Storiella d’amore puerile tra una puttana bianca d’alto bordo con una marea di puzza sotto il naso e un ufficiale britannico il cui ideale di vita adulta è sposarsi in Inghilterra e generare della prole.
Il loro rapporto conflittuale quinquennale si risolverà su di un treno Pechino-Shanghai momentaneamente sequestrato da un potente “ribelle” panzone durante la guerra civile cinese che vide contrapporsi il Kuomintang di Chiang Kai-Shek e il Partito Comunista Cinese.
Tra un’incomprensione e una ripicca, tra un pentimento e una pomiciata in stazione, i due stronzetti metteranno da parte ogni logica e finiranno l’uno nelle braccia dell’altra.
Insopportabile e inutile scenetta teatrale che viene ancora ricordata con calda gioia da molti critici senza una che sia una ragione se non quella di una completa ignoranza dei problemi reali della Cina di inizio secolo e una non risibile tendenza omoerotica di alcuni di essi, Shanghai Express parla di cazzate… e pure male.
Il fatto che poi ci sia in mezzo un manipolo di occidentali stupidi e razzisti non eleva certo il film a critica sociale (altrimenti Predator sarebbe un elogio al pacifismo), ma bensì lo affossa in un macchiettismo più consono al varietà d’avanspettacolo.
Marlene Dietrich, priva della sua solita voce da tenore, ha una sola scena interessante e cioè quando prende il soldatino femminello sulle gambe assumendo per pochi esaltanti secondi il ruolo che l’ha resa celebre, il DonnUomo.
VOTO:
2 “ribelli”
Titolo originale: Shanghai Express
Regia: Josef von Sternberg
Anno: 1932
Durata: 82 minuti
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La superficialità fatta a recensione. Purtroppo la supponenza porta a questo.
Sarà la supponenza… oppure sarà il Master in Film Studies conseguito presso un’università inglese.
mmm 🤔