Il trionfo di King Kong (1962)

Un sottomarino che non si fa mai i cazzi suoi finisce dritto dritto dentro un iceberg contenente Godzilla ibernato e lo risveglia facendolo incazzare come una bestia rettiliana alta 50 metri che sputa raggi atomici dalla bocca.

Nel frammentre, un drappello di fottuti liberal-capitalisti sbarca sull’isola dei cannibali dei cazzi mosci per rubare il loro dio, ovvero una bestia scimmiesca alta 45 metri che tira caraffe possenti sulla tua boccaccia di merda e riesce a potenziarsi enormemente quando entra in contatto con l’elettricità.

I due mostri, Godzilla e King Kong, si affronteranno a suon di caraffate sbocchine sul martoriato suolo nipponico fino a quando uno dei due ammetterà la sua impotenza di fronte all’imperatore giapponese.

Il trionfo di King Kong (1962)

Film cross-over tra due famosi universi mostruosi e pellicola di merda.

Vedere due uomini travestiti darsi spintoni all’interno di miniature dettagliate per simulare morte e distruzione può anche essere divertente, ma ci deve essere una narrazione coinvolgente a supporto… e purtroppo qui è assente.

Qualche idea serpeggia, tipo l’idiozia dei magnati dell’industria che pensano di controbattere le pubblicità di Godzilla portando a casa un mostro spaventoso rubato ad una popolazione a cui regalano specchietti e sigarette, ma sono troppo poche e diluite in un mare d’inconsapevole arretratezza culturale pregna di patriarcato, razzismo, diseducazione emotiva e tua madre travestita da pirata.

Molto famoso per la storia dei due finale divergenti, americano e giapponese, cosa totalmente falsa, e molto odiato dal sottoscritto, cosa totalmente vera.

VOTO:
2 caraffe e mezza

Il trionfo di King Kong (1962) voto

Titolo originale: キングコング対ゴジラ Kingu Kongu tai Gojira
Regia: Ishirō Honda
Durata: 1 ora e 37 minuti
Compralo: https://amzn.to/480JgPG

X-Bomber (1980)

Siamo nell’anno del signore 2999 e la congiuntura cosmica è fertile per dare alla luce una cacata di serie televisiva: il suo nome è ICS-BOMBA!

L’impero sionista malefico Gelma vuole invadere la Terra con la scusa della ricerca dell’arma di distruzione di massa chiamata F-01, ma i terrestri fanno orecchie da mercante e negano l’esistenza di questa cazzo di F-01, non sapendo che in realtà quest’arma micidiale è una splendida principessa cosmica cresciuta da uno scienziato intelligentissimo creatore (se non sbaglio) della navicella spaziale, nonché arma burundifottibongo, ICS-BOMBA!!

Vagando per lo spazio senza una ragione speciale e sterminando senza pietà le docili creaturine pelosette Mon-mon che, come i gatti d’inverno, si erano rifugiate nel motore di X-BOMBA, la nostra ciurma diverrà inaspettatamente il principale finanziatore di quel cancro sionista in Medioriente chiamato Israele che molti oramai pensano possa essere pacificato unicamente con una ICS-BOMBA!!!

X-BOMBA.

X-Bomber (1980)
la Norimberga dei sionisti

 

Serie televisiva giapponese assolutamente da evitare per 3 buone ragioni:
1- la storia è noiosa, oltre che puerile.
2- le marionette sono più stoccafisse di Tom Cruise.
3- non c’è la fregna.

E ancora: indescrivibile è la voglia di morire che mi ha accompagnato lungo le fottutissime 25 puntate che compongono questa tortura cinese come indescrivibile è il sano odio che ogni essere umano libero di questo pianeta prova verso quel cancro colonialista chiamato Israele.

