Nel 2000 i ’99 posse’ cantavano:
“Quando il vecchio compagno Marx
si portava ancora non male
il nemico del popolo era
il padrone ed il capitale,
ma adesso che non va più
e lo stato sociale è finito
il nemico del povero è
il più povero e così all’infinito”
E La febbre del sabato sera parla proprio di questo: nella New York razzista, sporca e ingiusta della fine anni ’70, dove il povero, l’emarginato, il sopraffatto si sfoga sul più povero, sul più emarginato, sul più sopraffatto, in questa città irrespirabile e ingiusta, un giovane italo-americano di belle speranze cerca una via di fuga dalla quotidiana rozza violenza del suo quartiere natale, Brooklyn.
La troverà (forse) nella danza, una passione che coltiva a tal punto da trarne insegnamenti di vita ed ispirazione per un futuro migliore.

Tony Manero, il giovane newyorkese di cui sopra, ha 19 anni e tanta voglia di fare il salto, quel salto di 1600 metri che dividono Brooklyn e Staten Island; sono 1600 metri di ponte, un ponte di cui lui sa tutto e che osserva seduto ad una panchina, sognando ad occhi aperti.
Tony lavora in un negozio di vernici, i clienti lo amano, il padrone è contento, ma è un vicolo cieco e Tony sente che non vuole invecchiare tra una vernice ocra e una raffica di pennelli col pelo di cinghiale.
A casa invece è un inferno: si litiga e si urla continuamente e i coppini volano che è una bellezza.
Tony è considerato la pecora nera della famiglia mentre l’amato fratello ha preso i voti ed è un rispettabile prete cattolico.
L’unica valvola di sfogo per il giovane Manero è il sabato sera, con il locale 2001 Odissey e la sua musica disco e le luci psichedeliche e stroboscopiche; lì tutto lo conoscono, tutti lo rispettano e quando scende in pista per uno dei suoi ipnotici balli è finalmente ammirato e rispettato…anche se solo per il tempo di una canzone.
Saturday Night Fever fu un grande successo al botteghino: la toccante storia di un giovane newyorkese marginalizzato con la passione per il ballo commosse ed inspirò migliaia di persone in tutto il mondo e rese immortale la performance di John Travolta nei panni di Tony.
Sfortunatamente provocò anche un infelicissimo seguito con più musica e meno storia sociale, Staying Alive; un film diretto da Sylvester Stallone che ancora una volta dimostrò di non capirci un cazzo, ma tanto è come sparare sulla croce rossa.
VOTO:
4 croci rosse
Titolo: Saturday Night Fever
Regia: John Badham
Anno: 1977
Durata: 118 minuti
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