Nella comunità ultra cattolica irlandese di Boston ci sono Connor e Murphy MacManus, due fratelli volgari e maneschi che hanno preso il vizietto di fare i vigilanti per “ripulire” le strade cittadine dalla feccia malavitosa.
Ma la verità è ben altra: lungi dall’eliminare sé stessi e 3/4 della palazzina loro, Connor e Murphy esternalizzano il loro problema esistenziale di sottoproletariato indicando nel facile bersaglio del criminale l’agnello sacrificale per purificare una società che invece è quotidianamente lordata dalla presenza di liberali e capitalisti; ratti di fogna con il completo firmato che passano l’intera loro smegmatica esistenza sfruttando il prossimo succhiando preziosa linfa vitale dai possenti coglioni dei loro sottoposti.
Evviva il comunismo e la libertà.
Film stupido, noioso e scritto da un barista con l’intelligenza di un quattordicenne che però è diventato inaspettatamente un film culto (più che altro nell’ignorante patria).
Recitato continuamente sopra i toni e puntellato di “fuck” ogni due per tre (senza però quella sapiente verve che può avere Tarantino), i Santi del buco di culo ha solo un pregio, ovvero l’involontaria carica frocia che sprizza da tutti i pori.
Personaggi maschili, grossi e cattivi, una trama che ruota attorno alla mancanza di una figura paterna e un William Defoe frocio travestito pazzo sono ingredienti che ad un occhio che non sia quello del barista-sceneggiatore-regista paiono letteralmente pescati fuori da un libro di analisi filmica anni ’90.
Un film brutto, indubbiamente, ma interessante se si sta facendo una ricerca universitaria sui film queer.
VOTO:
2 pori
Titolo italiano completo: The Boondock Saints – Giustizia finale
Regia: Troy Duffy
Durata: 1 ora e 48 minuti
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