VOTO:
2 cancri dell’umanità

X-Bomber (1980) voto

Titolo originale: Xボンバ
Regia: Akira Takahashi
Durata: 24 episodi da 25 minuti
Compralo: https://amzn.to/496mIy4

Godzilla (1954)

Quando un paio di pescherecci vengono spazzati via da una misteriosa forza della natura, la gente sulla terraferma comincia a credere alla vecchia leggenda di Gojira, il gigantesco mostro marino che in passato era stato tenuto a bada con il sacrificio di giovani vergini.

Appurato che nel 1954 è un po’ più difficile trovare una donna vergine in tutto il Giappone, si decide d’intervenire con la forza bruta: cannoni, elettrificazioni, balestre, spade laser e boomerang vengono lanciati sulla povera creatura alta 50 metri… senza però sortire alcun effetto.

Fortunatamente uno scienziato orbo con la mania per le mutandine usate delle bambine se ne uscirà con un’arma fine di mondo degna di un cartone della Hanna & Barbera.

Godzilla (1954)

Famosissimo mostro in meno famoso film che, nonostante tutti ne immaginino l’esistenza, molti meno ne hanno effettivamente subito gli effetti nefasti della visione.

Sì, perché Gojira è una roba da farti venire voglia d’intraprendere il cammino mortale che dall’Africa subsahariana porta fino a Lampedusa; tutto, e ripeto tutto, piuttosto che sorbirsi un’ora e mezza di latte alle ginocchia e sporadiche apparizioni di un giapponese con indosso un costume da dinosauro strabico che devasta modellini di trenini.

E’ doveroso ammettere che questo film ha praticamente aperto la fruttuosa linea di Kaiju movies e che il suo spirito anti-nuclearista (dovuto sia al trauma delle due bombe atomiche americane sganciate un decennio prima su Hiroshima e Nagasaki e sia l’incidente del peschereccio giapponese Daigo Fukuryū Maru che nel 1954 fu pesantemente contaminato assieme al suo equipaggio dall’irresponsabile esperimento nucleare americano di Castle Bravo nell’atollo di Bikini) sia encomiabile… ma dio cristo che palle!

VOTO:
3 bikini

Godzilla (1954) voto

Titolo originale: ゴジラ – Gojira
Regia: Ishiro Honda
Anno: 1954
Durata: 96 minuti
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I dinosauri: 1° stagione (1991)

Earl Sinclair è un megalosauro antropomorfo che vive la vita del perfetto coglione sottoposto dentro una società classista e piramidale che lo fa uscire di capoccia ogni giorno.

L’unico sfogo di questo dinosauro qualunque resta il pestare di botte moglie e figli quando torna a casa la sera, colmo d’alcol e urina, prima di defecare in un generoso atto d’amore sopra l’infante di casa, il piccolo Babymerda.

I dinosauri: 1° stagione (1991)

Me lo ricordavo molto meglio.
E come me, sicuramente anche te che sei cresciuto a pane e ceffoni avevi un’idea edulcorata e quasi fantastica di questo mondo pupazzoide al cui interno navigavano personaggi deformed dal gran sorriso.

E invece niente: siamo di fronte all’elogio dell’abuso domestico, del più vile servilismo cattolico impregnato di odio razziale.
Questo telefilm andrebbe segnalato al Moige e cancellato dal ricordo umano in una dannatio memoriae senza fine che lo elevi ad agnello sacrificale di una società sull’orlo della decadenza post-adolescenziale.

E comunque è abbastanza noioso.

VOTO:
2 Publius Septimius Geta

I dinosauri: 1° stagione (1991) voto

Titolo originale: Dinosaurs
Creatori: Michael Jacobs, Bob Young
Stagione: prima
Anno: 1991
Durata: 5 episodi da 25 minuti

Ai confini della realtà (1973)

Nel 197x gli esseri umani giocano a fare gli stronzi con le bombe atomiche e, facendone detonare una nel profondo del mare, provocano la risalita gastrica del popolo di Seatopia, un’immaginaria Utopia sotterranea/sottomarina calata al centro della Terra 3 milioni di anni fa in seguito ad un imprecisato cataclisma.

