Una bambina maltrattata dai suoi genitori naturali viene presa in casa (rubata) da una famiglia atipica composta da individui un po’ malandrini uniti non dal sangue, ma dal senso di solitudine che pervade i loro cuori.
Ovviamente questa vita ai margini fatta di sotterfugi e furtarelli per tirare a campare un altro giorno ed uno ancora non potrà durare a lungo, specialmente quando la polizia cercherà la bambina scomparsa.
E’ una Tokyo diversa dalla solita metropoli illuminata e futuristica quella che fa da sfondo a questa storia familiare di una famiglia che famiglia non è: 6 diverse persone condividono una casa con spazi angusti e sporchi perché quello è anche l’unico posto dove si sentono voluti bene e dove sanno che almeno non moriranno soli, come dice l’anziana padrona di casa osservando l’allegra combriccola bagnarsi i piedi al mare.
Il regista è lo stesso di Ritratto di famiglia con tempesta e di quel particolarissimo film che ho cercato disperatamente per 15 anni dopo averlo visto casualmente una notte su Fuoriorario, ed ancora una volta decide di portare sullo schermo il tema dei legami affettivi, familiari, amorosi non corrisposti, temi probabilmente molto cari ad un uomo del paese del sol levante.
Ha vinto la Palma d’oro a Cannes, ma secondo me è una reazione un po’ esagerata.
VOTO:
3 Ghezzi e mezzo
Titolo originale: 万引き家族 (famiglia di taccheggiatori)
Regia: Hirokazu Koreeda
Durata: 2 ore e 1 minuto
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