Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 (2011)

Seppellita la rogna dell’elfo stronzo, i nostri 3 giovani protagonisti devono recuperare i rimanenti Horcrux per distruggerli e rendere quindi Voldemort un vile mortale.

Draghi col culo coll’eco, fantasmi borderline e serpenti fetenti saranno solo alcuni elementi del ricco contorno inutile di una storia che finalmente giunge alla sua ignobile fine; per la gioia di chi ne ha sperato la conclusione e la tristezza di chi non riesce a crescere oltre i 12 anni.

Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 2 (2011)

Ohhh, finalmente è finita.

La saga di seghe più sopravvalutata della storia ha il suo ultimo capitolo spiattellato come una mosca sul parabrezza di un autospurgo traboccante merda.

Appurato che Voldemort parla come se stesse sforzandosi per cacare il più faticoso pezzo di stronzo della storia e Neville sia inutile anche nel suo momento di gloria, si fa davvero fatica a trovare qualcosa che valga la pena di una messa: forse i 2 secondi di Voldemort come feto abortito o i 3 secondi di spacco di tette di Hermignottona in favore di telecamera quando si fermano a 10 centimetri dal terreno, ma la realtà è che neanche un miracolo potrebbe salvare quello che è nato tondo e morirà tondo.

VOTO:
2 mosche e mezzo

Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 2 (2011) voto

Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 2
Regia: David Yates
Durata: 2 ore e 10 minuti
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Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 (2010)

La storia procede a salti e bocconi con Ron geloso fracico di Hermignottona che fa una pomiciata spaventosa con Harry, Hermignottona che legge favole per bambini mentre sono in missione per conto di dio e Harry che decide di scavare una fossa comune nella quale gettare i corpi smembrati delle sue vittime sessuali concimando il terreno circostante con abbondante sterco di bufalo d’acqua. Bufalo d’acqua che avrebbe donato spontaneamente il suo letame a condizione che i tre amici avessero fatto a turno nell’esplorare una cava di pietra nelle vicinanze.

Storia confusionaria?
Ma non diciamo sciocchezze: Voldemort è un grande, anche se si chiama Tom.

Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 (2010)

Ultimo capitolo spezzato in due parti; piacevole come cazzo spezzato in tuo culo.

– Nagini –

Chiara operazione commerciale di allungamento del brodo narrativo a discapito dell’interesse del pubblico che, anche se lo vedesse una, cento, mille volte Nassirya, continuerebbe a dimenticarsi di che cazzo parla questo film.

Un serpente si finge vecchia per riscuotere la pensione dell’INPS, muore un elfo in un mondo dove la magia può curare le ferite mortali, avviene la moltiplicazione dei pani e degli Harry Potter con l’effetto della divisione della mia anima al mercato del pesce; insomma, non c’è nulla di cui andare fieri e, quindi, vi punisco.

VOTO:
2 vecchie

Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 (2010) voto

Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 1
Regia: David Yates
Durata: 2 ore e 26 minuti
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Harry Potter e il principe mezzosangue (2009)

Harry trova un libro appartenuto al principe mezzosangue che gli permette, a differenza di tutti gli altri studenti che seguono alla lettera il testo scolastico pieno di errori, di superare brillantemente il corso di erbologia.

Draco Malfoy, livido di rabbia perché il padre è al gabbio come un cane pulcioso e fetente, architetta piani su piani per metterlo in culo al protagonista della storia invece di pensare a metterlo nel culo all’incredibile sequela di studentesse fregne che stanno raggiungendo la piena maturità sessuale in una scuola il cui maggior divertimento è mangiare caramelle al cerume.

Ron col cazzo roscio poi andrebbe di lusso, potendo copulare anche durante il periodo mestruale senza colpo ferire, e invece insiste a fare da sposina vergine ad Harry palo di frassino nel culo Potter.

In questo clima da operetta, Voldemort sembra l’unico con le idee ben chiare: comandare e fottere, con un accento grave sulla prima piuttosto che sulla seconda.

Harry Potter e il principe mezzosangue (2009)

Grande è la confusione sotto il cielo, disse Mao Zedong.
Grande è la confusione in questo film, dico io.

No, sul serio: anche considerando che mi sto vedendo le versioni estese fan-edit della saga per “apprezzare al meglio” questi film per ragazzini, io ci capisco sempre di meno mano a mano che procedo con la sequenza e mi ricordo di come ebbi la stessa sensazione la prima volta che mi approcciai alla saga tipo 20 anni fa.

Il tempo non cura le cose, le fa dimenticare, e io mi ero dimenticato che Harry Potter è una parabola discendente, come il tuo cazzo dopo che hai eiaculato sul culo del tuo giovane amante.

