Frank è la storia di un uomo che si nasconde dentro una enorme maschera da cartone animato rassicurante anni ’50, un grande artista musicale che riesce ad esprimersi proprio grazie a questa barriera fisica che interpone tra i suoi pensieri schizofrenici e un mondo sempre pronto a giudicare.
Sotto la spinta di Jon, un giovane tastierista senza talento, Frank e la sua band si guadagneranno un folto seguito di followers sui principali social media, ma a quale costo?
Avete presente il Gabibbo?
Quel pupazzo creato da Antonio Ricci (in realtà copiato da una mascotte universitaria americana) che ha avuto grande diffusione mediatica grazie al telegiornale “satirico” di Canale 5 Striscia la notizia?
Sì, quello tutto rosso che parla in genovese e il cui nome significa “terrone” in dialetto ligure… perché Antonio Ricci è un cane, non scordatevelo.
Bene, adesso pensate se decidessero di farci un film sopra prendendo solo l’idea del costume e appaiandola invece ad una profonda storia di schizofrenia, amicizia e paura d’essere giudicati.
Non male eh?
Ecco, Frank è un po’ questo… e molto altro.
Basato sul personaggio “Frank Sidebottom” creato dal musicista e comico Chris Sievey nel 1984 per un videogioco dello ZX Spectrum (videogioco creato dallo stesso Chris), il Frank originale divenne molto famoso tra gli anni ’80 e ’90 (principalmente in Inghilterra nell’area intorno Manchester; all’epoca covo di operai, comunisti e folli personaggi) con performance musicali e programmi televisivi.
Caduto poi nel dimenticatoio, è stato quindi recentemente resuscitato per essere inserito in questo bel film; un film, questo, in realtà incentrato sulla follia umana e la sua correlazione con l’estro artistico e la fragilità dello stesso di fronte alla brutalità e alla durezza spiccia della società contemporanea.
In gran parte ispirato ad un musicista realmente esistente, Daniel Johnston, uno dei più famosi musicisti alternativi americani, affetto da disturbo bipolare e schizofrenia, Daniel è entrato e uscito di manicomio più di una volta per alcuni folli episodi, il più famoso dei quali quando si convinse di essere il fantasmino Casper e gettò fuori dal finestrino le chiavi dell’aereo monomotore nel quale lui e il padre viaggiavano di ritorno da un’esibizione.
Questo fertile materiale umano ha permesso al regista Abrahamson di costruire una storia di amore negato, accettazione cercata e creatività incompresa.
Frank vorrebbe essere amato ed accettato per quello che è, ma questo non vuol dire non si impegni in quello che fa, anzi: sempre alla ricerca dell’originalità musicale, la perfezione stilistica e la bellezza della natura, Frank costringe la sua band a 11 mesi di reclusione in montagna per la registrazione del loro album.
Purtroppo però tutto quello che il pubblico, la massa idiota, è capace di percepire ed apprezzare è solo la sua stupida maschera, la cosa più superficiale che abbia, la cosa che in realtà lo contraddistingue meno, se ci si pensa bene.
L’essere umano si è sempre domandato dove finisse la genialità e dove iniziasse la follia, e una risposta in realtà non esiste; quello che sappiamo però è che la creatività è per definizione la creazione di qualcosa di nuovo, qualcosa che va contro il comune senso dell’ordinario.
Nessuno si stupisce di una caffettiera, perché è un oggetto comune che tutti abbiamo ed usiamo, ma se domani uscisse una caffettiera con un manico lungo 2 metri e un beccuccio con la faccia di Ciriaco De Mita… beh.
La libertà dalle ristrette regole societarie può dare vita al genio; purtroppo, se spinta troppo oltre, il genio diventa incomprensibile al resto dell’umanità e viene definito follia, quando invece è solo diverso.
VOTO:
4 geni
Titolo originale: Frank
Regia: Lenny Abrahamson
Anno: 2014
Durata: 95 minuti
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