La serie Resident Evil (2002-2017)

Ed eccola qui, la serie zombie ispirata al famoso videogioco Capcom che tanti e tanti anni fa uscì per la Playstation e che io ancora non ho finito dio bono.

Alla sua uscita penso che nessuno ci avrebbe scommesso 10 lire visto l’andamento deludente dei film tratti dai videogiochi, eppure questa volta è andata bene e Paul W. S. Anderson non solo è riuscito a portare a casa risultato monetario dopo risultato monetario, ma si è pure imbertato quella fica di Milla Jovovich.

Resident Evil (2002)

Resident Evil (2002)

Sotto Racoon city c’è un enorme laboratorio della Umbrella corporation, multinazionale senza scrupoli che lavora nella ricerca militare e medica, che va completamente fuori controllo per la fuga non accidentale del T-virus, un agente curativo-potenziante con il piccolo effetto collaterale di trasformarti in zombie.

Un drappello di sfigati con la mimetica accompagnati dalla fica di turno dovranno calarsi dentro e disattivare il super computer che governa l’impianto per un motivo che in realtà non viene mai spiegato bene e che rappresenta il primo di una serie infinita di buchi di sceneggiatura.

Resident Evil: Apocalypse (2004)

Resident Evil: Apocalypse (2004)

L’Umbrella Corporation non ha ancora capito che cazzo sia successo nel laboratorio segreto quando riesce pure a far uscire il virus contaminando Racoon City.

A quel punto, come se fossimo in un sogno bagnato liberale e non esistessero entità governative, questa compagnia privata chiude la città con un muro e guardie armate mentre pensa come sistemare il problemino da loro causato e la soluzione è: liberare la creatura Nemesis, per aggiungere casino a casotto.

Resident Evil Extinction (2008)

Resident Evil Extinction (2008)

A causa del T-virus, la Terra è diventata una landa desolata come in Ken il guerriero, anche se non si capisce bene il perché.

Gruppi armati rivoluzionari si aggirano per i deserti americani in cerca di acqua e benzina nonostante sia chiaro a tutti l’insensatezza della cosa e l’unica via di salvezza paia essere la fuga in Alaska che, al pari della fuga alle Canarie di tanti nostri connazionali, rappresenta l’Eldorado di chi cerca sorbetti tailandesi.

Corvi zombie e cloni della bella Alice saranno il piatto forte di questa merda.

Resident Evil: Afterlife (2010)

Resident Evil: Afterlife (2010)

Alice e il suo esercito di cloni irrompe nel quartiere generale giapponese della Umbrella e ammazza tutto e tutti a suon di calci in bocca rotanti, ma Albert Wesker controlla ordigno fine di mondo e kabum ciao ciao cloni non ci sono soldi per tenervi in scena fino alla fine del film.

A questo punto si passa alla classica location a basso costo e buon effetto scenografico, la prigione assediata da zombie, e nessuno si deve permettere di rompere il cazzo ad Alice altrimenti lei parte di calcio in bocca rotante e ciao ciao incisivi superiori.

Girato in 3d, ma nessuno se n’è accorto perché vale sempre la regola secondo cui: un film 3d ha senso solo se viene terzo nella serie e si chiama “titolo + 3d”.

Resident Evil: Retribution (2012)

Resident Evil: Retribution (2012)

Qui siamo su vette di follia allucinogena alte con Alice che vagheggia dentro una struttura enorme e sepolta nell’estremo nord della Russia dove la Umbrella mette in scena lo spandersi del T-virus in differenti ambienti (urbano, campagnolo, metropolitano) per convincere le varie super potenze mondiali a pagare belle mancette per accaparrarsi l’arma batteriologica del terzo millennio.

Ci sono anche molti cloni che vengono sacrificati per questa giusta causa, ma proprio a manella che uno dice dai basta non è possibile sopportare questo bagno di sangue ma Mattarella sta lì che beve direttamente dalle vene di docili minorenni che hanno un piede dall’altra parte, sfoggiando lui un durello di proporzioni miserrime.
Un durello che però non viene disdegnato da quel deficiente di Lollobrigida che lo succhia avidamente mentre tenta invano di masturbarsi con un moncherino di soldato vietnamita.
Buona idea.

Finale alla Truffaut con i personaggi che si domandano il senso della vita mentre fumano sigarette arrotolate alla Casa Bianca.

