3 mesi dopo la venuta al mondo del sottoscritto, nel lontano e freddo Canada vedeva la luce Eric Clinton Kirk Newman, figlio di un uomo schizofrenico e una madre disturbata.
Da questo roseo quadretto cosa volete che saltasse fuori?
Un serial killer, ovviamente.
E questo documentario narra proprio le vicende che hanno portato Eric Newman prima a cambiare legalmente nome in Luka Rocco Magnotta (ignorando chiaramente l’assonanza con il mitico abbruzzese Mario Magnotta) e poi a scendere in una spirale vertiginosa: tra visite dallo psicologo e ricerche patologiche dell’attenzione, tra vendite del proprio corpo gay online (per il mio pubblico frocio-psicopatico, che so essere numeroso, segnalo che girano anche i suoi filmati porno) a smembramenti di giovani gay cinesi.
Ottimo documentario diviso in 3 parti (come va di moda da un po’ di tempo vista la presenza delle piattaforme digitali come Netflix e Amazon) che tutti quelli con una passione sfrenata per il giornalismo investigativo dovrebbero vedere…
…mi correggo: tutti quelli che amano il giornalismo investigativo e che hanno la “pelle spessa” (come dicono gl’inglesi) per non farsi scoppiare il fegato di fronte a un personaggio veramente assurdo come Luka.
Come in quell’altro mezzo capolavoro che è Three Identical Strangers, qui gli indizi vengono un po’ disseminati lungo il cammino narrativo per ottenere poi l’effetto wow una volta che tutti i tasselli cadono al loro posto; una scelta che rende avvincente come un film il bistrattato genere documentario.
Ma, a parte la pienezza dell’opera e la bravura e la tenacia degli investigatori del web che hanno contribuito alla cattura di Luka, la cosa più importante che il documentario lascia giustamente venire a galla è che questa non dovrebbe essere la storia di Luka Magnotta e del suo egocentrismo patologico, finalmente soddisfatto, ma dovrebbe essere invece lo spunto per una riflessione collettiva sul voyerismo umano (una delle protagoniste lo esplicita, guardando dritto negli occhi lo spettatore accusandolo di aver appena guardato un intero documentario su un serial killer) ed anche un modo per ricordare Jun Lin, la vittima finale della follia Magnottiana; un giovane ragazzo cinese che studiava ingegneria in Canada e la cui vita è stata ingiustamente spezzata per un paio di stupidi like.
Se cercate la bio di Luka Magnotta su Wikipedia, venite reindirizzati all’articolo “L’assassinio di Jun Lin”, perché QUESTO dovrebbe essere al centro di questa vicenda.
E anch’io ho deciso di dare il mio piccolo contributo verso quest’approccio evitando di usare immagini di Luka per la recensione e mettendo invece in risalto le sue vittime innocenti, per dare loro la giusta attenzione.
Il padre di Jun, Lin Diran, che si fece un bel viaggio dalla Cina per venire al processo di Luka, scrisse e fece leggere una dichiarazione pubblica che si concludeva con le seguenti parole:
Sono venuto per sapere cosa è successo a mio figlio quella notte e me ne vado senza una risposta completa.
Sono venuto per vedere il rimorso, per sentire uno “Scusate”, e vado via senza niente.
Che la terra ti sia lieve, Jun.
VOTO:
4 Magnotta e mezzo
Titolo esteso: Don’t F**k with Cats: Hunting an Internet Killer
Regia: Mark Lewis
Anno: 2019
Durata: 3 episodi da 1 ora
Se ti senti offeso, clicca qui