Smossi quindi i cazzetti dei Seatopiani, i terrestri dovranno fare i conti con Megalon, il mostro scarabeo da loro mandato in superficie per fare piazza pulita del genere umano.
Ma!
E dico Ma!
Fortunatamente a fermare i giustissimi piani di sterminio degli utopici figli di puttana ci penserà una simpatica famiglia gay composta da professore inventore col golfino, giovane rampante pilota di macchine con la combo calzino-bianco/scarpa-rossa-papalina e bambino sul pedalò più strambo del mondo.

Oltre ai 3 maschietti avremo lo psicopatico robot Jet Jaguar (Jetto Jaguaro! Punch Punch Punch!!!) e pure Godzilla che, apparendo negli ultimi 15 minuti, si prenderà tutta la scena col suo fantastico, e mai più ripetuto, calcio volante.

Ai confini della realtà (1973)

Effervescente commedia gay che, in clamoroso anticipo sui tempi, mette in scena l’amore omosessuale di una famiglia molto campy alle prese con una storia tutta dominata dal fallo e nella quale non s’intravede l’ombra di una fica neanche col binocolo.

Famoso per essere tra i peggiori (se non il peggiore) film della serie, Godzilla vs. Megalon è oggettivamente molto difficile da difendere: girato in 3 settimane, con un budget ridicolo, zeppo d’immagini di repertorio, tra i viali in costruzione del Trullo, il film è salvato unicamente dalla sua componente (involontariamente) ridicola e dall’impossibile calcio volante del mostro giapponese più famoso di sempre.

Un must per quelli che tentano il suicidio.

VOTO:
3 calci volanti

Ai confini della realtà (1973) voto

Titolo originale: Gojira tai Megaro
Regia: Jun Fukuda, Yoshimitsu Banno, Ishirô Honda
Anno: 1973
Durata: 81 minuti
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Retro Puppet Master (1999)

André Toulon è un biondino francese d’inizio ventesimo secolo che, assieme al suo piccolo circolo di giovani uranisti, manda avanti la carretta con uno spettacolino di marionette mostruose, chiare proiezioni dei loro drammi interiori di mancata accettazione.

A complicare il loro roseo quadretto entrano in scena una maledetta donna che vorrà convincere André a posizionare il suo splendido membro gay dentro la sua orribile vagina etero ed un simpatico vecchietto di 3 mila anni grande amante degli ani che vuole tramandare il segreto della vita eterna prima d’essere fatto fuori da 3 mummie egizie devote al dio Sutekh.

E il segreto della vita eterna comprende un criceto, della vaselina e tanto amore.

Retro Puppet Master (1999)
bel burattino ti faccio un pompino per il motorino

La Maledizione della marionetta 2, come piace chiamarlo ai messicani, è un film di merda.
Non ci piove.

Certo, se consideriamo che il regista ha girato una media di 3 film all’anno dal 1986 al 2016 e che quindi per ovvie ragioni non ha potuto dedicare la stessa cura di uno che ne gira uno ogni 3 anni, questo film resta comunque un film di merda.
Non ci piove.

Se ci aggiungiamo poi che questo è, a detta del diretto interessato, l’unico film bello interpretato da Greg Sestero (il biondo passato alla storia come il sogno bagnato di Tommy Wiseau, fuori e dentro lo schermo di quel cafolavoro che è The Room) allora resta comunque un film di merda.
Non ci piove.

VOTO:
1 biondo e mezzo

Retro Puppet Master (1999) voto

Titolo messicano: La maldición de la marioneta II
Regia: David DeCoteau
Anno: 1999
Durata: 80 minuti
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Puppet Master – Il burattinaio (1989)

Nel 1939 un simpatico vecchio burattinaio impara a sue spese che non si deve mai e poi mai portare in vita un pupazzo dalle fattezze di Totò con una pergamena magica egiziana.

