Un cacciatore di taglie con due baffi degni degli Asburgo sta trasportando una pericolosa assassina per le lande innevate del Wyoming verso Red Rock, una piccola cittadina di frontiera dove la stronza verrà impiccata in mezzo ad una folla giubilante assetata di arcaica giustizia.
Sfortunatamente per il baffone, una tormenta blocca loro e altri 6 personaggi alquanto loschi in una stazione per diligenze nel mezzo del nulla centro-americano mentre il generale inverno bussa forte alla porta dei loro cuori di ghiaccio.

Girato in glorioso 70mm e visto da me in pietoso 30x16cm, The Hateful Eight è stata comunque un’esperienza filmica con pochi eguali, specialmente da qualche anno a questa parte.
Sarà la lunghezza dell’opera (degna dei cari vecchi Cleopatra e Via col vento), sarà la suggestiva musica di Morricone (con 3 pezzi inediti da La Cosa… dajece), sarà quel cazzo che te pare, quest’ottavo film tarantiniano spacca di brutto le teste di cazzo perbeniste che ancora si portano le mani alla bocca se vedono il sangue sullo schermo però poi votano pezzi di merda fascio-liberali al governo e non tirano un fiato sulle indescrivibili sofferenze inflitte a 5 sesti del genere umano.
Incoerenti dei miei stivali!
Tarantino invece spinge sull’acceleratore dell’orrore politico e sbatte in faccia allo spettatore medio tutto quel razzismo che gran parte degli Stati Uniti si porta ancora beatamente in cuore, e lo fa con una serie di personaggi uno più sgradevole dell’altro: dai romantici razzisti del sud fino all’ex soldato nero dell’unione che si diverte ad uccidere i bianchi dopo aver ficcato loro in bocca il suo cazzo nero e caldo (testuali parole).
Costruito come una partita a scacchi giocata da amanti frettolosi e proposto come una partita a flipper sotto stupefacenti, The Hateful Eight trova il suo stato di grazia nei soliti eccentrici dialoghi tarantiniani fiatati in un’atmosfera densa di tensione che troverà la giusta e telefonata risoluzione catartica nel caro e vecchio massacro scespiriano tipo Le Iene.

Molto divertente e pieno di sorprese, nonostante la convenzionalità del film derivata a sua volta dalla convenzionalità del genere, I rabbiosi 8 giunge nelle sale americane in un periodo di grande clamore attorno alle numerose uccisioni di neri da parte della polizia bianca razzista e la conseguente impunità garantita da una giustizia razzista bianca.
A tal proposito, Tarantino ha sfilato per le strade di New York assieme ai familiari di alcune delle vittime di questi linciaggi da ventunesimo secolo un paio di mesi prima dell’uscita del film e per tutta risposta molti sindacati di polizia americani hanno chiamato per un boicottaggio della pellicola; fortunatamente l’opera ha incassato bene nonostante questo patetico tentativo dei “cani dello stato” e alcune critiche idiote su un presunto maschilismo che non stanno né in cielo né in terra visto che Quentin è famoso per scrivere personaggi femminili forti, indipendenti e immuni alla classica formula hollywoodiana della donna oggetto inventata dalla femminista Laura Mulvey, vero e proprio idolo di intere generazioni di donne intellettualmente miopi il cui unico metro di giudizio è il cazzo che gli manca (tanto per citare anche la critica Freudiana di Lacan da cui quella femminista prende piede).
Se invece voi siete come me e cioè avete un cervello pensante e indipendente, allora lasciatevi trasportare per quest’ennesimo giro sull’ottovolante del più interessante regista americano in circolazione.
VOTO:
5 femministe miopi
Titolo originale: The Hateful Eight
Regia: Quentin Tarantino
Anno: 2015
Durata: 167 minuti (digitale), 187 minuti (70 mm)
Compralo: https://amzn.to/3qZzRYv
Se ti senti offeso, clicca qui