David Kessler e Jack Goodman sono due giovani ragazzi americani che decidono di fare un viaggio, zaino in spalla, per la vecchia Europa; prima la grigia e piovosa Inghilterra e poi la soleggiata e sbarazzina Italia.
Persi per le campagne nebbiose dello Yorkshire, i due cercano rifugio e ristoro presso una locanda che sembra essere uscita dritta dritta dalle storie gotiche dell’ottocento, un pub popolato da una piccola e agguerrita schiera di villici omertosi i quali non vedono di buon occhio la venuta dei due forestieri.
Respinti in malo modo e rimessisi in cammino, i due amici vengono quindi aggrediti da una bestia enorme e feroce che sbrana Jack e lascia gravemente ferito David.
Indovinate un po’ che bestia era?
Straordinario film ibrido per John Landis (successivo al clamoroso successo dei Blues Brothers) questo An American Werewolf in London impressiona, stupisce, diverte ed emoziona come solo un vero melodramma potrebbe fare.
Con una sceneggiatura scritta parecchio tempo prima durante un viaggio in Yugoslavia tra gypsies superstiziosi e sempre respinta dagli studios hollywoodiani perché avente un registro né veramente comico e né veramente horror, questo capolavoro della cinematografia anni ’80 è riuscito a vedere la luce solamente dopo l’affermazione di Landis come gallina dalle uova d’oro, una gallina con una padronanza filmica da vero professionista.
Giocato molto sul sottile humour inglese (basti pensare all’esilarante scena con i morti viventi al cinema porno i quali elencano tutti i modi con cui David potrebbe togliersi la vita), la pellicola deve molto del suo successo agli straordinari effetti speciali di Rick Baker, effetti che gli valsero l’Oscar come miglior make-up (la prima volta che veniva consegnato).
Nonostante le apparizioni del mostro siano molto sporadiche e brevi, la famosa trasformazione di David è presentata in piena luce e con una grande attenzione financo il più piccolo dettaglio: dalla modificazione della struttura facciale al pelo corporeo, dall’allungamento degli arti e delle falangi all’inarcamento della colonna vertebrale, qui niente viene lasciato al dubbio e lo spettatore più debole di cuore potrebbe rimanere parecchio impressionato.
Oltretutto fu anche la prima volta che al cinema una trasformazione veniva rappresentata con dolore: fino ad allora infatti le mutazioni mostruose erano sempre state veloci e senza spasmi (eccezion fatta per il Dottor Jekyll), qua invece David passa attraverso le pene dell’inferno perché secondo Landis un licantropo non può non provare enormi patimenti fisici durante il mutamento.
Ed essendo un film sulla mutazione e sul diverso e siccome Landis era (ed è) una persona con sani principi d’uguaglianza, questo Lupo mannaro americano a Londra è cosparso di personaggi di tutte le razze e colori: David è un americano ebreo in viaggio per la vecchia Europa, ci sono poliziotti neri, inservienti e pazienti indiani, e la metro è stracolma di punk inglesi.
E’ una cosa bella vedere che un film riconosce la multiculturalità in cui viviamo, e oltretutto questo approccio progressista fa passare il piccolo ma importante messaggio che David il licantropo è solo uno dei tanti esseri unici e perciò speciali che passeggiano per le strade cittadine.
VOTO:
4 esseri unici e speciali e mezzo
Titolo originale: An American Werewolf in London
Regia: John Landis
Anno: 1981
Durata: 97 minuti
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