VOTO:
3 giovani amanti

Harry Potter e il principe mezzosangue (2009) voto

Titolo originale: Harry Potter and the Half-Blood Prince
Regia: David Yates
Durata: 2 ore e 33 minuti
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Harry Potter e l’Ordine della Fenice (2007)

Apparentemente il mondo dei maghi e delle streghe è una distopia popolata da idioti del cazzo da prendere a ceffoni a nastro; ingiusti nei processi, sommari nei giudizi, ritardati nella logica, questi non-babbani sono la dimostrazione plastica del perché negli anni 2000 e con a disposizione poteri magici questi esseri simili alla merda riescono a vivere ancora come fossero nel medioevo.

Roba da farmi prudere le mani mannaggia la madonna quell’umana puttana lurida sanguinante che non merita una briciola di rispetto.
Stronza.

Il film parla di scuole private, regole da infrangere per essere ometti e donnine e quanto fa schifo riempirsi di profumo e poi usare l’ascensore prima di me.

Harry Potter e l'Ordine della Fenice (2007)

Confusionario e di passaggio, Harry Potter e l’ordine delle pernici è però godibile per l’ansia da botte che ti suscita quando inquadrano quella stronza vestita di rosa. No, non parlo di Maria Elena Boschi, anche se ad alcuni ho letto che provoca lo stesso tipo di rabbia profonda sfociante nella violenza più cieca, no non lei ci mancherebbe, parlo di Dolores Umbridge.

Ti è piaciuto? Ben per te.
Non ti è piaciuto? E sticazzi non ce li metti?

VOTO:
3 Boschi e mezzo

Harry Potter e l'Ordine della Fenice (2007) voto

Titolo originale: Harry Potter and the Order of the Phoenix
Regia: David Yates
Durata: 2 ore e 18 minuti
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Harry Potter e il calice di fuoco (2005)

Grande festa alla corte di Hogwarts, c’è nella scuola della fregna in più, stereotipi novecenteschi ed emozioni adolescenziali, Harry ti chiamerai tu.

Ebbene sì, la pubertà comincia a bussare forte alle palle degli studenti mentre le fiche delle studentesse hanno cominciato a versare sangue l’estate scorsa; se a questo aggiungiamo l’innata perversione della Rowling nel ricreare su carta gli abusi da lei stessa subita, ecco che allora il livello di coinvolgimento delle mie gonadi si riduce al 2 per cento.

C’è un morto, anzi due.

Harry Potter e il calice di fuoco (2005)

Progressiva scarnificazione in favore di telecamera della gioiosa pubescenza di quattro scalmanati e prodotto che non è né carne e né pesce.

Se da un alto infatti possiamo apprezzare l’accompagnamento emotivo dello spettatore/lettore lungo la sua  crescita, dall’altro qui c’è forse un passo indietro rispetto al capitolo precedente che faceva invece un passo avanti per fare da apripista allo sviluppo in fieri del ragazzo/a; Harry Potter e la tazza di fuoco invece si posiziona esattamente al fianco del suo pubblico di riferimento e non è così che si sprona alla crescita.

VOTO:
3 ragazzi che devono ancora crescere

Harry Potter e il calice di fuoco (2005) voto

Titolo originale: Harry Potter and the Goblet of Fire
Regia: Mike Newell
Durata: 2 ore e 37 minuti
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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004)

Basta cazzo!

Non è possibile continuare a vivere sotto lo stesso tetto con un gruppo di stronzi che ti annichiliscono la cappella come gessi sulla lavagna e quindi Harry Potter lascia casa degli zii e cugino obesi per finire preda della notte londinese: buia, spettrale e piena di pedofili.

(s)fortunatamente per noi, il giovine mago viene tratto in salvo prima d’essere imbucato nella cassetta delle lettere a tocchi da 5 centimetri e torna alla scuola di magia e superstizione sulle dimensioni dei cazzi dei cannibali del Congo, circondato da amici benaltristi e nemici benalimortacci loro.

Riuscirà a non farsi scotennare dal padrino Sirius Black, misteriosamente e fortunosamente scappato dalla prigione di massima sicurezza di Azkaban?

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004)

Virata dark per la serie più famosa sui maghi scolastici, un po’ per il cambio alla regia e un po’ per l’inevitabile progressione emotiva che porta un innocente dodicenne a diventare un perverso diciottenne.

Mostri, succhiatori avidi, inchini, solchini e Carlo Gubitosa travestito da pirata sono gli ingredienti giusti per farti tirare giù un bel bestemmione satollo di sangue e merda, come da tradizione italica.

