Avete presente quel filmetto di fantascienza del 1968 con il computer di una nave spaziale che impazzisce e ammazza tutti ma uno si salva e allora lo disattiva e poi diventa vecchio in una stanza e alla fine c’è un aborto nello spazio che non ci hai capito un cazzo?
Ecco, mi è stato detto che è un film famoso, così famoso che nel 1984 hanno pensato di fare un seguito per spiegare un po’ il casino del primo e dare una più chiara conclusione alla storia molto abbozzata e superficiale che il regista dell’originale aveva realizzato.
Ecco quindi che, 9 anni dopo la prima spedizione verso Giove alla scoperta del monolite nero che emette radiofrequenze, Unione Sovietica e Stati Uniti d’America mandano una missione congiunta per far luce sul mistero della scomparsa del precedente volo.
Arrivati in loco, gli scienziati troveranno la Discovery, rimetteranno in funzione HAL e saranno i primi testimoni della nascita di un nuovo sistema stellare all’interno del nostro.
Ora…io dico…ci vuole un bel fegato per fare il seguito di 2001: A Space Odyssey, tipo che te la senti veramente calda; e a quanto pare Peter Hyams, il regista di questo 2010 e nientepopodimenoche Capricorn One, se la sentiva così rovente che non solo l’ha diretto, ma l’ha pure scritto e filmato.
SBIM!
Tolte le impossibili comparazioni con 2001, perla mondiale dell’arte, questo film se la cava sorprendentemente non male: la storia è certo datata, con il suo carico da guerra fredda e il finale è molto facilone e buonista, però come film di fantascienza regge bene e, se lo si prende senza pretese filosofiche, è meglio di tanta altra roba più famosa.
VOTO:
3 tapiri sfracellati da Guardalaluna
Titolo originale: 2010: The Year We Make Contact
Regia: Peter Hyams
Anno: 1984
Durata: 116 minuti
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