Il buio si avvicina (1987)

Caleb è un burino campagnolo dell’entroterra nord-americano; una notte vede una fregna moscia mangiarsi un gelato per la strada principale del suo miserrimo paesello di burini campagnoli e decide bene di farle la corte alla maniera dei burini campagnoli dell’entroterra, cioè avvicinarsi in silenzio come un maniaco e fare un paio di allusioni sessuali da due soldi.
Normalmente tale tecnica è da evitare, ma siccome sono nell’entroterra nord-americano, lo stile funziona e lei si convince a fare un giro in macchina con lui.
Nonostante lei sia una cock teaser, tutto sembra andare per il verso giusto e il burino ci rimedia pure una paccata (con morso sul collo) prima che la sconosciuta fugga via mentre il gallo canta, manco fosse San Pietro.
Ora…indovinate un po’ qual è la sorpresina?

Il buio si avvicina (1987)

Sì, Mae, la ragazza a cui piace leccare i gelati in piena notte nell’entroterra nord-americano, è una vampira e ora anche Caleb fa parte del club.
Dopo incomprensioni varie col gruppo di vampiri stronzi amici di Mae e un giro per le strade deserte di questo entroterra di merda, Caleb si ribellerà alla sua condizione di creatura della notte e confermerà quanto l’amore, cioè quella serie di reazioni chimiche utili a far ficcare i cazzi nelle fiche, sia sempre la cosa più importante per gli sceneggiatori cani di Hollywood.
Firmato dall’ex moglie di James Cameron, famosa per aver cominciato la sua carriera comprando e vendendo case con profitto nelle periferie povere di New York anni ’70 in società con il musicista Philip Glass, questo pastrocchio senza capo né coda che cerca maldestramente di fondere western e vampiri come se non ci fosse un domani ha la colpa di essere innanzitutto noioso, che è poi la cosa peggiore in un film d’intrattenimento quale è questo.
Con interpretazioni che oscillano tra il dilettantesco (Caleb) e l’esagerato (Bill Paxton), Near Dark, nonostante un’interessantissima colonna sonora dei Tangerine Dream ed alcune bellissime inquadrature col crepuscolo, rompe i coglioni ben presto a chi come me non sopporta gli sbruffoni codardi come i vampiri del film, buoni a nulla che girovagano di paesino in paesino mettendo a ferro e fuoco (letteralmente) tutto quello che si para loro davanti.
Se c’è una cosa che è un punto chiave della narrativa vampiresca è l’intelligenza e la straordinara educazione di queste creature, ma questo film sembra coscientemente voler sputare in faccia a tutto ciò; il buon senso invece suggerisce che se uno ha vissuto 4 o 500 anni, deve pur aver avuto la possibilità di imparare qualcosa ed accrescere quindi la sua consapevolezza del mondo e delle cose.
Qui invece pare che il burino campagnolo di cui sopra sia quello con più sale in zucca e il meno egocentrico, il che è logicamente impossibile.

Mi duole dirlo, ma a questo punto sono meglio i saccenti vampiri nichilisti di Only Lovers Left Alive… e dio solo sa quanto mi ha fatto girare i coglioni quel film.

Apparentemente quello che la Bigelow non ha capito è la differenza tra Nichilismo e ignoranza: la prima è una filosofia ben strutturata che rifiuta con presa di coscienza i dogmi e le regole societarie in quanto catene da cui liberarsi per un innalzamento del genere umano tutto (e non solo dell’uomo ariano, capito ignoranti nazisti?); l’ignoranza invece è quella cosa che abbiamo tutti quando nasciamo e che pian piano ci scrolliamo di dosso ogni qual volta interagiamo con i fenomeni della natura e con le persone, cercando di capire il perché delle cose.

Certo, tutto questo risulta difficile se passi il tempo a vendere case per una manciata di pezzi di carta.

VOTO:
2 Franco Sensi

Il buio si avvicina (1987) Voto

Titolo originale: Near Dark
Regia: Kathryn Bigelow
Anno: 1987
Durata: 94 minuti

Van Helsing – Dracula’s revenge (2004)

“vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda, “vampiri nello spazio” è un’idea di merda.

