimoniato anche dal titolo brasiliano, vedi sotto) e se la batte lì lì con quell’altra ciofeca cult di Robocop 2 con cui condivide l’abbandono totale del sottotesto politico del primo capitolo per un abbraccio mortale col più becero populismo liberale.

Di sicuro chi non è rimasto deluso dal film è Dannis Glover che se n’è uscito con la seguente folle dichiarazione:

Ero sui 42, 43 anni… nella migliore forma fisica della mia vita. Correvo sulla spiaggia, mi allenavo, tiravo su più pesi di adesso. Me la sentivo veramente calda in quel film.

VOTO:
2 spiagge e mezzo

Predador 2 (1990) voto

Titolo brasiliano: O Predador 2: A Caçada Continua
Regia: Stephen Hopkins
Durata: 1 ora e 48 minuti
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Spiderhead (2022)

Nella prigione di minima sicurezza fisica e massima sicurezza mentale chiamata Spiderhead, l’oligarca americano Steve Abnesti conduce esperimenti farmaceutici su cavie volontarie(?) prese dalle normali carceri statunitensi.

In cambio di padelle in rame, videogiochi e una certa libertà di movimento, insomma in cambio del normale modello carcerario norvegese, questi prigionieri sono sottoposti ad iniezioni di sostanze sperimentali che ne alterano il comportamento togliendo loro personalità e libero arbitrio.

Dopo aver visto sesso, merda e sangue, elementi apparentemente imprenscindibili in una produzione senza dignità, i personaggi sveleranno misteri che non cambiano una virgola morale ed indirizzo narrativo.

Spiderhead (2022)

Filmetto fantascientifico che ha speso la metà del budget per gli attori e l’altra metà per il cabinato di Joust e che è quindi rimasto a secco di spiccioli per pagare uno sceneggiatore che desse una direzione emotiva ad una storia che in realtà poteva anche sparare qualche colpetto e che invece si affloscia su sé stessa senza giungere né ad una disamina sociale e né ad una conclusione catartica per un pubblico oltre i 15 anni.

Un peccato, perché nonostante sia volgarmente scopiazzato da roba molto meglio come Ex Machina e Black Mirror, poteva dare un qualcosina di più sul piano dei dilemmi morali, dell’inutilità sistema carcerario e sullo strapotere degli oligarchi occidentali sulla popolazione inerme.
E invece nisba.

VOTO:
2 oligarchi e mezzo

Spiderhead (2022) voto

Titolo argentino: La cabeza de la araña
Regia: Joseph Kosinski
Durata: 1 ora e 46 minuti

Demolition Man (1993)

John Spartan è un poliziotto americano che non bada a spese quando si tratta di demolire palazzi interi nell’intento di catturare pericolosissimi criminali neri come la notte della ragione che lui non riconoscerà mai di contribuire a creare.

Ma a un certo punto, punto certo, avendo provocato la morte di 30 ostaggi mentre acchiappava per le palle il pazzo carnefice Simon Phoenix, viene condannato assieme a quest’ultimo al congelamento correttivo in una prigione criogenica per una sonora quarantina d’anni.

Balzo in avanti e siamo nel 2032, la società si è trasformata in una distopia liberale del politicamente corretto dove vieni punito attraverso un sistema a crediti per ogni parolaccia o per ogni comportamento scorretto, tipo mangiare cibi ricchi di colesterolo.

Ed è in questo paradiso per gente tipo Lilli Gruber che John e Simon si ritrovano a darsene di santa ragione, mentre un ricco fascista liberale con un gusto estetico da parrucchiera di Viterbo complotta per terrorizzare la popolazione e spingerla a dargli pieni poteri, come Mario Draghi.

Demolition Man (1993)

Famosissimo film sconosciuto che nonostante abbia molti fan e si fregi di grande classico di serie B, rimane inspiegabilmente estraneo ad ogni discussione sul trash anni ’90.

Scritto male e con una vivace quanto tenue satira politica, recitato da cani simpaticissimi e con una produzione di un certo livello che ha permesso loro di ricreare un futuro neanche troppo lontano da quello che effettivamente si è venuto a creare, Demolition Man è il miglior film da raccomandare ad un caro amico che odiamo tanto.

VOTO:
3 trash e mezzo

Demolition Man (1993) voto

Titolo peruviano: El demoledor
Regia: Marco Brambilla
Durata: 1 ora e 55 minuti
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Downsizing – Vivere alla grande (2017)

Il mondo va a bottane e uno dei motivi principali è la crescita esponenziale della popolazione mondiale che sembra non avere né fine né senso.