Tutt’al più lo si può usare come sollazzo anale mentre si guarda David Parenzo tentare di passare per giornalista vociferando frasi a caso molto velocemente facendole rimbombare nel suo naso da Shylock prima che qualcuno glielo tagli e glielo ficchi su per il culo.

Puppet Master - Il burattinaio (1989)
American History X!

Filmetto con 5 pupazzi assassini e un gruppetto di 5 psichici psicotici che ha tanto mordente quanto una vecchia pompinara senza dentiera.

Carini i piccoletti stronzetti con le loro specialità anche un po’ bizzarre (tipo la donnina che vomita sanguisughe) e per i fan delle tette, posso confermare che se ne vedono almeno 4.
Il resto è trascurabile.

VOTO:
2 Parenzo e mezzo

Puppet Master: il burattinaio (1989) voto

Titolo originale: Puppet Master
Regia: David Schmoeller
Anno: 1989
Durata: 90 minuti
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Pupazzi senza gloria (2018)

In una Los Angeles situata in un universo alternativo nel quale umani e pupazzi convivono (non) pacificamente stanno avvenendo strani omicidi.

Uno ad uno, tutti gli attori componenti il cast di un famoso vecchio show televisivo, The Happytime Gang, vengono fatti fuori proprio nel momento in cui un gruzzolo di 10 milioni di dollari di diritti televisivi sta per essere equamente diviso tra gli attori ancora in vita.
L’investigatore privato Phil Phillips, radiato dal corpo di polizia con l’accusa di aver mancato di perforare con un proiettile la testa di un rapinatore armato solo perché era un pupazzo come lui, è convinto che questi reati siano collegati da un unico semplice motivo: uno dei membri del cast sta aumentando la ghiotta fetta del dividendo restringendo il numero del divisore grazie all’uso di fucili a pompa, bombe e mannaie.

Districandosi in un mare di violenza e volgarità, Phillips e la sua ex partner al commissariato, il detective Connie Edwards, faranno finalmente luce dentro il cotonato intestino buio dell’infanzia perduta.

Pupazzi senza gloria (2018)

Eccezionale revival del genere pupazzi che non poteva non prendere l’impervia strada della satira adulta e dissacrante, visti anche i tempi contemporanei fatti di pervasiva consapevolezza popolare e (benvenuta) caduta dei simulacri classici quali religione, politica rappresentativa ed istituzioni statali che per troppo tempo hanno coccolato gli orfani di padri putativi autoritari di freudiana memoria.

Ovviamente questo miscuglio calcolato a tavolino secondo tutti i crismi del genere poliziesco (oggettivamente ben riuscito) che fa del grottesco e della fase anale freudiana il suo vessillo ha scontentato un po’ tutti: sia quella parte di pubblico più stupida che non riesce a ridere dei propri difetti morali  e sia quelli più svegli e progressisti i quali però ancora non riescono a lasciarsi andare ad una sonora scorreggia tonante in ufficio per rallegrare i colleghi depressi per paura d’apparire vivi e che quindi hanno bollato il film come eccessivo ed in cerca d’attenzione.
Beh, vi sbagliate cari intellettuali da solottino; quella è vostra madre.

Se invece, come me, fate parte della crema sfavillante dell’umanità contro la quale la massa di mediocri ripudia di specchiarsi con grandissima vergogna e furiosissimo sdegno per ammorbare e infine distruggere i miei fratelli, allora troverete pane per i vostri denti.

OVVIAMENTE il film va visto in originale e non nella pietosa quanto scandalosa versione doppiata da Maccio Capatonda che snatura il senso dell’opera facendola passare da buona satira a triste macchietta, nella speranza di depotenziarne la natura destabilizzante.

VOTO:
4 Anna Pannocchia

Pupazzi senza gloria (2018) voto

Titolo originale: The Happytime Murders
Regia: Brian Henson
Anno: 2018
Durata: 91 minuti

I Muppet (2011)

Un ricco e spietato capitalista vuole estrarre il petrolio che si trova sotto i Muppet Studios; per fare ciò, dovrà radere al suolo un luogo simbolo dell’infanzia di molti americani.