Van Helsing – Dracula's revenge (2004)
“vampiri nello spazio” è un’idea di merda

Per capire la povertà totale di questo film, basta osservare con attenzione questa foto promozionale.
Le foto promozionali sono foto posate in studio che vengono rilasciate dai produttori in vista dell’uscita di un film e servono a veicolare un messaggio base: nel nostro film ci saranno questi attori e saranno fichissimi.

Ecco, guardate invece questa foto: i personaggi sono allineati su uno sfondo nero da 20 euro malamente steso, la parte inferiore è tutta spiegazzata e si notano macchie e segni d’usura, l’illuminazione è banale (a sandwich) e l’inquadratura taglia fuori un pezzo di testa di uno degli attori (tra l’altro l’unico che sembra crederci) mentre gli altri fanno il meno possibile per non sembrare annoiati.

Dracula 3000 (questo il nome originale) è una cacata di dimensioni colossali, una porcheria televisiva arrabattata alla meno peggio, con scenografie inesistenti, inspiegabili poster di Lenin e bandiere con falce e martello alle pareti, costumi che sembrano usciti dal 1995 e una storia assolutamente ridicola, ma così ridicola che sarebbe ottima per un film comico.

Il finale poi fa storia a sé: sembra come se una mattina uno dei produttori sia corso in studio e abbia urlato “Abbiamo finito i soldi! Cristo, dobbiamo girare il finale entro pranzo!”.
No perché questa sarebbe l’unica spiegazione possibile ad una conclusione affrettata e senza senso come quella qui proposta.

E fa male soprattutto pensare che il regista sia lo stesso di un film sudafricano molto bello, Yesterday, su una povera madre sieropositiva che vuole vivere unicamente per vedere la figlia andare a scuola.
Un film meraviglioso a tratti e che mi fa incazzare ancora di più se penso che Darrel Roodt l’ha girato lo stesso anno di questa emerita stronzata.

Poche volte mi sono sentito così a corto di insulti per un film, ma devo ammettere che quest’ennesima incarnazione del conte di Transilvania è riuscita a prosciugarmi totalmente.
Deficitato in profondità, cercherò quindi di rimediare in dimensione:

QUESTO FILM E’ PURA MERDA

Titolo originale: Dracula 3000
Regia: Darrel Roodt
Anno: 2004
Durata: 86 minuti
Compralo: https://amzn.to/3ccUo14

What we do in the shadows (2014)

Viago, Vladislav, Deacon e Petyr sono 4 vampiri che dividono una villa nella periferia di Wellington, Nuova Zelanda.
Venuti tutti dalla vecchia Europa, questi esseri immortali cercano di vivere le loro vite sanguinarie senza dare troppo nell’occhio.
Purtroppo un novello vampiro, Nick, porterà scompiglio e morte nello loro immortali vite.

Il “fenomeno vampiri” può essere ricondotto a leggende est europee del 15° e 16° secolo passate poi di bocca in bocca nel resto del vecchio continente; un po’ come nel gioco del telefono il messaggio viene distorto ad ogni passaggio, anche queste leggende sono state via via cambiate e adattate dalle culture riceventi.
E’ così ad esempio che è nata tutta la parte riguardante i crocifissi: queste storie di non morti, essendo fondamentalmente pagane, non includevano affatto croci, preti, chiese e cimiteri; quando poi però il cristianesimo si è propagato alle masse ignoranti dell’est, molte delle quali erano pagane o musulmane o chissaccosa, la nuova religione ha imposto loro tutto il suo carico di simbolismi e leggende.
Questo fenomeno di stratificazione lo si capisce anche dai mille modi con cui è possibile fottere un vampiro; in ordine sparso: croci, aglio, luce solare, acqua santa, chiese, suolo consacrato, decapitazione con posizionamento della testa tra i piedi o tra le gambe o sul culo o in un altro luogo, impalamento, mattoni in bocca, aghi nel cuore, pezzi di ferro sugli occhi e tra le dita, argento, falci e falcetti nella bara, acqua corrente, acqua bollente, fuoco, esorcismi, affogamento, pallottole, messe funebri…
Insomma, è più facile uccidere un vampiro che un essere umano.

