Robert Evans è stato uno dei più importanti e spericolati produttori hollywoodiani che la storia ricordi.
Sotto il suo vigile occhio, dentro e fuori la Paramount Pictures, hanno visto la luce perle tipo Rosemary’s baby, Serpico, Il padrino, Urban Cowboy, Il maratoneta, A piedi nudi nel parco, Chinatown, Harold e Maude, La strana coppia e La conversazione.
Finito sotto le mani della giustizia prima per un traffico di cocaina (dice lui per uso personale) e poi per l’assassinio su commissione del co-produttore di Cotton Club Roy Radin (dicono gli altri che lui sapesse), Bob Evans ha certamente vissuto una vita ricca di sorprese, stracolma di fregna e povera di preoccupazioni reali, tipo con quali soldi pagare la bolletta del gas.

Bel documentario di cui ignoravo l’esistenza (come d’altronde ignoravo l’esistenza del qui presente produttore Robert Evans), questo prodotto a metà strada tra il serio e l’autoironico non mancherà di allietare l’animo di cinefili accaniti come anche di esperti de ‘sto cazzo tipo me.
Unico problema: il film è narrato da Robert Evans stesso che, dopo l’infarto del 1998, è rimasto mezzo paralizzato e con una certa parlantina sbiascicata e roca da far invidia a Francesco Nuti; quindi se non mettete i sottotitoli (o non lavorate con le comunità di recupero inglesi) capirete tipo il 10%.
VOTO:
3 10% e mezzo
Titolo originale: The Kid Stays in the Picture
Regia: Nanette Burstein, Brett Morgen
Anno: 2002
Durata: 93 minuti
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