Una ragazza pubescente si rigira tutta sudata nel letto, angosciata com’è da una serie di sogni morbosi al cui centro gira ovviamente la paura del cazzo.
Nonne che raccontano storie, pentoloni in cui gettare teste mozzate, donne bel culo, nobiluomini col monociglio, ragazzi sdentati ma con la lingua facile, genitori che scopano davanti ai figli… e poi lupi, tanti ma tanti lupi.
Questo ed altro racchiude uno dei film che da piccolo mi piaceva molto vedere, non capendo tutta la carica di sesso e morte che si portava appresso.
Costruito come storia nella storia di una storia che non c’è, In compagnia dei lupi è un’opera di difficile categorizzazione perché non è propriamente un film dell’orrore, ma non è neanche un classico dramma.
Sviluppato come viaggio onirico di una ragazza che scopre la sua sessualità e come fare a gomitate in un mondo dominato dai maschi, The Company of the Wolves è anche un grido di libertà dalle flaccide catene perbeniste della società liberal-borghese, esemplare in questo la risoluzione dell’ultima storia che fa eco ai viaggi ribelli della figlia di Carlo Calenda.
Girato come fosse una piece teatrale senza pubblico, questa pellicola è infine una moneta a due facce: interessantissima e molto noiosa.
E quindi va vista col giusto animo.
VOTO:
3 monete
Titolo originale: The Company of the wolves
Regia: Neil Jordan
Durata: 1 ora e 35 minuti
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