Wallace Bryton e Teddy Craft conducono il seguitissimo podcast “Not-See-Party” durante il quale commentano stupidaggini pop e stranezze dal mondo del web.
Alla ricerca del “Kill Bill Kid”, giovane protagonista di un video virale che per sbaglio si è tagliato una gamba con una katana, Wallace vola in Canada nella provincia del Manitoba dove troverà cose ben più strane di quelle che prende in giro abitualmente nel suo podcast.
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Non tanto tempo fa si facevano ancora film di serie B, film il cui scopo principale era divertire il pubblico e incassare un po’ di quattrini facili traendo linfa vitale da quel prurito per l’assurdo, per il macabro e per il grottesco che molte persone covano dentro.
Questo Tusk è un omaggio a quei gloriosi B-Movies, un bell’omaggio con un unico grande problema: essere uscito nel 2014 e cioè in un’epoca popolata da saccentelli con la coda di paglia con poco o punto senso artistico che si permettono di guardare dall’alto in basso opere eccelse come quest’ultimo film di Kevin Smith mentre twittano stronzate come #PhotoOfTheDay o #Blessing.
Agendo con il classico contrappasso, Tusk mette in scena una storia di morte e “redenzione” con protagonista un personaggio inviso ai più e francamente insopportabile, tanto che la sua tragica fine non giunge totalmente inattesa.
Il triste epilogo di Wallace, fedifrago stronzetto arraffasoldi, appare quindi come logica conseguenza di un innesco narrativo sì risibile, ma non certo stupido.
Quindi, se avete ancora il gusto per i film audaci che tentano di inniettare una dose di freschezza nel panorama stantio di un cinema americano fossilizzato e ricoperto di merda, allora acchiappatevi questo Tusk, un film che rispolvera il Kevin Smith dei bei tempi, triviale ma mai crasso.
VOTO:
4 Bagni di sangue
Titolo originale: Tusk
Regia: Kevin Smith
Anno: 2014
Durata: 102 minuti
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