Under the Skin (2013)

Under the Skin (2013) featured

Perché proviamo emozioni?
Cosa ci rende umani?
Siamo diversi dagli altri animali?
Dove finiamo noi e dove inizia l’universo?

Queste sono solo alcune delle domande che l’Homo Sapiens si è chiesto nel corso della sua esistenza sul pianeta Terra.
Sono domande importanti perché aiutano a darci una definizione, ci contengono in uno spazio circoscritto in un altrimenti infinito cosmico di fronte al quale scompariremmo come grani di sabbia in un immenso oceano di nulla; allo stesso tempo però non esigono necessariamente una risposta, non obbligano il contraddittorio, servono da stimolo all’impronta di sé sul cammino dell’esistenza… e poco più.
Ed è sotto quest’ottica che un film come Under the Skin andrebbe letto; perché un film su un alieno antropomorfo che va a caccia di esseri umani per le desolate lande scozzesi nascondendosi sotto una bellissima pella di donna non esige una disamina convenzionale, perché (come già detto) serve solo l’egoismo esistenziale e la comprensione del sé.

Under the Skin (2013)
chi siamo, dove andiamo… ma soprattutto, quando passa il 7 barrato?

Diretto dal promettente Jonathan Glazer, regista inglese che molti hanno comparato a Stanley Kubrick probabilmente per cose tipo le bellissime musiche eteree e allo stesso tempo stridenti di Mica Levi, molto reminiscenti della colonna sonora di The Shining, Under the Skin è sotto ogni punto di vista un vero capolavoro.

Dalle recitazioni assolutamente uniche alla fotografia immensa e vuota come l’universo di cui si parla, tutto casca a fagiolo in quest’opera da museo contemporaneo.
La scelta stilistica, asettica e cullante e al contempo profondamente emotiva e desolata, è una mossa azzeccatissima perché permette lo spettatore di vivere la storia con gli stessi occhi dell’alieno; non a caso infatti il film si apre con la creazione di un occhio artificiale (molto simile all’allineamento planetario dell’incipit di 2001: Odissea nello spazio), un occhio che, tremante di stupore e curiosità, fissa dritto l’obiettivo per scavare dentro noi stessi.

L’introspezione analitica è infatti uno dei temi principali del film: la graduale scoperta della natura umana da parte della donna aliena fa da contraltare alla scoperta dell’emotivo umano da parte dello spettatore che, separato dal sé attraverso l’uso d’una lente d’ingrandimento perfetta e meccanica qual è il cinema stesso, ha l’opportunità di vedersi riflesso in un immaginario specchio analitico creando quindi quella stessa distanza emotiva di uno scienziato che studiasse una razza aliena alla ricerca di un significato dietro similitudini e differenze con sé stesso.
Quando infatti la donna si spoglia nuda e si guarda per la prima volta allo specchio piena d’innocente curiosità di fronte alla complessità della macchina umana fatta di ossa e capelli e nervi e occhi, il tutto racchiuso dal più grande organo umano, la pelle, siamo di fronte ad una neanche troppo velata metafora del film stesso.

Under the Skin si apre e si chiude con due immagini dell’universo: all’inizio abbiamo lo spazio infinito e vuoto prima del creato, un campo nero dal quale un punto stellare prende vita e coscienza di sé mentre udiamo le prime ripetitive parole abbozzate dall’alieno, chiara reminiscenza del Verbo biblico; alla fine invece la camera si volge verso l’alto, verso quell’immenso cielo bianco dal quale scendono lievi e infiniti fiocchi di neve.
Quello che ho pensato guardando quei fiocchi di neve scendere disordinatamente verso l’obiettivo è stato il continuum umano, quella stringa minuscolarmente frammentata in brevissime e fragili vite che nel loro frenetico accavallarsi costruiscono una montagna di noi, un cumulo di esistenza che anche il Sole più cocente ha difficoltà a cancellare.

Il messaggio quindi è duplice e solo apparentemente incongruente: non importa la singola esperienza di vita, quello che conta è la somma di esse; e allo stesso tempo ogni grano di sabbia è importante, per quanto infinitesimo possa sembrare.
Under the Skin è un film che non tutti hanno capito e sicuramente non tutti hanno gli strumenti per capire; allo stesso tempo Under the Skin è un film che parla a tutti perché tutti possono riempirlo della loro vita e farne simbolo della propria breve esistenza su questa roccia alla deriva nell’universo.

VOTO:
5 Scarlett Johansson nude

Under the Skin (2013) voto

Titolo originale: Under the Skin
Regia: Jonathan Glazer
Anno: 2013
Durata: 108 minuti

I film sono visti rigorosamente in lingua originale.
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Autore: un Film una Recensione

I was Born, I Live, I will Die

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