Tre sorelle vivono in una grande casa di legno nella città balneare di Kamakura quando vengono a sapere della morte di loro padre, un uomo che le abbandonò 15 anni prima per farsi una nuova vita con un’altra moglie.
Al funerale che si svolge a Sendai le tre giovani donne fanno la conoscenza di Suzu, giovanissima figlia di loro padre e della seconda moglie, e decidono, forse sull’onda dell’emotività del momento, di farla venire ad abitare con loro a Kamakura per non lasciarla con la terza anaffettiva moglie.
Scene di vita quotidiana a seguire.
Tratto dal manga Umimachi Diary di Akimi Yoshida, ecco un altro bel film sui piccoli drammi familiari dal regista giapponese contemporaneo che preferisco, già autore di quel particolarissimo film che ho cercato disperatamente per 15 anni dopo averlo visto casualmente una notte su Fuoriorario.
Le vicissitudini di 4 sorelle, diverse nel carattere ma unite dal medesimo padre, che riescono a riconoscere nel pessimo genitore un’umanità ed una sincera bontà nei rapporti intimi, possono sembrare vicissitudini inutili e senza pathos ed invece, procedendo per accumulazione, granello emotivo dopo granello emotivo, come in effetti succede nei rapporti umani, regalano un’affresco semplice ma non per questo lineare di una famiglia per scelta.
“Nostro padre sarà pur stato uno smidollato, ma una cosa buona l’ha fatta… ci ha data questa sorellina” dice la maggiore delle tre prima di passeggiare lungo la ventosa spiaggia di Kamakura, ed un giorno anch’io affonderò i miei fottuti piedi in quella fottuta sabbia giapponese.
VOTO:
4 fottuti piedi
Titolo originale: 海街diary – Umimachi Diary
Regia: Koreeda Hirokazu
Durata: 2 ore e 7 minuti
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