Resident Evil: The Final Chapter (2016)

Resident Evil: The Final Chapter (2016)

La resa dei conti finale tra Alice, sosia di se stessa, e la Umbrella Corporation, multinazionale senza scrupoli che in una società di stampo socialista non potrebbe mai esistere e invece eccoci qui a dover fare i conti con l’apocalisse zombie.

Grazie Calenda!

Durante le riprese di questo film la controfigura di Milla si è fracassata con la motocicletta contro la gru dell’operatore spaccandosi la faccia e finendo con braccio amputato e colonna vertebrale contorta mentre un altro lavoratore si è irrevocabilmente assottigliato come una sogliola sotto il peso di una macchina Hammer.
Ovviamente la produzione non aveva assicurazione per questo tipo d’incidenti, visto che tutta la serie è girata in paesi del secondo mondo dove le tutele per i lavoratori sono spesso inesistenti.

Grazie Calenda!

VOTO:
2 Truffaut e mezzo

La serie Resident Evil (2002-2017) voto

Titolo giapponese: バイオハザード:ザ・ファイナル
Regia: Paul W.S. Anderson
Durata: 1 ora e 47 minuti
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Train to Busan (2016)

Un padre tutto prono a succhiare il cazzo del liberismo capitalista non si rende conto che sua figlia comincerà ben presto ad odiarlo talmente tanto da desiderare più di ogni altra cosa al mondo che essere pisciata in faccia da un gruppo di figli di papà prima d’essere brutalmente stuprata a ripetizione senza il minimo briciolo d’amore.
Quell’amore che lei tanto desiderava dal padre prono a succhiare il cazzo del liberismo capitalista.

E no, non stiamo parlando di casa Calenda, ma dell’invasione zombie in Corea del sud che coglie di sorpresa i nostri protagonisti mentre sono in treno da Seul a Busan, senza scalo ad Orte e senza noccioline.

Sangue, spaventi, urla, tradimenti, pentimenti, sacrifici, dentifrici e molto, ma molto rimpianto di queste due ore della vita mia.

Train to Busan (2016)

NCS ragazzi. Non Ci Siamo.

Nonostante una buona realizzazione tecnica ed alcune simpatiche trovate, tipo il plotone di soldati zombie alla stazione Daejeon che sburrano panna montata quando odono qualcuno pronunciare “carmelitane scalze”, la sensazione è di aver già visto tutto e tutti, perlomeno per chi ha effettivamente già visto qualsiasi altro film zombie.

Chi invece è appena sceso sul pianeta Terra e non ha idea di cosa sia un morto vivente, allora forse questo film riassumerà bene qualche decennio di narrativa al riguardo.

VOTO
2 figlie di Calenda e mezza

Train to Busan (2016) voto

Titolo originale: Busanhaeng
Regia: Yeon Sang-ho.
Durata: 118 minuti
Compralo: https://amzn.to/3nqJVIi

Zombie contro zombie – One Cut of the Dead (2017)

Una piccola troupe televisiva sta girando un filmetto di serie b sugli zombie quando improvvisamente i nostri prodi si ritrovano attaccati da zombie veri.

Spintoni, ramanzine e allegorie del Duce faranno da contorno ad un film che sembra una cazzata e che invece va visto, letteralmente, fino in fondo per comprenderlo appieno.

Zombie contro zombie - One Cut of the Dead (2017)

Commedia senza scuregge e siamo già un passo avanti; se poi ci si mette un simpatico piano sequenza da mezz’ora, un twist risolutivo di molti dubbi (e molte gag) e quello humour giapponese non eccessivo che trova un suo perché nello scovare il bambino che è in noi, ecco allora che il film risulta godibilissimo.

E’ un metacinema che riavvicina al cinema artigianale delle origini, tenendo però in considerazione i 100 anni e passa della celluloide.

VOTO:
3 celluliti e mezza

Zombie contro zombie - One Cut of the Dead (2017) voto

Titolo originale: カメラを止めるな! (non fermare la cinepresa)
Regia: Shin’ichirō Ueda
Durata: 1 ora e 36 minuti
Compralo: https://amzn.to/3Y5HiZt

I morti non muoiono (2019)

Nella piccola cittadina di Centerville, dove gli unici edifici degni di nota sono una prigione minorile e un orribile bar all’americana, la vita scorre tranquilla e senza dignità… sino a quando la cupidigia dei cattivi capitalisti impegnati a far baraonda al polo nord sposta l’asse terrestre finendo per incasinare fenomeni atmosferici e facendo tornare in vita i morti.

Piccole gag a seguire.

I morti non muoiono (2019)

Film molto noioso che non riesce a centrare quasi nessuno dei suoi bersagli.