Nel solco della tradizione alla Blues Brothers, i Muppets potranno impedire questo delitto culturale solo se riusciranno a racimolare 10 milioni di cucuzze entro la mezzanotte di pinco pallino data.

Numeri comici a seguire.

I Muppet (2011)

Un film per ragazzi che non annoia gli adulti grazie al suo humour semplice (ma non per questo stupido) travestito da simpatica commedia rivitalizzatrice di un fenomeno mediatico da qualche anno andato in letargo, ovvero quello dei pupazzi televisivi comandati con una mano su per il culo, il cui più esimio esponente in terra italica è senza dubbio Fabio Fazio.

VOTO
4 spietati capitalisti

I Muppet (2011) voto

Titolo originale: The Muppets
Regia: James Bobin
Anno: 2011
Durata: 103 minuti
Compralohttp://amzn.to/2jmTjf3

La mia vita da Zucchina (2016)

Icare è un bambino solo soletto che passa tutto il giorno a scarabocchiare sui muri di casa mentre la madre s’imbottisce di alcolici per dimenticare l’abbandono del tetto coniugale del marito.
Un bel giorno Icare, per sfuggire alle sfuriate della terribile genitrice, le chiude la botola della soffitta in testa facendola quindi precipitare a terra e provocandole una leggerissima frattura del collo.

Questo simpatico episodio apre le porte dell’orfanotrofio per Icare (che vuole farsi chiamare Courgette) e la prospettiva di una vita miserevole sulle spalle dei contribuenti francesi i quali si sa hanno una particolare repulsione per i giovani homo sapiens, maledettissime piccole scimmie antropomorfe buone solo a far legna per i rigidi inverni della ragione mentre io mi crogiolo nell’ipotermia sottocutanea della possessione demoniaca frantumata sulle gengive dei testimoni dello scempio scenico scemunito scisso scelleratamente in mille bolle di champagne.

La mia vita da Zucchina (2016)

Bella prova per il cinema d’animazione in stop motion (o passo uno che dir si voglia); meno bella prova per una sceneggiatura certamente carina ma un po’ semplicistica per un pubblico sopra i 10 anni.

Questa tenera storia d’amore ritrovato quando meno te l’aspetti gioverà sicuramente a tutti gli orfani del mondo che parlano francese e si trovano in località dotate d’impianti elettrici a cui attaccare gli schermi dai quali suggere cotanta paziente abilità manuale; per il restante 99% dell’umanità forse è meglio l’accesso all’acqua potabile.

VOTO:
3 nasoni e mezzo

La mia vita da Zucchina (2016) voto

Titolo originale: Ma vie de Courgette
Regia: Claude Barras
Anno: 2016
Durata: 66 minuti

Gremlins 2 – La nuova stirpe (1990)

E’ passato qualche anno dagli strani avvenimenti di Kingstone Falls, una tranquilla cittadina americana improvvisamente devastata dalla furia cieca di un’orda di Gremlins fermati per bucio di culo grazie alla luce del Sole, unico vero nemico per una stirpe maligna/malevola come questa.

Ora i giovani protagonisti del primo capitolo si sono trasferiti a New York e cercano, assieme ad altri milioni di sottoproletari, l’occasione di una vita per sfondare ed entrare quindi in quel famoso 1% di cui si parla tanto in televisione.
Sfortunatamente però l’1% riservato loro è quello dei poveri sfigati che vengono colpiti dallo stesso cataclisma 2 volte nell’arco della loro vita; un vero e proprio evento fortuito che ha invece tutta l’aria d’essere l’evento meno fortuito della vita di una persona.

Ma bando alle ciance: alzate il sipario su questo scempio.

