Storia di un giovane omosessuale di Chicago costretto a trasferirsi in una piccola cittadina bigotta (in realtà piena di froci repressi i quali covano un’insana voglia di scopare come ricci al ritmo di vertiginose capriole gay) e della sua personale lotta contro il tradizionalismo cristiano e la paura di piangere in pubblico (propri del tipico americano medio), questa simpatica commedia gay travestita da ribellione contro una cittadina di provincia americana molto intrisa di cristianesimo e stupidità la quale vive la sua asessualità come un vanto (invece che come una paurosa deficienza intellettiva) è tutto ciò che odio, e di più.
Bisogna ammettere che siamo di fronte ad un film culto amato da milioni di persone; è interessante notare però quanto queste persone (in larga parte froci e scemi) siano grossomodo identificabili con quella stessa fetta di mercato a cui piace Jimmy Fallon.
La pellicola è famosa per essere servita da trampolino di lancio per il naso di Kevin Bacon il quale ha dato grande prova acrobatica nelle numerose coreografie chiaramente danzate da un’altra persona ripresa in penombra, uno stile al quale attingeranno altre opere famose come Black Swan, ma (cosa ben più importante) questo A piede libero è riuscito negli anni a catalizzare l’interesse di così tanti meschini individui che era diventato impossibile ignorare la realtà e continuare quindi ad evitare una di quelle recensioni come piacciono a noi, e cioè piena di bestemmie e insulti alle minoranze così da scandalizzare per pochi miseri minuti tutti quegli esseri umani troppo indaffarati a guardarsi la punta del cazzo per rendersi conto di quanto tutto sia un’illusione delle nostra percezione e come l’universo sia solo una pallida spiegazione di quello che esiste e che non riusciamo ancora ad immaginare.
Abbandonando ora quest’onnipresente nichilismo, unico possibile faro in un cammino di miseria intellettuale e cecità cosmica ridotte entrambe a lascive comparse sul palcoscenico del nostro eterno rimescolamento atomico, possiamo tornare ad apprezzare Kevin che balla come un forsennato al ritmo vertiginoso di motivetti elettroniCountry così datati da essere buoni per una festicciola al Pigneto coi nostri amici che scrivono stronzate acchiappa-click su Vice e prendono 30 euro ad articolo.
Kevin certamente spadroneggia in un ruolo da vero acrobata, nel fisico e nelle emozioni, ma anche il resto del cast fa un figurone da pubblicità progresso in una pellicola chiaramente nata dalle menti di una folta schiera di uranisti.
Agli annali va certamente consegnata la sfida in stile est Europa con Bacon mentre guida un trattore sulle note di I need a Hero: una follia.
Per la serie non tutti sanno che: nella parte dell’amico un po’ buzzurro e un po’ timidone c’è un giovanissimo tronco di legno rispondente al nome di Christopher Penn, fratello morto stecchito del più famoso Sean Penn.
Non un film per tutti, ma un film che lo prende volentieri da tutti.
VOTO:
4 froci repressi
Titolo originale: Footloose
Regia: Herbert Ross
Anno: 1984
Durata: 107 minuti
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