Una scolaresca di liceali americani sta partendo per il classico viaggio “culturale” a Parigi e tutti non vedono l’ora di fare il celeberrimo “pan de dumon”, ovvero ficcarsi una baguette naturelle in culo sotto la torre Eiffel mentre si canta la marsigliese al contrario invocando l’avvento dell’Anticristo in Vaticano.
E però Alex Browning, uno dei suddetti liceali pronti ad immolare il deretano in nome di Satana, ha la spaventosa premonizione che il loro aereo finirà in una palla di fuoco mentre tutti i passeggeri moriranno invocando gesù, la madonna e tutti gli angeli in colonna e comincia quindi a dare di matto invitando tutti a scendere, se hanno cara la pelle.
Per il casino che si viene ovviamente a creare e la successiva scazzottata tra Alex e un suo compagno, 6 studenti (tra cui chiaramente il nostro protagonista) e una professoressa vengono banditi dal volo per ragioni di sicurezza ed assisteranno dalle vetrate dell’aeroporto all’esplosione in cielo del velivolo.
I 7 sopravvissuti non sono però scampati alla morte; l’hanno solo fregata per un turno e questa verrà presto a chiedere pegno nelle maniere più atroci.

Esordio alla regia per James Wong (da non confondere col James Wan di Saw, The Conjuring and Insidious) ed importante punto di passaggio per gli horror rivolti ad un pubblico adolescenziale, da quelli sarcastici e auto ironici tipo Scream a quelli celebrativi della morte alla Hostel.
Qui infatti ci vengono proposti in maniera netta e limpida vari modi di morire (male) che vanno bel al di là del classico coltello in pancia e questa lugubre fantasia si è giocoforza dichiarata sempre più protagonista della serie mano a mano che i vari capitoli si sono succeduti negli anni, con gli sceneggiatori che hanno cercato ogni volta di calcare sempre di più la mano mettendo in scena le morti più strambe possibili.
Essendo il primo capitolo di una serie non preventivata (e voluta), non ci troviamo ancora tra le mani niente di sconvolgente e anzi, le morti appaiono plausibili e addirittura funzionali alla storia visto che, dopo l’incidente aereo, molto ruota in gran parte sul sospetto che Alex sia in qualche modo l’artefice dei delitti commessi essendo lui sempre al corrente o addirittura presente ai variopinti ammazzamenti.
Il film non è niente di eccezionale, ma fila liscio, i protagonisti 30enni che si fingono 16enni non risultano totalmente sgradevoli e l’atmosfera di tensione regge per una buona parte della durata per andare poi a scemare verso una roboante risoluzione che non mi ha mai convinto e un (divertente) finale quasi posticcio che serve più a far saltare sulla sedia i ragazzi piuttosto che rafforzare il messaggio di totale ineluttabilità della “dolce Signora”.
VOTO:
3 coltelli e mezzo
Titolo originale: Final Destination
Regia: James Wong
Anno: 2000
Durata: 98 minuti
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