Lisbeth Salander è una giovane hacker informatica leggermente sociopatica che ha perso la fiducia nel genere maschile dopo essere stata abusata dal padre in tenera età.
Troverà pane per i suoi denti quando le verrà proposto di collaborare con l’investigatore giornalistico Mikael Blomkvist sul mistero di una donna scomparsa 40 anni prima in circostanze più che sospette.
Assieme scoperchieranno una pentola di bugie, sevizie e sopprusi che manco le feste alla villa in Sardegna di Berlusconi.
Fincher ha decisamente il pallino per le storie torbide sulla perversa natura umana e questo lunghissimo film dal sapore d’occasione mancata non esula dalla regola.
Nonostante una buona resa del cast (tra cui spicca per l’intrigante aspetto estetico la minuta Rooney Mara nei panni della misandrica Lisbeth) e una dovizia tecnica indiscutibile, la pellicola si stiracchia un po’ in svariati punti e a salvarla non basta certo la valanga di femminismo spiccio, una sventagliata di nazismo, una spruzzata di religione, l’onnipresente gore e il fisico da minorenne di Rooney.
Se siete di quelli che si felicitano vedendo un abominevole stupratore venire violato nel culo con un cazzo d’acciaio mentre è imbavagliato e legato mani e piedi al pavimento, siete sulla nave giusta; tutti gli altri si ritroveranno spesso a guardare gli angoli del soffitto fantasticando sui modi migliori di cucinare un vitello tonnato.
VOTO:
3 vitel tonnè
Titolo originale: The Girl with the Dragon Tattoo
Regia: David Fincher
Anno: 2011
Durata: 158 minuti
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