Delia è madre, moglie e nuora.
Non ha una sua identità, ma esiste solo ed unicamente in funzione di un maschio ed ecco quindi che il marito, il suocero o i figli le spiaccicano in faccia l’unico possibile volto da poter esporre in società, l’unico in una città, un paese e un’epoca intrise di patriarcato.
Delia ha uno spirito arguto, una piccola voglia di rivalsa nei confronti di tutti quelli che la schiacciano, la riempiono di botte e la sottopagano solo perché lei è una donna; ma non è ancora tempo per le rivendicazioni di classe, figuriamoci quelle di genere.
E’ finita da poco la seconda guerra mondiale e le donne non possono uscire di casa senza permesso, devono stare zitte quando parlano gli uomini, non possono gestire i soldi, non hanno diritti; una condizione di totale sottomissione che troverà sfogo solo 30 anni dopo con gli anni della rivoluzione culturale e le conquiste sociali della sinistra internazionale, ottenute a suon di schiaffi in bocca e manganellate.
Delia quindi, anche se dentro è ancora ribelle, vive oramai in maniera rassegnata la sua vita, ma non vuole che la figlia faccia la sua stessa fine solo perché questa ha fretta di scappare di casa nell’unica maniera che a quel tempo era possibile per una donna: con un matrimonio.
Un capolavoro assoluto.
La storia della donna Delia, romana vessata dai nostri nonni con le botte e le minacce, che ha 3 lavori ma non ha diritto a tenersi niente dei soldi che porta a casa, che trova il tempo di parlare con le persone solo nel tragitto tra una faccenda e l’altra, è la storia delle donne che hanno fatto la mia Roma, la nostra Italia e alle quali non è mai stato riconosciuto questo ruolo fondamentale perché purtroppo a questo mondo ci sono persone che pensano che non siamo tutti uguali.
E questo racconto femminile e femminista, che solo apparentemente parte solitario e invece si risolve coralmente attraverso i mal comuni di Delia e delle altre donne che inaspettatamente si ritroveranno dallo stesso lato della barricata, ci regala un finale meraviglioso che è anche la parte più straordinaria del film, ovvero: Delia conquista la sua fuga dalle ingiustizie senza l’aiuto dell’ennesimo uomo, ma attraverso le sue forze e quelle delle tante altre donne che spesso compongono i film che vediamo tutti i giorni in ruoli defilati e che qui invece si meritano i tanto agognati primi piani.
Come amava ripetere il povero Luigi Di Maio, non puoi fermare una cascata con le mani e finché ci saranno quelli che apriranno bocca per dare voce a chi voce non ce l’ha, allora forse le cose cambieranno.
Con solo questa lingua in bocca
E se mi tagli pure questa
Io non mi fermo, scusa
Canto pure a bocca chiusa
VOTO:
4 lingue lunghe e mezza
Titolo inglese: There’s Still Tomorrow
Regia: Paola Cortellesi
Durata: 1 ora e 58 minuti