Come parodia del genere arriva tardi e senza clamore e come critica al consumismo è incredibilmente datata e semplicistica; senza considerare che Romero aveva già fatto tutto ciò (e meglio) con il secondo episodio della sua quadrilogia/pentalogia/cazzologia zombie.

Cast di rilievo, che probabilmente ha partecipato solo per il gusto di lavorare col famoso regista americano, ma che non aggiunge uno spillo al discorso e trama molto confusionaria e francamente trascurabile.

Veramente inspiegabile.

VOTO:
2 bersagli

I morti non muoiono (2019) voto

Titolo: The Dead Don’t Die
Regia: Jim Jarmusch
Durata: 1 ora e 44 minuti
Compralo: https://amzn.to/3JsVV22

Non siamo più vivi (2022)

Un professore liceale di biologia non ce la fa più a vedere il figlio bullizzato perché completamente inetto all’esistenza e meritevole d’essere cancellato con un colpo di spugna dopo avergli sputato in grembo e quindi si fa venire in mente un’idea assurda: iniettargli testosterone di topo a valanga per fargli salire la scimmia.

E però questa bislacca procedura tira fuori un virus capace di uccidere l’ospite e prenderne il controllo facendolo muovere come un ottantenne allupato, creando di fatto uno zombie cinematografico.

Sfuggitogli di mano l’esperimento a causa di una caponata di troppo, il professore decide di guardar bruciare Roma ovvero assiste tra il divertito e il rassegnato all’espandersi dell’infezione, dapprima tra le aule della scuola e poi nel resto della città.

Drammi in salsa coreana a seguire.

Non siamo più vivi (2022)

Vomitevole dramma adolescenziale con asiatici inespressivi per asiatici anaffettivi che tenta la carta morti viventi dopo 20 anni di recrudescenza del genere.

Noioso, banale, prevedibile e reazionario, questa serie televisiva è quanto di più becero abbia visto ultimamente e solo per questo merita un voto in più della merda nella quale sguazza come un liberale tra le sue strampalate teorie economiche senza fondamento.

VOTO:
2 liberali strampalati

Non siamo più vivi (2022) voto

Titolo inglese: All of Us Are Dead
Titolo coreano: 지금 우리 학교는

Creatori: Lee Jae-kyoo, Chun Sung-il, Kim Nam-su
Durata: 12 episodi da 1 ora circa

Z Nation (2014-2018)

L’ennesima  frittata con gli zombie e l’apocalisse e i personaggi simpatici che tentano di cavarsela vagando per lande devastate abbandonate stuprate sodomizzate mentre fioccano come neve personaggi random più o meno interessanti più o meno strambi più o meno tirati fuori dal cilindro dopo aver pronunciato le parole magiche: “la madonna è una puttana”.

Doc, Lieutenant Warren, 10k, Murphy, Citizen Z sono alcuni dei nomi dei volti da papagno sul grugno che vi accompagneranno per tanti e tanti episodi fino a quando implorerete di farvi sventrare la pancia da 57 minorenni cambogiane armate di scopettoni del cesso.

Z Nation (2014-2018)

Ma che vi devo dire.

A me non è dispiaciuto, ha un suo perché, non si prende mai sul serio (tranne rarissimi casi) e per questo mai ti delude; le tue aspettative devono rimanere basse dall’inizio fino alla fine e vedrai che non ti verranno mal di pancia.

Fidati.

Fidati cazzo, non stare lì a guardarmi con quella faccia da stronzo di chi pensa di saperla lunga perché si è appena visto la trilogia dei colori di Kieslowski. Stronzo, vattela a prendere in culo tersta di cazzo non ti voglio vedr merda del palcoscenico.
Non sei meglio degli altri, non sei meglio di me, non se melgio di chi ti circondaa, sei putrida carne ambulante zombie e io ti farò saltare il cervello con un pugno fagocitato dal buco del culo di tuop padre in carrozzzaaaaa

Consigliato ad un pubblico maturo per alcune scene sanguigne ed un uso sconsiderato della droga.

VOTO:
3 Kieslowski e mezzo

Z Nation (2014-2018) voto

Titolo lituano: Zombiu nacija
Regia: Karl Schaefer, Craig Engler
Stagioni/Durata: 5 con episodi da 45 minuti
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Quarantena 2 (2011)

L’orrore di volare a 15mila metri di quota e ritrovarsi con un ciccione obeso maledetto zombie stronzo che tenta di mangiarti il naso azzannandoti come un cazzo di tossico in stato di allucinazione perversa mentre la passeggera 3 file avanti sta sbocchinando voracemente il suo fidanzato come se non ci fosse nessuno attorno a giudicarli moralmente scorretti.