Per tentare il colpaccio che tragga tutti dall’impiccio, uno scienziato norvegese studia e scopre il modo di miniaturizzare gli organismi viventi così da ridurre sostanzialmente l’impatto del genere umano sul pianeta Terra e comprensibilmente la tecnologia va mainstream in poco tempo, aprendo nuove frontiere al capitalismo (un nuovo mercato micro-immobiliare) e alla repressione politica (miniaturizzazione di persone sgradite).

In questo piccolo turbinio s’inserisce Paul Safranek che, impressionato come un ragazzino dalla scoperta scientifica, comincia a sognare una via di fuga dalla sua triste realtà di mediocre consumatore dal buon cuore e, passato qualche anno e qualche delusione economica, si decide a discutere il grande (si fa per dire) passo assieme a sua moglie Audrey.

Tutto sembra promettere bene: i loro miseri averi, convertiti nell’economica del micro-mondo equivarrebbero a più di 12 milioni di dollari, abbastanza per smettere di lavorare e vivere bene il resto dei loro giorni…
ma siccome la vita è puttana e Paul non ha soldi per pagarla o un coltello per sventrarla, ecco che la moglie cambia idea all’ultimo minuto e lui si ritrova miniaturizzato e divorziato, perdendo anche gran parte del denaro necessario a permettergli la bella vita, e quindi gira che ti rigira Paul finisce a lavorare al call center di Leisureland.

Coddio e sviluppi inaspettati a seguire.

Downsizing - Vivere alla grande (2017)

Piccola commedia dal grande budget (non ce la faccio a smettere con i doppi sensi da due soldi) e trionfante flop al botteghino per un autore che io ebbi l’audacia di conoscere sul grande schermo con Sideways; un’esperienza che mi lasciò con l’amarissimo in bocca per il qualunquismo dozzinale che sciorinava ogni 15 minuti, ma mi prometto di rivederlo e recensirlo che magari nel frattempo ho cambiato idea.

Qui invece, a mio modesto parere, riesce meglio il pericoloso mix tra leggerezza di modi e profondità d’argomenti e, nonostante alcuni frangenti un po’ stanchi, certi personaggi un po’ sopra fuori le righe e un cerchio narrativo non proprio completo, devo ammettere che di pane per bocche asciutte di contenuti ce n’è.

L’inutilità della fuga dalla propria realtà e la necessità dello sguardo introspettivo per ritrovare la capacità di soffermarsi sulle piccole meravigliose cose che ci circondano per poi vivere una vita che abbia non solo un senso, ma che sia anche utile ai nostri fratelli e sorelle che ci circondano, sono quelle cose anche banali in un certo senso, ma inevitabilmente vere come le pietre che ci portiamo nel cuore.

Consigliato, nonostante le imperfezioni.

VOTO:
3 pietre e mezzo

Downsizing - Vivere alla grande (2017) voto

Titolo: Downsizing
Regia: Alexander Payne
Durata: 2 ore e 15 minuti
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Maze Runner: finding Minho (2014-2018)

Thomas si risveglia gonfio pisto e smemorato come se avesse fatto notte brava a sfondarsi di coca e troie a Pattaya Beach, ma il suo buco del culo dice altrimenti.

Nonostante il silenzio mafioso dei ragazzi che lo circondano gli faccia temere il peggio ovvero essere costretto a votare Carlo Calenda, Thomas scopre presto d’essere finito dentro un gioco più grande di lui, di Calenda e del buco di culo di tu’ ma’.

Da qui si srotola una storia lunga come una fettuccia di cazzo di watusso e insulsa come un voto per Calenda, ma se avrete una pazienza di 386 minuti potrete fregiarvi del prezioso titolo di “bevitore di piscio cinematografico”.

Maze Runner: finding Minho (2014-2018)

Inspiegabile successo commerciale per l’adattamento di una serie di libretti per ragazzi dal dubbio gusto, ma dall’indiscussa diffusione, tipo l’AIDS a Pattaya Beach.

Noiosa, mal scritta, contraddittoria e interpretata da cani, questa trilogia potrebbe essere classificata come “crimine contro l’umanità”, ma non dilunghiamoci troppo visto che s’è fatta ‘na certa e io devo ancora preparare la valigia per il mio turgido travello-trip in Thailandia.

VOTO:
1 watusso

Maze Runner: finding Minho (2014-2018) voto

Titoli inglesi: The Maze Runner / The Scorch Trials / The Death Cure
Titoli italiani: Maze Runner Il labirinto / La fuga / La rivelazione
Regia: Wes Ball
Durata totale: 386 minuti della vostra vita
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