La verità è che fino a 150/200 anni fa, l’ignoranza regnava ancora sovrana tra la gente; pochissimi sapevano leggere e scrivere, figuriamoci quanti potevano saperne di medicina. Succedeva allora che fenomeni assolutamente normali come il decadimento corporeo dei cadaveri con la conseguente maggiore esposizione di denti e unghie, il rigonfiamento di petto e faccia per via dei gas della decomposizione, e anche alcuni erronei seppellimenti di viventi, dessero poi origine a stupide storie popolari, spiegazioni buone per fenomeni incomprensibili con i pochi strumenti scientifico-intellettuali dei contadini e popolani dell’epoca.

Fortunatamente oggi il sapere umano è molto più diffuso e accessibile rispetto alla Macedonia del 1600 e quindi possiamo ridere delle stupide superstizioni di quei poveri imbecilli.
Discorso diverso è per tutti quelli che ancora oggi (con le enciclopedie, con i documentari, i film, internet e le scuole pubbliche) ancora credono a vampiri, lupi mannari, babbi natale e uomini invisibili nel cielo che ci giudicano se scopiamo prima del matrimonio.
Per tutti questi idioti moderni non c’è giustificazione che tenga: costoro meritano di essere impalati, bruciati, sparati, annegati, decapitati, crocifissi, smembrati e seppelliti a testa in giù.
Così forse la loro bigotta ignoranza morirà con loro, finalmente.

PS: il film è un mockumentary (cioè un finto documentario) molto divertente e interpretato da bravissimi attori comici neozelandesi. I due registi, Clement e Waititi, recitano nei ruoli di Vladislav e Viago.
Un film da non perdere, ma che molto probabilmente non uscirà mai nelle sale cinematografiche italiane.

VOTO:
4 Nosferatu

What we do in the shadows (2014) voto

Titolo originale: What We Do In The Shadows
Regia: Jemain Clement, Taika Waititi
Anno: 2014
Durata: 86 minuti

Scuola di mostri (1987)

Allora:
ogni cento anni il male e il bene si scontrano per il dominio sulla Terra; se però una vergine recita una formula magica in tedesco davanti a un amuleto speciale, le forze oscure sono sconfitte…
fino al prossimo secolo.

Vi ricordate i film anni ’80?
Quelli con i ragazzini che sconfiggono i cattivi a suon di calci nei coglioni mentre la nebbia artificiale e i pupazzi di gomma riempiono lo schermo?
Ecco, Scuola di mostri è quel genere di film là.
Però brutto.

La storia di questo Squadra antimostri (ma perché cazzo Scuola di mostri?) è infatti parecchio debole: la sceneggiatura si perde un po’ nel secondo atto (che praticamente non esiste) visto che si passa da un’introduzione molto semplicistica alla battaglia finale senza soluzione di continuità.
Gli effetti speciali sono certamente carini e molto retrò (Stan Winston) e alcune situazioni strappano un sorriso di nostalgia canalis, ma alla fine questa pellicola anni ’80 dimenticata da dio resta fiacca e non eguaglia mostri sacri come I Goonies o Ammazzavampiri.

Sì: Ammazzavampiri era e resta un film della madonna.
Scuola di mostri no.

Titolo originale: The Monster Squad
Regia: Fred Dekker
Anno: 1987
Durata: 87 minuti

Solo gli amanti sopravvivono (2013)

Fa un brutto effetto vedere un regista di rinomata bravura e raffinatezza cadere nella melma del soliloquio edonistico romantico.

Solo gli amanti sopravvivono è infatti un’accozzaglia ripugnante di cliché, un’ammiccante sbrodolatura di elementi culturali tanto di nicchia quanto sulla bocca di ogni hipster del cazzo.

A- Ehi, ma lo sai che Shakespeare non ha scritto le sue tragedie?
B- Ma dai?!
A- Sì fraté: c’era questo Marlowe, un contemporaneo, che l’ha scritte e Willie gliele ha fregate.
B- Nooo. Che storia!
A- Già.

Ecco, tanto per fare un esempio di sbrodaglia pseudo-intellettuale che Jarmush ti vuole rifilare in bocca con un cazzotto tardo ottocentesco.