Questo è più o meno Quarantine 2: Terminal; più ovviamente la parte all’aeroporto, da cui il sottotitolo.

Zombie? Spiegazione?
Non me ne frega un cazzo.

Quarantena 2 (2011)

Filmetto a basso costo abbastanza divertente e senza troppe pretese, a parte l’assurdo finale aperto ad un terzo capitolo in Las Vegas mai realizzato.

Se siete alla ricerca di pepite d’oro, questa pellicola non fa per voi; se invece avete a cuore le dinamiche spazio-temporali che governano invisibilmente l’agire comune, ecco che ‘sta minchiatella potrebbe tornarvi utile come un sorso di limone in mezzo alla foresta nera mentre state vagando senza metà da quando, due giorni prima, vi siete allontanati da quel rave di musica tecno-peruviana molto in voga tra le maschere greche di Taormina.

VOTO:
2 maschere greche e mezza

Quarantena 2 (2011) voto

Titolo originale: Quarantine 2: Terminal
Regia: John Pogue
Anno: 2011
Durata: 86 minuti
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World War Z (2013)

Gerry Lane è un padre disoccupato il cui apice giornaliero viene raggiunto mentre, nudo come tua madre, prepara i pancakes per le figlie prima che vadano a scuola.

E però un virus zombificante che mette il pepe al culo dei malcapitati infettati distrugge questo suo mortificante idillio per lanciarlo con una mazzafionda chiodata verso il firmamento delle stronzate made-in-usa-e-getta senza passare dal via a ritirare i soliti due millanti boni e cari per comprare la cocaina bella squamata al pesciarolo sotto casa.

World War Z (2013)
PEPSI !!!

Una fetecchia di film che a quanto pare tradisce il buon materiale originario, il caso letterario omonimo scritto dal figlio di Mel Brooks, per mettere in scena la solita pappardella di strunzatielle diliute per non far male a nessuno… a parte me.

Difatti, nei loro calcoli machiavellici volti a imbonire la più ampia fetta di mercato possibile, si sono scordati che Israele, paese razzista e violento guidato da un manipolo d’invasati fanatici religiosi che si credono gli uomini scelti da dio, non può essere minimamente considerato un baluardo di civiltà contro l’invasione zombie (chiara metafora per veicolare una falsa narrativa lontana dalla realtà socio-politica contemporanea).

Israele, al maschile perché viva il patriarcato, è considerato un empio stato terrorista al di fuori della ristretta cerchia delle teste di cazzo e quindi dipingerlo come fortezza d’intelligenza e previdenza facendo passare i suoi muri dell’apartheid come una cosa buona contro l’invasione zombie è una delle cose più vomitevoli che il genere umano abbia mai dovuto sopportare.
Sarebbe come glorificare i forni crematori nazisti perché bruciano bene.

Movimiento es vida, dice Brad Pitt in uno spagnolo claudicante.
Porco dio, dico io in un perfetto italiano.

VOTO:
2 spagnoli e mezzo

World War Z (2013) voto

Titolo panamense: Guerra mundial Z
Regia: Marc Forster
Anno: 2013
Durata: minuti
Compralo: https://amzn.to/3fWcDdR

ParaNorman (2012)

Norman Babcock è un undicenne di una piccola cittadina del Massachusetts che solo un paio di secoli prima era pregna di ottusi cristiani assetati di integralismo religioso come una cagna rognosa della provincia di Bergamo bassa.

Norman non solo è ad un passo dall’affrontare uno dei momenti più difficili di un essere umano, l’adolescenza, ma è anche guardato male dai suoi concittadini perché considerato strambo e bugiardo.
Il motivo?
Dice di poter parlare con i morti.

Il suo bel momento di rivalsa arriverà quando la strega locale scatenerà l’inferno in terra per vendicarsi dell’ottusità cristiana degli integralisti fondatori di questa piccola cittadina del Massachusetts che la mandarono due secoli prima alla forca come una cagna della provincia di Bergamo bassa.

ParaNorman (2012)

Godibilissimo film d’animazione a passo uno dai risvolti moralistici apprezzabili che può essere visto sia da un pubblico giovane che da uno più maturo lasciando ad ogni fascia d’età la sua dose di messaggi costruttivi.

