Christine: la macchina infernale (1983)

Arnie Cunningham è uno studente liceale molto sfigato che, non avendo mai scopato perché perso nell’imbuto dell’omosessualità latente, si rifugia tra le braccia del suo migliore amico Dennis, un sorprendente figaccio che gioca a football americano e lascia in giro quell’invisibile feromone che attira le femmine. Hai capito Arnie? Le femmine.

Una strana coppia, non c’è che dire, ma non avete ancora sentito il resto: a mettere tizzoni caldi tra le loro terga già infuocate da nottate libidinose d’amore gaio arriva una vettura, come dicono i francesi, del 1957; un veicolo, come dice il codice della strada, rosso fiammante e tutto cromato che si metterà in testa di succhiare linfa vitale dal cazzo di Arnie (già peraltro martoriato a bestia dal suo vorace amico) per continuare a perseguire il suo diabolico piano: diventare direttore del TG2.

Christine - La macchina infernale (1983)
e buonasera gentili telespettatori

Opera meno importante di Carpenter, anche perché realizzata su commissione dopo il malaugurato flop al botteghino dell’immenso The Thing, ma non per questo brutta. Tutt’altro.

Retto da una buona suspense, specialmente nella prima parte, buone interpretazioni ed effetti speciali minimi ma azzeccati, il film intrattiene abbondantemente il pubblico, anche per via di quel messaggio subliminale che viene trasmesso in frequenza bassa a circa due quinti del film se suonato al contrario mentre s’indossa una pelliccia di visone grigio, mi raccomando grigio.

VOTO:
3 visoni e mezzo

Christine: la macchina infernale (1983) voto

Titolo originale: Christine
Regia: John Carpenter
Anno: 1983
Durata: 110 minuti
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Non aprite quel cancello (1987)

Glen, un pacato dodicenne americano con la freudiana passione per i missiletti giocattolo, si ritrova in giardino le porte dell’Inferno.
Sarà compito suo e dell’amico nerd metallaro (una combo poco sfruttata al cinema) tentare di richiudere il buco infernale dal quale cominciano ad uscire piccoli demoni mostruosi che si muovono come se fossero stati filmati a 16 frames al secondo e poi riproiettati ai canonici 24.

Sicuramente una fortuita coincidenza.

Non aprite quel cancello (1987)

Filmino ricco di spaventi per i pubescenti e ricco di pubescenti per i pederasti, The Gate purtroppo soffre molto sul fianco della coesione narrativa con un evidente scollamento delle varie parti atte a tessere il consueto arco emotivo.
Gli effetti speciali invece sono molto ben riusciti e stupisce ancora oggi il grande livello di maestria ottenuto unicamente con l’uso di effetti “in camera” quali lo stop motion e la prospettiva forzata.
Un piccolo gioiello sotto questo punto di vista.

Parlando invece di pederasti, ho appena scoperto che l’imprenditore tedesco Friedrich Alfred Krupp, padrone dell’acciaieria Krupp poi confluita nell’infame ThyssenKrupp coinvolta nel 2007 in un processo per negligenza sulla sicurezza e la conseguente morte di alcuni operai nel suo stabilimento a Torino, morì suicida dopo essere stato messo all’angolo dalla sinistra italiana bacchettona moralista per i suoi soggiorni a Capri circondato da una quarantina di giovini locali.

W l’aneddotica.

VOTO:
3 giovini locali con annesso pederasta

Non aprite quel cancello (1987) voto

Titolo originale: The Gate
Regia: Tibor Takács
Anno: 1987
Durata: 85 minuti