Dopo aver speso svariati quarti d’ora a mostrarci che Adam ama in ordine sparso: Nikola Tesla, Marlowe, Newton, Platone, le chitarre anni ’30, i vinili, la musica elettronico-strumentale, i divani di pelle, il fai da te casalingo, i cavi sparsi per casa, gli occhiali Rayban di notte, il sangue O positivo e le fotografie in bianco e nero appese al muro in cornici diverse e senza ordine o simmetrie…

ecco, dopo aver mostrato quanto Adam sia il perfetto prodotto della nostra era di remixes in chiave commerciale, il caro Jim fa entrare in scena Ava, la sorella di Eve, la quale invece è l’opposto del suddetto hipster: lei rappresenta l’era moderna fatta di stupidità, superficialità e voglia di divertimento a tutti i costi.

Adam e Eve…sì, avete letto bene, Adamo ed Eva, perché Jarmush è intelligente e fa riferimenti di nicchia che fanno sentire intelligenti tutti quelli che hanno la 3° media, sono due vampiri centenari che se avessero Facebook ci metterebbero “Relazione complicata”.
Lui è un depresso fichetto musicista strumentale tardo romantico con istinti suicidi; lei legge Infinite Jest…e ho detto tutto.
Si sono sposati 4 volte durante la loro lunga vita e hanno avuto i loro problemi come tutte le coppie di egocentrici menefreghisti; il film si concentra su uno dei loro supposti innumerevoli riavvicinamenti, quello del 2013.
Adam si vuole ammazzare ma chiama lei perché in realtà non si vuole ammazzare ma vuole solo tanta attenzione, attenzione che gli viene data dal regista stesso che spende 2 ore di film a mostrarci la sua vita di banale depresso. Lei da Tangeri (che colpo, pensavi Jim usasse Casablanca per rendere la parabola hipster completa) prende due voli notturni e raggiunge Detroit, dove lui vive.
…vive a Detroit
…sì
…perché, come dice Adam durante una guidata notturna per le strade desolate, quando tutti se ne sono andati, lui è rimasto.
Capito? Una frecciatina alla decadenza del capitalismo americano!
Grande Jim! Digliene quattro a quel negro di Obama che ci ha traditi dopo tutta la fiducia completamente immotivata che gli avevamo dato, fiducia immotivata non per un represso senso di colpa per la schiavitù a cui nessuno di noi ha mai partecipato e probabilmente nessuno dei nostri avi ha mai neppure visto che però fa tanto fico essere antischiavisti e se fossi donna mi farei scopare da un negro e mi farei chiamare schiava e mi farei schiaffeggiare con la scusa del senso di colpa quando invece la triste realtà è che sono solo una triste triste donna.
No no, è che Obama-Yes-We-Can!

La cosa che fa più rabbrividire però è che tutto sommato Ava è meglio di quei due radical chic di merda, meno contemporanea e meno costruita a tavolino: Adam è il tipo che comprerebbe su Etsy, Ava preferirebbe entrare in un negozio psichedelico e farsi una chiacchierata (con annessa scopata) col cassiere.

Conclusione:
Viva i semplici se i complicati si decodificano con un numero a caso di Rolling Stone.

VOTO: 3 Obama-Yes-We-Can e mezzo

Solo gli amanti sopravvivono (2013) Voto

Titolo originale: Only lovers left alive
Regia: Jim Jarmusch
Anno: 2013
Durata: 123 minuti

Cronos (1993)

Guillermo del Toro ha cominciato così, con un film totalmente fuori dagli schemi.
La storia non è niente di scandalosamente nuovo: un antico artefatto del mille e seicento dona eterna giovinezza a chi ne fa uso; l’oggetto cade per caso in mano ad un vecchio antiquario che non perde tempo nello sfruttarne i magici poteri.
Il problema è che il magico dono viene con un piccolo effetto collaterale: ti trasforma in un mostro assetato di sangue…immortale…che brucia alla luce del sole…sì, bravi, un vampiro.

Cronos (1993)
vampiro sottoproletario mentre pulisce i pavimenti del patronato

Cronos è un film godibile, divertente e sicuramente un buon debutto per il giovane Guillermo; certamente una pellicola non priva di difetti, ma pur sempre una novità nel panorama vampir-orrorifico.
Spaventa i più piccini e fa sorridere i più grandi.
Un film per famiglie insomma…e che cazzo volete di più?

Titolo: Cronos
Regia: Guillermo del Toro
Anno: 1993
Durata: 94 minuti