VOTO:
4 mostri

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004) voto

Titolo originale: Harry Potter and the Prisoner of Azkaban
Regia: Alfonso Cuarón
Durata: 2 ore e 22 minuti
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Harry Potter e la camera dei segreti (2002)

Dopo aver sconquassato la scuola per maghi di Hogwarts l’anno prima, Harry Potter torna a far danni assieme ai suoi amici Hermignottona e Ron, lasciando letteralmente di sasso più di una persona.

Egocentrici col parrucchino, basilischi bischeri e un’apparizione fugace della Madonna in trench scontorneranno una storia più avvincente del primo capitolo senza però raggiungere il grado ultimo di pellicola perfetta a causa della vistosa mancanza di un bel paio di tette.

Harry Potter e la camera dei segreti (2002)

Divertente quanto lungo film che prosegue il fortunato filone d’oro giocando un po’ sulla cassa di risonanza del fenomeno mondiale chiamato Harry Potter e un po’ su qualità intrinseche.

Recitato bene (eccezion fatta per quel cane di Daniel Radcliffe) e pieno di graziose ed eccentriche curiosità che sicuramente lasciano il segno nell’immaginario dei più piccoli (vedi l’impressionante mandragola urlante); se proprio devo puntare il dito contro qualcosa, allora che sia Dobby, l’elfo domestico che sembra Gollum ma pure peggio… decisamente dimenticabile.

VOTO:
3 Dobby e mezzo

Harry Potter e la camera dei segreti (2002) voto

Titolo: Harry Potter and the Chamber of Secrets
Regia: Chris Columbus
Durata: 2 ore e 41 minuti
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Harry Potter e la pietra filosofale (2001)

Il giovane orfano Harry Potter vive con gli zii stronzi e il cugino ciccione bastardo che gli rendono la vita impossibile seviziandolo come uno schiavo sessuale laotiano mentre lui cova un potere che neanche la madonna.

A scompigliare i piani dei seviziatori arriva un gigante in motocicletta che recapita ad Harry la lettera d’ammissione alle scuole medie di stregoneria di Hogwarts per ragazzi problematici e lui non se lo fa ripetere due volte: prende i fraterni occhiali, l’indispensabile cazzo di gomma consumato e un gufo ammaestrato per ripetere a nastro “cani bastardi revisionisti” ogni volta che un progressista è nelle vicinanze.

Classismo, violenza, individualismo e tanta ignoranza saranno il pane quotidiano degli studenti ad Hogwarts, come da tradizione britannica.

Harry Potter e la pietra filosofale (2001)

Famosissima prima pellicola per quello che viene definito “universo dei maghi” e sfondamento di botteghini nonostante la morale molto discutibile (competizione forzata tra minorenni, rispetto delle regole zero se fa comodo al sistema, incastri narrativi tirati per le orecchie).

Sinceramente ricordavo fosse un pochino meglio, ma pazienza.

Sia ben chiaro: non è brutto, tutt’altro, ma da qui a definirlo capolavoro per i più piccoli ce ne vuole, anche e soprattutto per molte scelte discutibili derivate direttamente dalla mentalità conservatrice di Joanne Kazzodigomma Rowling.

VOTO:
3 maghi

Harry Potter e la pietra filosofale (2001) voto

Titolo: Harry Potter and the Philosopher’s Stone
Regia: Chris Columbus
Durata: 2 ore e 33 minuti
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Fateful Findings (2013)

Dylan, oltre ad avere il culo depilato, è uno scrittore di successo che, invece di completare il suo secondo capolavoro (visto il genio che è), si dedica anima e corpo ad hackerare il mondo intero per svelare corruzione e ruberia ad ogni livello della società civile.

Purtroppo questo porta la moglie a drogarsi con le pillole pescate letteralmente dalla tazza del cesso di Neil Breen e Neil Breen nei panni di Dylan lo scrittore hacker non riesce a fare di meglio che farsi investire da una mignotta con le scarpe di una spogliarellista di Minneapolis divenendo sensitivo traendo forza da una pietra comprata per 5 dollari dall’erborista.

Montaggio concettuale, scene senza senso e una buona dose di omaggi a robe insospettabili tipo David Lynch elevano questo film di merda al rango di “bello perché brutto”.

Fateful Findings (2013)

Considerato oramai un cult movie, Fateful Findings è anche e soprattuto l’estroflessione della mente contorta di un uomo ridicolo.

Tralasciando le facili critiche alla qualità tecnica e ad un generale senso da filmino scolastico, quello che impressiona maggiormente è l’incomprensibilità di molte scelte. Perché saltare da una scena all’altra senza una risposta ad una domanda posta precedentemente? Perché aggiungere una miriade di linee narrative quando non se ne comprende neanche una? Perché gli elementi cripto-magici? Perché quegli interminabili secondi tra un dialogo e l’altro? Perché perché perché…

Non lo sapremo mai e va bene così.
I film di Mr Bean Breen vanno vissuti come un clistere una domenica d’agosto: tanto sudore freddo e una svirgolata di rassegnazione.

