Don Giulio è un prete romano profondamente solo che cerca in tutti i modi di amare il prossimo suo come fosse sé stesso.
Tornato nella sua città natale dopo un periodo di sacerdozio su una piccola isola del mediterraneo, tenta invano di riallacciare una relazione emozionale con i suoi vecchi amici e la sua famiglia disgregata; uno sforzo immane e mal riposto che lo porterà a dubitare della sua vocazione e a lasciarsi sopraffare da un insostenibile senso di sconfitta personale e rabbia repressa.
Straordinario film della prima maturità di Moretti che fu giustamente premiato con l’Orso d’argento al Festival di Berlino e nel quale è impossibile per lo spettatore non perdersi nel mare di tristezza sopra il quale navigano le solitarie esistenze dei personaggi ritratti.
Non a caso infatti il film si apre con il tuffo di Don Giulio e la sua nuotata per raggiungere l’isola vicina, chiara metafora della coraggiosa ma insensata impresa del parroco di attraversare indenne l’inverno del nostro scontento e approdare quindi alle sponde del cuore dei suoi fratelli e sorelle; un’impresa resa ancora più assurda dalla non tanto velata motivazione egoistica di Giulio di aggiustare i suoi meccanismi emotivi interni concentrandosi sulle girandole esistenziali di chi lo circonda.
Costruito come al solito per il regista di Monteverde secondo uno schema a scatole chiuse e ravvicinate, la storia procede per scene solo apparentemente scollegate e teatrali quando in realtà tutte queste pesanti pennellate narrative servono a comporre un quadro spezzato in tanti tasselli esattamente come i discordanti pensieri di Don Giulio, divisi tra una grande voglia d’amare e la sopita consapevolezza dell’impossibilità del gesto.
Molte le scene dolciamare dentro le quali si muovono personaggi che fanno breccia nel cuore dello spettatore: dall’amico Saverio caduto in profonda depressione dopo essere stato lasciato dalla sua donna e che non vuole più uscire di casa e interessarsi al mondo perché una vita senza l’amore ha perso ogni significato fino al compagno di lotte politiche giovanili Andrea (interpretato da un inaspettato e bravissimo Vincenzo Salemme) che, ora accusato di terrorismo rosso, accusa lui gli altri d’essere l’unico del gruppo di amici ad aver messo in pratica i tanti discorsi su come cambiare le cose e dare dignità a chi soffre.
Uno dei film più belli di Moretti e una splendida opera sulla dolorosa ricerca della felicità, nei posti sbagliati.
VOTO:
4 Orso d’argento e mezzo
Titolo originale: The Mass is ended
Regia: Nanni Moretti
Anno: 1985
Durata: 94 minuti
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