Certo, il ribaltamento dei personaggi buoni e cattivi è ormai all’ordine del giorno nelle storie scritte con le mani invece che coi piedi e non sorprende certo lo spettatore più attento e acculturato, ma sicuramente ripetere certi concetti base quali il relativismo è cosa buona e giusta.

VOTO:
4 piedi

ParaNorman (2012) voto

Titolo greco: ParaNorman, mia metafysiki istoria
Regia: Chris Butler, Sam Fell
Anno: 2012
Durata: 92 minuti

Dellamorte Dellamore (1994)

Nella ridente cittadina di Buffalora i morti stanno tornando in vita ed è compito di Francesco Dellamorte, svogliato guardiano del cimitero locale, assieme al suo fidato e ritardato compare Gnaghi, sparare loro in testa e porre così fine all’invasione.

Purtroppo Francesco stesso non se la passa tanto bene visto che sta attraversando una piccola quanto importante fase della sua vita, ovvero il passaggio all’età adulta (leggermente in ritardo sulla tabella di marcia biologica) e ad una maggiore consapevolezza del proprio io che, tra prorompenti ossessioni femminee, figure materne che muoiono, impotenze vere o presunte e solitudini più vere che presunte, lo stanno facendo uscire di capoccia mentre lui vorrebbe solo uscire dalla piccola realtà artefatta della piccola cittadina nella quale la sua esistenza sta svanendo in concomitanza con la triste realizzazione che tutti dobbiamo morire.

Dellamorte Dellamore (1994)

Bellissima e molto sottovalutata commedia dell’orrore all’italiana che da un lato intrattiene i fan del genere con una splendida veste scenografica, una buona dose di macabro veicolata con dei graziosi effetti speciali artigianali e una scandalosa sfacciataggine poco politically correct (tipo quando Francesco impallina in piena testa piccoli boy scouts e fracagna la faccia ad una suora occhialuta… roba che ce la sogniamo in questi tempi di perbenismo fasullo) e dall’altro riesce a porre più di un interrogativo alla soluzione della narrazione.

Qual è la realtà?
Perché esistiamo?
Chi è veramente Francesco?
Sono domande che un pubblico più avveduto dovrebbe porsi, ma capisco che la maggior parte sarà troppo impegnata con le pere di Anna Falchi.

VOTO:
4 pere

Dellamorte Dellamore (1994) voto

Titolo inglese: Cemetery Man
Regia: Michele Soavi
Anno: 1994
Durata: 105 minuti

Doc of the Dead (2014)

Vi siete mai chiesti da dove deriva la parola zombie?
Come quando e perché nasce il fenomeno?
Chi sono i padri fondatori del genere e che opinione hanno della sua (d)evoluzione da prodotto di nicchia a prodotto di sistema?

Questo e (poco) altro vi aspetta in questo piccolo documentario che, attraverso numerose interviste a tantissimi personaggi che hanno animato questa particolare scena horror nel corso dei decenni, cerca di riassumere (sia ad un pubblico profano che ad uno più avvezzo al genere) vita morte e miracoli del personaggio horror cinematografico più recente.

VOTO:
3 fenomeni e mezzo

Doc of the Dead (2014) voto

Titolo russo: Зомби в массовой культуре
Regia: Alexandre O. Philippe
Anno: 2014
Durata: 81 minuti

Hotel Transylvania (2012)

Un padre non vuole rinunciare all’inevitabile fuga per fratte della giovane figlia adolescente e quindi la rinchiude in un castello fortificato in mezzo a una sperduta foresta di dannati pur di non vederla pomiciare con un altro uomo.

Niente di sconvolgentemente nuovo, direte voi; giusto, a parte la particolarità della famiglia in questione d’essere composta da vampiri centenari che gestiscono un hotel per mostri dal buon sapore remunerativo.

Hotel Transylvania (2012)

Buono, simpatico, c’è piaciuto.

Quando si parla di film d’animazione di questo tipo, e cioè blockbusters milionari doppiati da attori milionari, non mi sembra neanche il caso di stare troppo a discutere sui perché e i per come la macchina hollywoodiana difficilmente sbaglia il colpo.
Non è certo un capolavoro filosofico, ma se volete passare un bel pomeriggio in compagnia di una storia piacevole e decentemente costruita, non ne rimarrete delusi.

Se invece cercavate un porno gore rumeno, avete sbagliato strada.

VOTO:
3 Gore rumeni e mezzo

Hotel Transylvania (2012) voto

Titolo giapponese: Monster Hotel
Regia: Genndy Tartakovsky
Anno: 2012
Durata: 91 minuti