Il pianeta Solaris è ricoperto da un oceano liquido imperscrutabile che suscita l’interesse vivo degli scienziati terrestri che da anni tentano di studiarlo grazie ad una base spaziale in orbita attorno ad esso, con risultati altalenanti tra l’inutile e l’assurdo.
Proprio per questo lo psicologo Kris Kelvin viene mandato in missione di controllo: per decidere se è giunto il momento di smantellare la base ed abbandonare i cosiddetti studi solaristici.
Arrivato alla stazione però Kelvin si rende immediatamente conto che la situazione è sfuggita di controllo ed è peggio di come ci si potesse aspettare: il suo collega Gibarian si è suicidato mentre gli altri due componenti, Sartorius e Snaut, dapprima stentano a rivelargli la vera natura degli strani fenomeni che sembrano accadere a bordo della stazione, ma quando la moglie di Kris, morta suicida 10 anni prima, gli appare in carne ed ossa, ecco che allora sembra giunto il momento di donare anche al nostro povero ultimo arrivato l’epifania cosmica.
Famosissimo capolavoro del dissidente regista sovietico Tarkovsky che, prendendo liberamente spunto dal libro dello scrittore fantascientifico polacco Stanisław Lem, tira fuori quasi 3 ore di dramma esistenziale interpunto da interminabili silenzi che farebbero girare i coglioni a monsignor Pedofiloni.
Rimaneggiato e scorciato in maniera orrenda dal distributore italiano, tanto che il regista chiese di veder tolto il suo nome dai titoli di testa, Solaris è uno di quei film che nella sua interezza rappresenta plasticamente il viaggio cosmico che l’essere umano deve intraprendere per comprendere sé stesso.
Nonostante alcune perplessità che posso aver nutrito su alcune soluzioni narrative, tipo l’assurda partenza del razzo con la presenza quasi indenne dentro la camera di combustione del protagonista, e la lunghezza di alcune sequenze, tipo il viaggio in macchina nella futuristica Tokyo (pare volta a giustificare la richiesta di trasferta all’estero della troupe), il film è in numerosi punti indubbiamente affasciante (vedi la danza senza gravità dei disperati amanti) e fa pensare che una cosa così potesse essere concepita e realizzata unicamente dentro l’Unione Sovietica, nel bene e nel male.
Attenzione ai deboli di cuore se vi apprestate a vederlo assieme a chi ha la bestemmia facile.
VOTO:
4 deboli di cuore
Titolo: Солярис – Solyaris
Regia: Andrei Tarkovsky
Durata: 2 ore e 47 minuti
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