Henry Jarrod è uno scultore dal cervello un tantino bacato che, oltre a sperimentare copiose polluzioni notturne al ritmo di bachata, non trova di meglio da fare che parlare con le sue statue di cera come fossero vere persone, da amare e salvaguardare.
Il suo socio in affari però si è rotto la minchia del museo di statue che non tira bene come tirerebbe un pelo di fica e quindi ha la brillante idea di dare fuoco a tutto il palazzo per incassare i soldi dell’assicurazione.
Henry dal canto suo non manda giù il rospo e si fa pestare a sangue putre(fa)scente finendo per rimanere coinvolto nel grande incendio doloso che si mangia via i frutti delle sue manine d’oro.
Messosi miracolosamente in salvo e tornato spietato e incazzatissimo, Henry mani di fata Jarrod escogita una maniera brillante per rimpiazzare le statue di cera andate perse, usare cadaveri.
Famosa pellicola girata in 3d (e col suono stereo) che all’epoca riscosse un tale successo al botteghino che ne parlò persino il re del Congo.
La storia non è niente di trascendentale (tra l’altro è un remake di un film tratto da un libro) e francamente non riesce ad appassionare più di tanto; dalla sua però c’è una buona messa in scena e qualche piccantezza sessuale lanciata in sordina per non disturbare il pubblico sonnacchione, tipo quando le signore per bene si sporgono per scrutare il cazzo di Jean-Paul Marat nella vasca da bagno.
La protagonista Phyllis Kirk (che in realtà di cognome faceva sorprendentemente Kirkegaard) si ruppe ben presto la fava del mondo dello spettacolo e si diede all’attivismo politico sostenendo il partito democratico e l’abolizione della pena di morte mentre Carolyn Jones, la giovane donna che nel film interpreta la sua amica del cuore, finirà per interpretare Morticia Addams nella famosa serie televisiva anni ’60.
VOTO:
2 Ki(e)rkegaard e mezzo
Titolo originale: House of Wax
Regia: André De Toth
Anno: 1953
Durata: 88 minuti
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