VOTO:
2 Mr Bean

Fateful Findings (2013) voto

Titolo: Fateful Findings
Regia: Neil Breen
Durata: 1 ora e 40 minuti

Tokyo Godfathers (2003)

3 senzatetto giapponesi, per racimolare una cena “aggratise”, si ritrovano ad una recita natalizia organizzata da un invasato gruppo cristiano .

Quello che non sospettano è quest’incipit contraddistinguerà quella magica sera di Natale trasformandola in una notte di avventure rocambolesche, mosse dall’esigenza di trovare i genitori di una neonata abbandonata in mezzo ai rifiuti.

Questi 3 improbabili re magi senza una famiglia faranno scudo, con le loro giacche lise e una manciata di cartoni, alla Gesuccristo che è miracolosamente capitata loro, facendo affidamento ad una fortuna divina che per tutta la notte li perseguiterà con benevolo occhio.

Tokyo Godfathers (2003)

Film d’animazione tutto giocato sul reciproco rimando degli elementi in scena (famiglia, miracolo, redenzione) e sulla coincidenza assurta a moto degli astri divini.

Purtroppo non regge tutta la durata (nonostante sia pure corto) e spesso ci si ritrova un po’ a sbadigliare tra una sequenza e l’altra.
Ed è un peccato, perché le idee non erano male e la grafica è molto espressiva e dettagliata.

VOTO:
3 magi

Tokyo Godfathers (2003) voto

Titolo giapponese: 東京ゴッドファーザーズ
Regia: Satoshi Kon
Anno: 2003
Durata: 1 ora e 28 minuti
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I Am Here…. Now (2009)

Dopo aver abilmente hackerato il mondo intero nel grottesco film precedente, Neil Breen compie un passo ulteriore mettendoSi in scena come dio sceso in terra, letteralmente.

Ebbene sì, lui è un Gesù cibernetico dai piedi rugosi e senza un briciolo d’intelligenza; un creatore di mondi che, disgustato dalle sue creature, diventa uno spietato devastatore di civiltà.

I Am Here.... Now (2009)

Ma cosa volete che vi dica?

E’ un film assurdo girato senza permessi tra il deserto del Nevada, dove la mafia sotterra i cadaveri, e una Las Vegas senza pietà per i disabili, spinti a terra con violenza da immigrati greci a cui Neil Breen cava gli occhi.

Con sì e no 45 minuti di girato Neil ha voluto ricavare un’ora e mezza di tortura cinese riciclando le stesse inquadrature più e più volte con l’effetto di farmi uscire di capoccia in svariate occasioni.
E neanche la visione dei culi di un paio di battone da marciapiede ha potuto salvarmi dal proferire le mie care bestemmie.

VOTO:
1 marciapiede

I Am Here.... Now (2009) voto

Titolo russo: Я уже здесь
Regia: Neil Breen
Anno: 2009
Durata: 87 minuti

Café Funiculi Funicula (2018)

La famiglia Tokita gestisce un caffè con una sedia molto particolare: a chiunque, accomodandovisi, le venga servita una tazza di brodaglia sporca chiamata caffè dagli orribili proprietari del locale viene concesso un viaggio temporale e poter così incontrare una persona a cui magari non ha potuto dire o chiedere una cosa di cui poi si è pentito per il resto della sua vita.

Le regole di questa magia sono poche, ma ferree: la persona da incontrare deve aver frequentato il locale, perché il viaggio avviene all’interno di quelle 4 mura; qualunque cosa si faccia non cambierà gli eventi futuri; il viaggio durerà solo il tempo che la brodaglia si raffreddi e, se non la si beve prima che ciò accada, si rimarrà intrappolati per sempre in una realtà parallela sotto forma di fantasmi (che però pisciano).

Café Funiculi Funicula (2018)

Romantico dramma giapponese tutto giocato sui colori pastello e sulle emozioni pastose tanto cari alle donne non sposate.

Ci si trova davanti ad un’opera ben servita, indubbiamente intrattenente e che strappa più di un sorriso lungo la passeggiata narrativa, ma non è un capolavoro.

Se siete alla ricerca di un cerchiobottismo popolare che non fa male ad una mosca nel suo essere comunque un buon prodotto, avete fatto centro; altrimenti prendete un bel mestolo di legno, spezzatelo a metà e trafiggetevi il cuore per provare emozioni mai viste prima.

VOTO:
3 mestoli

Café Funiculi Funicula (2018) voto

Titolo originale: コーヒーが冷めないうちに – Kohi ga Samenai Uchi Ni
Regia: Ayuko Tsukahara
Anno: 2018
Durata: 117 minuti
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