Gremlins 2 - La nuova stirpe (1990)

Divertente sequel/parodia di un indimenticabile horror per ragazzi perfetto sotto molteplici punti di vista, questo spin-off spurio invece punta moltissimo sulla moltiplicazione degli effetti speciali e sull’estremizzazione della vena comico/satirica ben presente anche nel primo capitolo.
Purtroppo, essendo molto attaccata ai tempi in cui è ambientata e con un’abbuffata quindi di (anti)capitalismo, diete e televisione via cavo, la storia qui perde una certa dose di vapore se trasportata/trapiantata ai giorni nostri senza una dovuta acclimatazione.
Resta comunque un prodotto valido, soprattutto per il reparto merchandising, e sicuramente un’opera lodevole per la grande dose di coraggio presa dal regista Joe Dante nello spingere i limiti della macchina hollywoodiana un tantino più in là.

Quello che a noi interessa però è altro:
Howie Mandel, un brillante commediante, presentatore e doppiatore (qui ricordato per aver prestato la voce a Gizmo in entrambe le pellicole) soffre di un grave disturbo ossessivo compulsivo unito ad una germofobia particolarmente acuta.
Tutto questo gli rende la vita molto difficile e nonostante ciò però non si riesce fare a meno di ridere a crepapelle del suo inferno quotidiano se lo si immagina con la piccola faccetta paffutella di Gizmo.

VOTO:
3 handicappati e mezzo

Gremlins 2 - La nuova stirpe (1990) voto

Titolo originale: Gremlins 2: The New Batch
Regia: Joe Dante
Anno: 1990
Durata: 106 minuti

Dark Crystal (1982)

Sul pianeta Thra sono passati mille anni da quando il grande e misterioso Dark Crystal è stato spezzato e i maligni Skeksis temono la profezia secondo la quale, alla congiunzione dei tre soli, un Gelfling riporterà il pezzo mancante e riparerà il cristallo ponendo fine al loro impero.
Alla morte del suo maestro della razza Mystics, Jen (l’ultimo dei Gelfling) viene a conoscenza del suo eroico destino e s’imbarca quindi in un viaggio che lo porterà al castello degli Skeksis e alla consapevolezza d’essere diventato adulto.

the-dark-crystal
e questo è come si disegna una fica, mio caro Jen

Straordinario film per ragazzi dal cuore coraggioso, questo The Dark Crystal è stato uno sforzo produttivo senza precedenti: decine di pupazzi e animatronics su set fantastici e ricchi di dettagli hanno dato vita ad un mondo magico popolato da creature incredibili e fiabesche.
Prima d’allora non s’era mai visto qualcosa del genere sul grande schermo: Jim Henson (autore, finanziatore e regista del progetto) era conosciuto per il suo lavoro in serie televisive come Sesame Street e The Muppet Show, roba eccellente ma per un pubblico pre-adolescenziale; qui invece dominano i toni cupi e un generale senso di alienazione che troverà compimento nel successivo e migliore Labyrinth.
Purtroppo a far da contraltare all’eccellente e rivoluzionario reparto tecnico c’è una storia molto convoluta e poco avvincente: si tratta della solita parabola del bambino che, alla morte del padre, diventa adulto e la conseguente fine giochi fanciulleschi; mischiato a questo però abbiamo una caterva di cianfrusaglia New Age (il film si basa molto sui testi mistici di una spiritualista americana, The Seth Material) che rendono il film abbastanza datato (oltre che insensato).
Un peccato, perché visivamente The Dark Crystal è una cosa fantastica (anche per gli standard moderni) e con qualche accorgimento poteva essere veramente un capolavoro; invece risulta appesantito da un ritmo eccessivamente lento, un montaggio molto elementare e un messaggio sì potivivo ma molto confuso e contraddittorio (un po’ come la religione).

VOTO:
3 David Bowie travestiti da re degli Elfi

Titolo originale: The Dark Crystal
Regia: Jim Henson & Frank Oz
Anno: 1982
Durata: 93 minuti