Harlan Thrombey è un eccentrico scrittore di gialli che ha la famiglia che si merita; una famiglia del cazzo composta da sanguisughe equamente divise nell’ipotetico spettro politico americano conservator-progressista pronte a saltarsi alla giugulare alla prima occasione ghiotta pur di accaparrarsi l’impero economico costruito dal bisbetico capofamiglia.
E però succede che la notte del suo 85esimo compleanno, Harlan decide inaspettatamente di aprirsi la gola con un bel coltello riversando un buon litro di sangue sul tappetino bianco di volpe ai piedi del bel divanetto in pelle nell’attico dove era solito portare la sua badante uruguaiana per verificare la sua integrità morale grazie a graziosi piccoli periscopi anali anacronistici ben lubrificati.
Tutto sembra andare per il meglio quindi: il vecchio è morto, la colombiana è lubrificata al punto giusto e l’eredità andrà ai figli sanguisughe… e però nessuno ha fatto i conti con l’immigrazione clandestina, vera piaga sociale dei nostri tempi, che si affaccia alla nostra narrazione nei panni della peruviana di cui sopra alla quale Harlan ha deciso di lasciare tutti i suoi averi.
E quando dico tutti intendo tutto tutto, anche quella merdosa tazza da 2 lire comprata al mercatino e che recita “la mia casa, le mie regole, il mio prepuzio, il mio caffè”.
Vaffanculo.
Vaffanculo i film dei liberal-progressisti americani che ti vogliono dire che Trump è cattivo mettendo in bocca ad un personaggio idiota elogi per il presidente americano; che gli immigrati irregolari vanno lasciati in pace perché lavorano sodo, a differenza degli sfaticati pesaculo che gravitano attorno ad Hollywood, ma vallo a raccontare ad un contadino del Nebraska mortacci tua sceneggiatore figlio di madre ignota; che le famiglie degli immigrati non si devono dividere, anche se la madre è da anni su suolo americano senza documenti e io mi domando come cazzo hanno fatto le figlie ad andare a scuola; che quel poverello di bambino messicano nella gabbia che abbiamo tutti visto in foto stronzo Trump anche se poi si è scoperto che era tutta una farsa e io amo gli immigrati cazzo, li amo così tanto che ci faccio un film sopra con un paio di twist per dargli quella parvenza d’opera d’arte ma in realtà voglio solo dire ai miei amici ricchi che odio i benestanti ipocriti ricchi nonostante lo sappiamo tutti che sono anche io un benestante ipocrita ricco perché poi alla fine la morale del film è che la badante ecuadoregna i soldi se li è meritati perché è moralmente meglio degli eredi, e NON perché PER LEGGE le spetta l’eredità, cascasse il mondo, fosse lei pure una bevuta bastarda mangia cazzi frullatora, fosse pure una che vota Trump e se lo farebbe mettere in culo da Gerry Scotti mentre urla fortissimo “w il papa re, mannaggia la madonna, w il papa re!”
Ecco: quando vedo queste veline para-governative, io mi vorrei mettere l’elmetto chiodato per andare a marciare sui cadaveri dei figli di questi pezzi di merda che si collocano a sinistra solo perché i posti a sedere a destra sono finiti e dargli tanti di quei calci sulle gengive fino a che m’imploreranno in lacrime di poter rinnegare le loro stronzate finto-progressiste volte solo a nascondere la realtà dei fatti e cioè che l’unica vera rivoluzione avverrà quando verremo a prenderli per i loro capelli tinti, li trascineremo fuori dalle loro lussuose case (comprate, ereditate, rubate, eluse al fisco) e li giustizieremo in piazza dopo che un tribunale popolare li condannerà come “nemici del popolo”.
Per fortuna c’è ancora chi rimane un sano nazionalista del cazzo ed erige un argine a queste puttanelle brasiliane che si fanno intestare l’eredità a suon di limoncelli ai decrepiti cazzi dei nostri nonni rincoglioniti.
Heil Giorgia Meloni! 88 sieg heil !!!
VOTO:
2 puttane brasiliane e mezzo
Titolo originale: Knives Out
Regia: Rian Johnson
Anno: 2019
Durata: 130 minuti
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