E’ il futuristico 1997 e Los Angeles è un inferno di lamiere roventi e palle sudate che neanche te lo immagini.
Se credi che una folle guerra tra bande criminali, formate da minoranze etniche, e la polizia locale sia abbastanza propaganda fascio-liberale, ti spagli di grosso perché sta per scendere in campo il negro più fottuto di tutti, lo stereotipo più azzardato dell’uomo nero, il Predator delle foreste tropicali con i rasta e le unghie incarnite che ha un solo obiettivo in testa: uccidere te e fottere tua figlia, possibilmente in culo.

Questo film è un esperimento della CIA sulla sopportazione del dolore per i prigionieri di Guantanamo; non c’è altra spiegazione.
Sopra le righe come Gianni Agnelli sulla cocaina, razzista come Suor Germana e profetico quanto Luigi Di Maio, Predator 2 è indubbiamente uno dei peggiori miglior sequel mai fatti nella storia del cinema (testimoniato anche dal titolo brasiliano, vedi sotto) e se la batte lì lì con quell’altra ciofeca cult di Robocop 2 con cui condivide l’abbandono totale del sottotesto politico del primo capitolo per un abbraccio mortale col più becero populismo liberale.
Di sicuro chi non è rimasto deluso dal film è Dannis Glover che se n’è uscito con la seguente folle dichiarazione:
Ero sui 42, 43 anni… nella migliore forma fisica della mia vita. Correvo sulla spiaggia, mi allenavo, tiravo su più pesi di adesso. Me la sentivo veramente calda in quel film.
VOTO:
2 spiagge e mezzo
Titolo brasiliano: O Predador 2: A Caçada Continua
Regia: Stephen Hopkins
Durata: 1 ora e 48 minuti
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